Iuri legge per voi: I primi uomini sulla luna (The First Men On The Moon, 1901) di H.G. Wells


 

È interessante notare quanto sia cambiata la fantascienza in un secolo e quasi mezzo di storia. I Primi Uomini Sulla Luna in questo senso è chiaramente un romanzo che sente il peso dei sui cent’anni, perché anche beneficiando di una traduzione non infarcita di termini desueti, comunque soffre della presenza di molte descrizioni che inevitabilmente rendono la lettura faticosa, tanto che ho impiegato più tempo a leggere questo piccolo libro da 150 pagine che altri più spessi, ma molto più scorrevoli.
Ma pazienza, prendere in mano un prodotto di quell’età espone a rischi del genere e se mi spaventassero semplicemente eviterei, tanto nessuno mi obbliga.
La parte interessante, in realtà, non è tanto l’evoluzione stilistica che ha mille padri, quanto l’approccio dell’autore al tema del viaggio spaziale. Ad esempio l'invenzione della cavorite oggi sembra stratagemma bizzarro, ma solo perché ideato molto prima della formulazione della relatività di Einstein. Così come ha l'aria ingenua l’ottimismo di fondo che induceva uno scrittore come Wells, ma anche molti suoi contemporanei, a considerare la vita fuori dalla Terra come un elemento piuttosto comune, tanto che persino il nostro satellite avrebbe potuto ospitarne di evoluta e scientificamente avanzata.
Wells aveva la passione per le scienza, questa cosa si percepisce chiaramente. Immagino che quel periodo fosse piuttosto elettrizzante in questo senso, gli scienziati erano delle star e nuove trovate saltavano fuori quotidianamente per la gioia degli scrittori di fantascienza, sempre pronti a sfruttare vere o presunte scoperte nei loro racconti.
Anche oggi va così sotto il profilo della ricerca, con risultati che probabilmente escono con maggiore frequenza. Ma tutto accade in un contesto meno entusiasta e più diffidente, oltre che raffreddato dall'abitudine.
Una realtà che si riflette anche sulla produzione letteraria dove spesso l’avventura dell’esplorazione viene sostituita dall’azione del conflitto.
Vale la pena consigliare un libro come questo oggi ? Non lo so, non è stata una lettura facile da digerire, con un finale che ai giorni nostri forse verrebbe tagliato perché della struttura societaria dei seleniti fregherebbe nulla a nessuno. Probabilmente non stiamo parlando nemmeno del libro più intrigante di uno scrittore che ha messo le basi per la fantascienza attuale, ma conosco la sua produzione solo indirettamente, quindi non posso sostenere questa cosa con certezza.
Se vi piace il classico direi che può essere anche una sorpresa piacevole, se invece siete abituati allo stile contemporaneo forse l’ingenuità (giustificata) di alcune scelte di trama potrebbe far sorridere, perché l’avanzare dell’umanità ha reso tutti più cinici verso il fantastico.
Basta, non ho altro da dire.
Ciao.

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