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Lo spettatore #269- Salvare il Natale: Uno Rosso (Red One, 2024)

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Pare dunque giunto il momento di aggiornare la lista dei Babbi speciali del blog, anche se questa volta il nostro Uno Rosso è semplicemente una versione aggiornata del simpatico nonnino che tutti conosciamo ben bene. Ma ora diamoci una mossa che c’è da salvare il Natale. Si lo so e sono d’accordo anche io: questa storia di salvare il Natale messa in piedi da una piattaforma multimilionaria che sfrutta proprio il giorno santo per accumulare tesori inestimabili suona un pochino stucchevole. Ma cosa ci volete fare, l’umanità vive nell’ipocrisia da quando ha imparato a domare il fuoco, è fin troppo ingenuo pensare di redimerla nell’anno 2025 DC. Io, per quel che vale, per esorcizzare la cosa mi son visto il film a Luglio, almeno il gelo polare mi ha un attimo rinfrescato. Tolto questo e il finale zuccheroso immancabile in una pellicola di questo genere, devo però ammettere che Red One sa essere simpatico. Magari non divertentissimo, ma simpatico e quantomeno le sue due orette, per quanto u...

Lo spettatore #268- L'eterno fascino del male: Diabolik (1968)

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  Ora che Jeff è diventato parte dell’oligarchia che governerà il pianeta negli oscuri decenni che ci attendono non ha più bisogno di elargire favori a nessuno. Tuttavia fino a qualche tempo fa gli toccava ancora lavorare per ingrossare il conto in banca e tra le tante occupazioni c’era quella di rifornire la sua piattaforma con prodotti a me graditi. Il Diabolik di Mario Bava faceva parte della mia lista dei desideri da molti decenni, direi da quando uscì il video dei Beastie Boys e il grande capo di Amazon ha deciso di offrirmelo sul filo di lana, poco prima di diventare Primo Consigliere dell’Imperatore. Coloratissimo e psichedelico, Diabolik sembra ispirarsi più alla serie tv Batman con Adam West che alle oscure atmosfere evocate dalle sorelle Giussani nei loro albi e questo è un tratto del film che pare aver lasciato insoddisfatto il regista, al punto da indurlo a rifiutare il seguito propostogli dal produttore De Laurentis sulla scia del discreto successo al botteghino. Ad og...

Lo spettatore #267- Semplici storie da strada: 10 Cose Di Noi (10 Items or Less, 2008)

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Lo spunto dal quale prende il via 10 Cose Di Noi vede un giovane regista alle prese col suo primo lavoro indipendente che per fare il botto decide di ingaggiare un attore famoso, uno tipo Morgan Freeman. Per raccontare ciò il regista di 10 Cose Di Noi mette in piedi un progetto indipendente e per fare il botto chiama Morgan Freeman. Che strana matrioska è il mondo del cinema. Va detto che sarebbe stato interessante capire cosa poteva venire fuori da un progetto a spirale come questo, ma in realtà Brad Silberling (che esordiente non lo era affatto) non era minimamente interessato a sviluppare l'assurdo insito nella sua idea. Il suo scopo era piuttosto quello di raccontare una di quelle storie piccole che nascono di continuo (o che almeno i cineasti credono lo facciano) attraverso un film essenziale, di quelli che piacciono tanto agli amanti della realtà senza fronzoli, ma che invece di andare a vedersela per strada preferiscono gli venga mostrata su uno schermo. Insomma, il pubblic...

