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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Lo spettatore #231- Uno strano cielo color vaniglia, O forse è malaga?: Apri Gli Occhi (Abre los ojos, 1997)

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Chi di voi ricorda Vanilla Sky, opera del 2001 di Cameron Crowe con un Tom Cruise dal faccino deturpato? Ecco, come scriverebbe la Settimana Enigmistica, forse non tutti sanno che quel film è il remake di un prodotto spagnolo del 1997 che in comune con la sua scintillante controparte hollywoodiana ha la storia (ovviamente) e Penelope Cruz. Oggi parleremo di lui. Se avete negli occhi la fotografia patinata, il musetto del bel Tom (per quanto offeso dal trucco) e il carisma di Cameron Diaz, trovarvi di fronte allo sbiadito e quasi televisivo Apri Gli Occhi potrebbe indurvi a pensare che sulla collina facciano le cose meglio. Ma se le star internazionali, i colori brillanti e i Radiohead ad aprire la colonna sonora sono effettivamente elementi di pregio, fatico a capire quanto di suo Cameron Crowe sia riuscito ad aggiungere al prodotto originale. Vero, Vanilla Sky non lo vedo da decenni e un ripassino mi farebbe bene (è già in lista) e ricordo che ai tempi mi convinse raccontando un tipo

Iuri legge per voi: Velocemente da nessuna parte (2006) di Grazia Versani

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Chissà se Grazia Verasani è una lettrice di Raymond Chandler? Dopo aver letto per la prima volta un suo libro tenderei a dire di si, perché le atmosfere dell'hard boiled in Velocemente Da Nessuna Parte si nascondono dietro l'ambientazione emiliana, senza mai mangiarsela, ma offrendo uno stile diverso al classico giallo che si scrive dalle nostre parti. Quest'affinità si manifesta soprattutto attraverso la protagonista del libro, tale Giorgia Cantini di professione investigatrice privata, che come Philip Marlowe porta con se il suo bagaglio di rassegnazione e qualche litro di alcol. Non è una copia carbone, attenzione: lei è figlia del suo luogo e del suo tempo, qualità che la incastra perfettamente nel contesto della trama, ma è una donna indipendente che, come tutti, sente franare sotto i piedi la forza con la quale affronta la vita. Un personaggio non per forza positivo ma riconoscibile, che ci guida attraverso una vicenda che, senza l'ottima caratterizzazione della p

Lo spettatore #230- La genesi del Genio: The Fabelmans (2022)

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Ci sarà un motivo se lui è Steven Spielberg e gli altri no, chiedo io. Infatti ogni volta che vedo un suo film resto sempre sorpreso, anche se parla di semplici questioni famigliari o di un’infatuazione per un mezzo di comunicazione. Parliamo di un genio? Non mi piacciono queste etichette che pretendono di descrivere l’assoluto, ma forse in questo caso si. La parola ha senso. Chiaro, non che servisse The Fabelmans per certificare la questione, anche perché probabilmente non è l’astro più luminoso della costellazione Spielberg. Tuttavia il prodotto è una conferma di quella che è la regola dell’orologio (legge che ho inventato io in questo momento e che mi darà la celebrità imperitura). La storia è semplice, direi quasi ridondante per quante volte è stata raccontata nella lunga vicenda umana su questo pianeta: un giovane bimbo sveglio che scopre le meraviglie delle esplosioni, vuole controllarle e, grazie all’aiuto di un genitore che ne riconosce le esigenze, impara come farlo attraverso

Iuri legge per voi: Vento Solare (The Wind from The Sun, 1972) di Arthur Clarke

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  Ancora non riesco a definire il mio rapporto con la scrittura di Arthur Clarke. Da un lato c'è la precisione di storie che non partono mai dalla mera speculazione fine a se stessa, ma che poggiano su basi solide, fondate sulla ricerca scientifica e sulle possibilità che essa offre. Dall'altro ci sono stile narrativo poco interessato allo sviluppo dei personaggi che non mi conquista e un intreccio di trama che si occupa marginalmente dell'aspetto intrattenente della questione. Un'antologia di racconti brevi almeno in parte risolve questo ultimo problema, consentendo all'autore di disegnare schizzi di storia con i quali sviluppare l'aspetto scientifico che tanto gli preme, senza arrivare mai al momento nel quale le vicende si fissano su una tela di tecnicismi che portano fuori dalla trama. In questa raccolta, ad esempio, ci sono momenti letterari che spiccano per intensità e che restano in mente per quanto riescono ad essere suggestivi. Basti pensare alle medus

Lo spettatore #229: Cavi e metallo: Hardware (1990)

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Strana creatura Hardware, figlia della mente bizzarra di Richard Stanley, sospesa tra le suggestioni cyberpunk e lo spirito religioso, anarchica, psichedelica a volte confusa, eppure capace di costruirsi attorno un nutrito plotone di appassionati veraci che da essa sono stati plasmati. Avete presente I Rec U di Federico Sfascia? Ecco, quello potrebbe essere un perfetto esempio di quanto il mostro meccanizzato di Stanley si sia fatto icona, almeno per una certa parte dei registi contemporanei. Non è una visione facile quella che ci propone il regista sudafricano. Certo, sulle prime potrebbe essere confusa con la classica opera fantascientifica di moda in quegli anni: c’è un panorama arido e post-apocalittico, ci sono le radiazioni, c’è il governo totalitario e c’è la disperazione che striscia per le polverose strade di una Los Angeles senza pioggia. Il film procede macchinoso, facendo sfoggio di ambizioni da pellicola di fascia alta, grazie alle riprese mai banali di Stanley e a un’att