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Lo spettatore #234- Aprite le porte alle streghe: The Vvitch (2015)

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Attorno alla metà degli anni dieci dentro al mio povero cranio si formò la convinzione che The Vvitch fosse l’opera conclusiva di un trittico ideale arrivato a sancire la rinascita del genere horror al cinema, assieme a Babadook e It Follows. Ma se questi ultimi li apprezzai molto (specialmente il secondo) in sala ai tempi, con The Vvitch saltai il turno e da allora è sempre rimasto sullo sfondo. Nel frattempo il film di Robert Eggers è passato attraverso autostrade ricoperte di petali gettati dagli appassionati andati in visibilio. Ecco, tutto questo ha montato in me le aspettative e le aspettative sono peggio delle streghe.  Partiamo col dire che, dal mio punto di vista, Eggers non mette su uno di quei prodotti di genere pieni di simbolismi (come se vogliamo lo erano i due film citati qui sopra) e approcciarsi a The Vvitch con l’occhio razionale di chi cerca di tradurre ogni figura in qualcosa di altro rischia di rovinare parecchio l’esperienza. Qui le streghe sono semplicemente mos

Iuri legge per voi: Dannati per sempre (2021) di Nicola Calathopoulos

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  Soggetto piuttosto originale per questo romanzo di Nicola Calathopulos, nome non del tutto nuovo per chi, come me, seguiva i servizi sportivi sulle reti Mediaset a cavallo tra i millenni. Al di là della familiarità rieccheggiante, il romanzo non ha nulla a che vedere con atleti e discipline; si tratta invece di un racconto basato su di uno scrittore misterioso nascosto dietro lo pseudonimo di Ferdinad Celouis e sul critico che ha deciso di dargli la caccia per svelarne l'identità, ovvero Mauro Delgado. Detta così può sembrare una trama ricca di misteri e intrighi, ma in realtà Calathopulos non fa molto per costruire la tensione. Innanzitutto a causa di una bizzarra scelta dei personaggi, tutti uguali, con gli stessi vezzi e le medesime meccaniche comportamentali. Poi per il modo in cui struttura la vicenda, abbastanza chiara fin da subito, anche se beneficiaria di qualche depistaggio lungo la strada. Scelte particolari, che pongono il romanzo fuori dai canoni del giallo tipico

FL #14- Incubi e relax: Dredge (2023)

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Può un gioco essere rilassante e al contempo inquietare come un racconto di Lovecraft? Si, se curato in modo da fondere assieme le varie anime che lo contraddistinguono. Preparatevi, perché oggi andiamo pescare lasciandoci cullare dalle acque. Solo che non tutte le creature marine hanno intenzioni pacifiche, questo è meglio saperlo. Dredge è un gioco piccolo, che come tutte le produzioni lontane dalle A e dai grossi budget, sfrutta la creatività per sopperire alle carenze. La grafica che le nostre schede dovranno elaborare è infatti semplice, leggera, ma molto caratteristica, simile per certi versi a una scenografia teatrale. Niente modelli ultradefiniti e personaggi più veri della realtà, solo semplici effetti e statiche finestre di dialogo. Scelte indovinate per ciò che deve raccontare il gioco, ovvero la storia di un uomo che finisce a Minolla Maggiore al quale viene assegnata una barca e il ruolo di pescatore del villaggio, con un debito da ripagare e il compito di portare il pesce

Lo spettatore #233- Un uomo piuttosto alto: I bambini di Cold Rock (The Tall Man, 2012)

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I Bambini Di Cold Rock vanta una fama poco lusinghiera, forse perché si vende come un horror e non lo è, o almeno non fino in fondo e chi approccia un prodotto sicuro di ciò che si troverà davanti non ama le sorprese. Vero, in effetti la prima parte del film è effettivamente costruita come un horror, zeppa com'è di cliché del genere, con ambientazioni boschive e strutture fatiscenti piene di rumori industriali infilate quasi a forza dentro la sceneggiatura. Nella prima mezz'ora siamo accompagnati dall'eterea Jessica Biel attraverso la desolazione di un paesino rurale, schiacciato come tanti dalla crisi economica che l'ha svuotato e impoverito, mentre la follia omicida sembra aver pervaso i cittadini, fin quasi a far sospettare l'esistenza di sette sataniche e ammennicoli vari. Ma è proprio in questo momento che Pascal Laugier decide di far cascare il colpo di scena che ribalta tutto il discorso per la prima volta. Non posso svelare troppo, altrimenti vi mangiate tut