Lo spettatore #266- Se le lacrime rischiano di appannare la vista: Collateral Beauty (2016)

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Quello del lutto è un tema delicato, spesso utilizzato dal cinema per mettere sul piatto ragionamenti sul dolore e sulla necessità di andare avanti anche se certe sofferenze non potranno mai essere superate. Poi è chiaro che esistono modi e modi di trattare l'argomento e non sempre ne viene fuori un film impeccabile. La pellicola non inizia male: grazie a un veloce flashback David Frankel ci mostra chi era Howard Inlet prima del dramma che stava per piombargli addosso, ovvero un uomo ispirato, un imprenditore coinvolgente, uno che ama ciò che fa e chi lo fa con lui. Poi, saltando avanti di tre anni, ci viene presentato l'oscuro signore che ne ha preso il posto, devastato dalla perdita, incapace di comunicare e privo di ogni desiderio. Così i suoi tre amici e soci decidono di prendere in mano la situazione. Un momento chiave dopo il quale il film perde di senso sempre più rapidamente ogni minuto che passa. Frankel è alla ricerca della lacrima facile, questo si vede fin da subito...

Lo spettatore #265- Un po' di cibo per lo squalo: Paradise Beach (2016)

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Se mi aveste posto delle domande su Blake Lively qualche settimana fa non avrei saputo rispondervi. A vederla in foto mi pareva la classica biondina intercambiabile che frequenta la Collina, ma la mia sarebbe stata una boutade per stare sulla difensiva. Poi, di colpo, la signora Reynolds (io ero convinto che Ryan stesse ancora con Scarlett, fate voi) se n’è uscita con dichiarazioni particolari durante la promozione di un suo film e gli squali di internet le si sono avventati addosso bramosi di squarciarne le carni e di assaporarne il sangue. Ecco, l’altro giorno dalle segrete del mio castello ho portato alla luce il DVD del film di oggi, comprato chissà quando e, soprattutto, chissà perché. Una pellicola che vede Blake alla mercé di uno squalo autentico, bramoso delle sue carni e assetato del suo sangue. Il grande burattinaio gioca con le nostre esistenze e si diverte un mondo. Fatico ad appassionarmi ai film di squali. Secondo me una volta uscito quello famoso là il genere aveva già...

Lo spettatore #264- La storia dell'orso: Annientamento (Annihlation, 2018)

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Ricordo che ai suoi tempi Annientamento godette di una critica piuttosto favorevole: il film di Alex Garland parve piacere proprio a tutti, Natalie Portman si portò a casa la solita sporta di elogi e tutti sostenevano quanto l'opera fosse intrigante e innovativa. Come spesso succede quando un prodotto ottiene un così grande riscontro tendo a ignorarlo, non perché mi senta particolarmente snob, quanto piuttosto per il serio rischio di rovinarmelo a causa delle aspettative. Il romanzo no però, quello ho voluto leggerlo, mannaggia a me. Il libro (o meglio, la trilogia dell'Area X) in realtà, non l'ho trovato un brutto intrattenimento, tuttavia se mi doveste chiedere oggi di cosa parla andando oltre una semplice descrizione per sommi capi, beh, non saprei come rispondervi. Jeff VanderMeer costruiva un racconto alla Lost (tanto per fare l'esempio più conosciuto del filone) giocando tutte le sue carte sul mistero di una situazione inspiegabile, sul tentativo della scienza d...

Lo spettatore #263- Quando ancora non guidava: Pitch Black (2000)

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È esistito un tempo durante il quale Vin Diesel non si limitava a far fischiare le gomme della sua Dodge Charger in giro per il pianeta, ma tentava di costruirsi una carriera non per forza legata al suo cognome d’arte. A quell’epoca qualcuno, forse esagerando un poco, ne tesseva le lodi pronosticandogli un avvenire da Bruce Willis, magari anche per via della pettinatura. A quell’evo remoto appartiene il filmetto di oggi, quello che in definitiva ha donato l’attore alla collina. Pitch Black, pur non essendolo in senso stretto, ha l’aspetto tipico del B-Movie di fantascienza degli anni zero. Filtri colorati che appiattiscono ogni cosa, strani effetti applicati all’obbiettivo della camera, mostri realizzati con grafica computerizzata (il più possibile mimetizzati in modo da non vedere lo scempio che tale tecnica allora apportava alla visione), gruppo ristretto di attori che vanno da qui a lì e da lì a qui urlandosi addosso e un paesaggio sterile popolato da una fauna ostile. Un film poco ...