Frustrazioni videoludiche #2- Limbo

Un bambino si sveglia in una tundra tenebrosa, apre gli occhietti bianchi e comincia a correre. Inizia così Limbo, senza farsi precedere ne da un introduzione ne da un tutorial.
Del resto per padroneggiare il nostro protagonista in questo platform-adventure in 2D non è che serva chissà quale conoscenza. La levetta, un tasto per il salto e un pulsante azione saranno gli unici strumenti che il gioco ci chiederà di usare per muovere il nostro piccolo personaggio in questo mondo oscuro composto da piattaforme.
Non si spara e non si deve nemmeno saltare in testa a qualche mostriciattolo a forma di fungo. I nostri ostacoli principali saranno rappresentati da una serie di enigmi ambientali a difficoltà variabile, alcuni affrontabili dopo un certo ragionamento, altri studiando il giusto tempismo. Non che esistano strategie particolari, anzi, c'è sempre un unico modo per procedere nell'avventura. Tuttavia gli sviluppatori hanno tentato di non regalare nulla, nascondendo a una prima vista le possibili soluzioni degli enigmi, costringendo il giocatore a ripetere più volte la stessa sezione per trovare la giusta combinazione di eventi.
Un gioco a volte difficile, ma raramente frustrante, grazie a un generoso quantitativo di check point, utile a non doversi sorbire tratti troppo lunghi per troppe volte.
Certo, il livello di difficoltà è un concetto relativo. Se siete abituati ad affrontare sfide altamente punitive, probabilmente l'incedere di Limbo vi parrà persino troppo lineare. Viceversa, se amate i giochi nei quali gli sviluppatori vi accompagnano alla soluzione dei livelli, magari lo stile di quest'opera vi sembrerà un filo ostile.

D'altronde Limbo non ha nessuna intenzione di essere un gioco banale. A partire dall'ambientazione, cupa e caratterizzata da un bianco e nero che mostra tutto come se fosse composto da ombre, il lavoro dei Playdead pone il giocatore all'interno di un'atmosfera opprimente.
Più che una storia gli sviluppatori ci propongono una suggestione di trama, privata di doppiaggio, dialoghi e intermezzi filmati risolutori. Nessuna musica accompagnerà l'avventura del piccolo protagonista, lasciando spazio a rumori ambientali inquietanti. Insomma un videogioco caratterizzato da scelte artistiche forti oltre che da un gameplay appagante, nel quale non si capisce esattamente cosa succede, ma forse si può intuire.
Indizi narrativi si ritrovano sparsi in tutto il mondo di gioco, anche se spesso si è troppo concentrati nella soluzione degli enigmi per notarli efficacemente. I designer giocano con lo sfondo e con gli elementi dello scenario, per inserire una possibile chiave interpretativa di Limbo, ma forse, per tentare di dare la propria opinione su ciò che effettivamente ci viene raccontato, è meglio affrontare tutto una seconda volta, con una certa consapevolezza degli ostacoli presenti e la mente più libera.

Un ultimo accenno lo vorrei riservare alle animazioni, molto fluide e credibili, soprattutto per quanto riguarda i movimenti dei ragni giganti (in un momento non indicato agli aracnofobici più sensibili).
Limbo ha già qualche annetto sulle spalle ed è già stato bissato con la realizzazione di Inside. Quindi è un gioco facilmente reperibile a prezzi popolari e consigliatissimo a chiunque voglia provare qualcosa di esotico che non richieda un impegno eccessivo, ma nemmeno che venda la pelle con troppa facilità.
Un gioco piccolo e anche piuttosto breve, capace comunque di dimostrare come un genere ormai quasi anacronistico riesca, se ben pensato, a far sentire ancora la propria voce in un mercato saturo come quello dei videogiochi.

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