Lo spettatore #232- Un tipo non troppo bello: La Bambola Assassina (Child'sPlay, 1988)

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Alzi la mano chi, negli anni trascorsi dalla sua uscita in sala, non ha mai visto La bambola Assassina. Fatemi vedere: siete piuttosto pochi, si direbbe. Ma anche se voi non potete saperlo, tra le mani alzate c’è pure la mia. Mi sono sempre tenuto a distanza da Child’s Play, forse perché, sotto sotto, ho sempre temuto fosse una puttanata e con lo scorrere del tempo anche quelle hanno finito con lo stancarmi. Poi però il caro Jeff ha scelto di piazzarmelo nella videata dei consigli e, complice la perfetta durata per un incastro temporale, ho deciso che si, gli avrei dato un’opportunità Sono finito fuori tempo massimo? Probabilmente si e posso confermare che il prodotto di Tom Holland è effettivamente una scemata. Ma sa divertire e questo è un pregio innegabile. Immagino i produttori di fine anni ottanta intenti ad arrovellarsi su quale potesse essere la nuova creatura assassina da inserire in uno slasher movie. Del resto tutto il panorama mostruoso o quasi era già stato sfruttato, eppu

Lo spettatore #231- Uno strano cielo color vaniglia, O forse è malaga?: Apri Gli Occhi (Abre los ojos, 1997)

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Chi di voi ricorda Vanilla Sky, opera del 2001 di Cameron Crowe con un Tom Cruise dal faccino deturpato? Ecco, come scriverebbe la Settimana Enigmistica, forse non tutti sanno che quel film è il remake di un prodotto spagnolo del 1997 che in comune con la sua scintillante controparte hollywoodiana ha la storia (ovviamente) e Penelope Cruz. Oggi parleremo di lui. Se avete negli occhi la fotografia patinata, il musetto del bel Tom (per quanto offeso dal trucco) e il carisma di Cameron Diaz, trovarvi di fronte allo sbiadito e quasi televisivo Apri Gli Occhi potrebbe indurvi a pensare che sulla collina facciano le cose meglio. Ma se le star internazionali, i colori brillanti e i Radiohead ad aprire la colonna sonora sono effettivamente elementi di pregio, fatico a capire quanto di suo Cameron Crowe sia riuscito ad aggiungere al prodotto originale. Vero, Vanilla Sky non lo vedo da decenni e un ripassino mi farebbe bene (è già in lista) e ricordo che ai tempi mi convinse raccontando un tipo

Iuri legge per voi: Velocemente da nessuna parte (2006) di Grazia Versani

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Chissà se Grazia Verasani è una lettrice di Raymond Chandler? Dopo aver letto per la prima volta un suo libro tenderei a dire di si, perché le atmosfere dell'hard boiled in Velocemente Da Nessuna Parte si nascondono dietro l'ambientazione emiliana, senza mai mangiarsela, ma offrendo uno stile diverso al classico giallo che si scrive dalle nostre parti. Quest'affinità si manifesta soprattutto attraverso la protagonista del libro, tale Giorgia Cantini di professione investigatrice privata, che come Philip Marlowe porta con se il suo bagaglio di rassegnazione e qualche litro di alcol. Non è una copia carbone, attenzione: lei è figlia del suo luogo e del suo tempo, qualità che la incastra perfettamente nel contesto della trama, ma è una donna indipendente che, come tutti, sente franare sotto i piedi la forza con la quale affronta la vita. Un personaggio non per forza positivo ma riconoscibile, che ci guida attraverso una vicenda che, senza l'ottima caratterizzazione della p