Lo spettatore #187: Eroi di casa nostra: Diabolik (2021)

Diabolik era il titolo che attendevo di più durante la stagione cinematografica e naturalmente, come un ebete, mi son perso il passaggio in sala. Per fortuna un noto distributore di contenuti satellitari a pagamento è stato così magnanimo da colmare questa terribile lacuna.
Giusto così. La stupidità deve costare qualcosa, altrimenti resterà sempre l'unica qualità a guidare le mie azioni.
Non saprei dirvi perché attendessi questo film con tanta trepidazione. Dopotutto non sono un lettore di fumetti, il protagonista di questa storia lo conosco appena e in generale i prodotti cinematografici che arrivano dall'universo delle vignette non mi fanno impazzire (ma questo lo sapete già).
Chissà. Sarà che mi fido abbastanza del gusto dei Manetti. O magari è stata Miriam Leone a fare da esca succulenta. Ad ogni modo posso dirvi che la visione di Diabolik mi ha spiazzato, cosa affatto disprezzabile nel cinema contemporaneo.
Solitamente non mi piace fare i conti in tasca alle produzioni, ma in questo caso sarebbe interessante sapere su quanti dindini abbiano potuto affondare le mani i fratelli Manetti. O quantomeno se il budget dell'opera fosse significativamente più altro rispetto ai lavori precedenti dei due. In fin dei conti avrebbe senso visto il prestigio del marchio e l'enorme quantità di case produzione che scorrono sui titoli di testa (tra le quali mamma Rai).
Anche se parlassimo di cifre alte, comunque, non si vede. Nel senso che i fratelli restano fedeli al loro modo peculiare di fare cinema, spontaneo in un certo senso, ma anche piuttosto artigianale e povero dall'altro.
Una caratteristica che si nota soprattutto nella messa in scena dei dialoghi ripresi con tagli da sceneggiato televisivo di una volta. Il che mi fa pensare che, vedendo il prodotto nel suo insieme, sia anche una scelta assennata.
Si perché Diabolik si rivela essere un omaggio non solo al personaggio di cui porta il nome, ma a tutto un modo di raccontare per immagini legato al passato. Oltre che ad essere ambientato negli anni sessanta, insomma, il film dei Manetti vuol sembrare girato in quell'epoca. Da qui nascono inquadrature, stratagemmi come i modellini, e una certa modalità di trattare la storia.
Se nel cinefumetto moderno spesso si prova a mantenere un gancio con il mondo del reale (quasi a dare un tono di serietà alle opere), in questo lavoro i Manetti la mettono giù dura col concetto di finzione.
Non è per nulla credibile che un uomo, per quanto ricco e scaltro, possa avere nascondigli segreti sparsi per la città o incastonati nelle montagne. Qualcuno i lavori avrebbe dovuto farli e qualcun altro se ne sarebbe accorto. Quindi tanto vale evidenziare l'effetto plasticoso di queste trovate e calcare la mano sull'aspetto fumettistico dell'intera opera.
Ne esce un film che ricorda più il Batman del 1966 che i moderni Avengers. Ma comunque pregno di atmosfere noir e tagli di luce utili a costruire un'atmosfera caratteristica.
Posso capire quindi chi non apprezza. Diabolik, pur inscenando una trama assurda come molti suoi pari si prende molto meno sul serio, ma è anche molto più serio.
Se si riesce a entrare in sintonia con le scelte dei Manetti, questo è un buon lavoro, ampiamente godibile e premiato da una certa originalità
Se ci si aspetta di vedere un altro vendicatore, invece, non è qui che si trova. Diabolik è un personaggio respingente, crudele e fin troppo intelligente che incontra una Eva Kant che, sotto certi aspetti, è molto simile a lui.
Il buono della vicenda qui è destinato a perdere e forse anche per questo la pellicola ha trovato pochi estimatori.
Ma io sono tra quelli a cui è piaciuto. Ho aspettato, è vero. Ma ne è valsa la pena.




Commenti

  1. E qui c'è un altro a cui è piaciuto, anche alla luce del secondo (i Manetti fanno dei cambiamenti perfettamente nell'ottica del fumetto e dell'omaggio).
    È sicuramente un film particolare, che sarà ricordato per questo.

    Moz-

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    1. Il secondo ancora mi manca, ma rimedierò. Sono d'accordo sul fatto che sarà ricordato.

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    2. Ora attendiamo il terzo, penso che cambieranno ancora Mood 🤓💪

      Moz-

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  2. Dei Manetti mi era piaciuto fortemente "Zora la vampira", dei loro altri lavori ricordo qualcosa. Questo è nei "da vedere" ma non subito. Comunque Miriam Leone affetta da biondismo è tata roba!

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    1. Tantissima, tanto che non ho saputo resisterle. A me era piaciuto l'Arrivo di Wang. Ne ho anche parlato in qualche post in giro per il blog.

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