CDC #123- L'illusione di vedere un film: Now You See Me 2

Agli albori della propria esistenza il cinema faceva parte del bagaglio di trucchi in mano agli illusionisti. Quindi, a voler fare i profondi, si può dire che Now You See me fosse un omaggio alle origini del medium. Vero, magari gonfio come una mongolfiera, ma comunque giocoso quanto bastava per riuscire nell'intento di divertire il pubblico.

Solo che sulla collina non sono proprio capaci di capire quando è ora di dire basta.


Si, va bene. Il finale del primo capitolo lasciava qualche linea di trama aperta, quindi il materiale per manipolare la materia volendo c'era. Ma non è che glielo chiedesse qualcuno, voglio dire.

La prima bella pensata partorita dai produttori prevede il regista Louis Leterrier, capace di portare a casa un lavoro decente la prima volta, defenestrato in favore di tal Jon M. Chu, la cui filmografia farebbe accapponare la pelle anche a un coccodrillo.

Scelta che tra le asperità collinari dev'essere sembrata sensazionale, visto che i ragazzi si sono concessi una bella scossa al salvadanaio facendo cascare sul tavolo l'equivalente del debito pubblico di molti stati mondiali.

Non paghi di cotanto genio, poi, hanno radunato il cast del precedente episodio spinti dall'irresistibile intenzione di riprodurre lo stesso identico film. Nemmeno l'abbandono del progetto da parte di Isla Fisher li ha indotti a ritenere di trovarsi in un sentiero pericolante. Tanto cosa ci vuole? Chiami Lizzy Captain, le dai il medesimo personaggio ma con un nome diverso, e via che si riparte.

Un successone.

Qualche idea comunque c'è. Far recitare a Daniel Radcliffe il ruolo di uno psicopatico che ironizza sulle proprie ambizioni giovanili da mago è un bel colpo, ad esempio. Peccato sia una situazione che si palesa dopo mezz'ora di una pellicola che ci chiede ancora tre volte tanto per poter venire assorbita.

Per il resto ci limitiamo ad assistere a peripezie perfettamente confondibili con quelle del capostipite grazie a una sceneggiatura che, al netto di voragini colossali, sceglie la via della prudenza per non sballottare troppo il proprio riferimento (se mai ne esistesse uno tra il pubblico).

Poi, va bene. Essendo più un remake che un seguito, i momenti divertenti saltano anche fuori, non dico di no. Succede quando la sceneggiatura si mette di lato e i programmatori di Line Gate danno sfogo al loro discreto impianto scenico. Ma poi gli autori tentano di rovinare tutto quanto infilando una riga di spiegoni uno via l'altro nel peggior modo possibile, mandando a carte e quarantotto tutto il discorso sull'illusione che dovrebbe essere il fulcro del soggetto.

Del resto è dura giustificare come tutti i trucchi dei maghi siano sempre perfettamente coreografati nonostante passino poche ore tra la loro scelta di andare a Londra e l'effettiva riuscita del piano.  


Ora però vorrei prendermi un attimo per quei poveri spettatori ammassati sui ponti ad assistere allo spettacolo finale. Ma cosa mai potrebbero aver visto queste persone, oltre a qualche tecnico e un paio di chiatte che trasportavano la scena?

Probabilmente è proprio in questo finale così sgangherato che Now You See me 2 e il suo regista dimostrano di non aver ben chiaro il concetto di illusionismo, con buona pace dell'operazione omaggio ai pionieri che mi ero illuso potesse essere lo slancio decisivo per questa saga. Perché i maghi, quelli abili intendo, dovrebbero sorprendere chi li segue dalla platea, inondando gli spettatori di meraviglia, non pensare al pubblico che segue dal divano di casa.

Per accontentare quello bastava una buona scrittura.


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