Lo spettatore #210- Paolo vi annoia con... (Guest Post): Una Sterminata Domenica (2023)
Oggi ospitiamo un ospite, che voi non conoscete, ma io si. Ringraziamolo, perché fosse per i miei tempi di produzione il prossimo post l'avremmo visto dopo la costruzione del ponte sullo stretto. Noterete che il ragazzo ha uno stile molto diverso dal mio, il che porta varietà a questo blog che ha stancato anche i platani. Se vi piace fatemi sapere, che lo inviterò ancora (in realtà è possibile che lo faccia a prescindere, tanto il blog è mio). Magari gli lascio anche la guida di tutto l'ambaradam, chi può dire cosa ci riserverà il futuro? Ora basta chiacchiere vi lascio a:
Davvero bello l'audio in presa diretta. Ma se non capisci un
dialogo che sia uno, cosa fai? Beh, il regista Alain Parroni con la sua
opera prima decide di mantenere la presa diretta come audio principale. A
volte e' una questione di budget ma potrebbe anche essere una scelta
stilistica, no? D'altronde, oggidì.... Mi è venuta un po' di
nostalgia per film come Anime Nere (2014) di Francesco Munzi,
dove c'è la libertà di fare quello che si vuole con l'audio (dialetto
calabrese in questo caso) perché tanto ci sono i sottotitoli in
italiano. Grande Munzi! Però, nonostante i problemi dell'audio, Parroni
con il suo UNA STERMINATA DOMENICA vince non solo a Venezia (premio
speciale della giuria a Venezia Orizzonti - 2023) ma anche la mia
(effettivamente inutile) approvazione. Ma vince concretamente? Difficile
dire con certezza ma confermo che mi sono stupito di aver superato
positivamente la visione nonostante:
- accento romano (basta!!!!!!)
- periferia romana (basta!!!!)
- ragazzi di periferia romana (basta!!!!!)
Quindi
si, forse Parroni mi ha regalato un bel film nel complesso. E lungo il
processo visivo e di contemplazione post-visione mi ha anche ricordato
di non farmi influenzare da quelli che giudico essere errori nel film.
Quindi, cosa c'è di buono?
1. La sceneggiatura (o almeno
gran parte della sceneggiatura) di Giulio Pennacchi. Lui però e' una
palla colossale dove in un intervista di mezz'ora ha passato 10 minuti a
introdurre se stesso (senza dire nulla tra l'altro...). Giulio dai!!
...e se la colpa fosse di chi ha caricato il video su Youtube? Potervi
tagliare qua e la no? Dai!!!
2. Il recitato eccellente di due
dei personaggi principali: Zackari Delmas (Kevin) ed Enrico Bassetti
(Alex). Questo aspetto rimane a mio parere la colonna portante del film,
soprattutto la presenza fisica di Delmas. Vince Il suo corpo, i suoi
movimenti, come fossero coreografati seppur mai esagerati e sempre
naturali. Non a caso Kevin viene introdotto allo spettatore mentre balla
in secondo piano (ma rubando la scena), all'interno della prima
sequenza che ci introduce gli altri due personaggi principali: Alex e
Brenda (Federica Valentini). Questo legame inscindibile che unisce il
corpo di Kevin con la colonna sonora (e con il resto del sonoro) ci
accompagna lungo tutto il film, quasi come un angelo custode, e nel mio
caso anche attraverso i momenti meno felici della sceneggiatura e della
regia. A tal proposito mi viene in mente Francesco Alò, che (per Bad
Taste) la pensa diversamente e recensisce il recitato come caricaturale.
Lui però è anche completamente ubriaco di film, forse non ha colto la
nuance? io credo che sia necessario far riposare il film prima di
giudicarlo. Comunque tutto questo mi porta al punto tre
3. La favolosa colonna sonora di Shirō Sagisu. I fan di Evangelion
conosceranno sicuramente il suo nome, io purtroppo no ma la cura e il
coraggio usati in questo film fanno capire quanta intesa ci sia tra
sceneggiatura, regia, recitato ed audio. Un mix perfetto che porta anche
alcune bellissime sorprese, sperimentando con canoni classici e
riproponendo gli stessi in maniera quasi identica ma inequivocabilmente
diversi. Come quando una persona straniera parla la tua lingua con un
accento poco conosciuto. Conosci perfettamente le parole ed il
contenuto, ma la musicalità cambia e puoi essere sorpreso da questa
nuova bellezza. ...non nel caso dell'accento romano però...
4.
Il montaggio davvero notevole ed intelligente di Riccardo Giannetti. Ma
qui mi lego alla prossima parte perché' ora devo cambiare
bruscamente marcia.
Cosa c'è che non va?
Il cambio di marcia del film
infatti. il terzo atto è molto diverso dal resto e ci ho messo un po'
di tempo a capire se il film fosse in realtà un supporto o un
introduzione al terzo atto, oppure se la sceneggiatura fosse stata
scritta in maniera più organica, con un'evoluzione verso il terzo atto.
Credo che sia purtroppo la prima che hai detto (cit.) anche a
causa del titolo, e questo mi ha fatto soffrire, e non poco. Perché la
prima parte del film ha molta forza e la mostra senza nemmeno tirare
fuori i muscoli. Si possono ammirare tutti i vari creativi,
professionisti ed artisti all'opera, in un ensemble perfetto. La
qualità del film fino al terzo atto è indiscutibile. Il terzo atto
spezza e anche se lo fa consciamente, non lo fa con uno stacco naturale o
cognitivamente evolutivo. Per fortuna viene salvato all'ultimo minuto
come in un film d'azione, ma non dall'esplosione, piuttosto
dall'interpretazione di Delmas che ci fa vedere un Kevin forse troppo
giovane per quello che il mondo gli sta facendo capire della vita. Per
fortuna che c'è questo elemento. Mentre per il resto, oltre alla
discutibilità degli avvenimenti che coinvolgeranno Alex, è proprio il
tono che stride. In pratica, i personaggi sono stati costruiti ed
interpretati così bene che la credibilità delle loro scelte e azioni
(soprattutto Alex) nel terzo atto appare forzata come 4 sequel di Avatar
(Cameron, dai!!!!).
Ma quindi, in conclusione, questo film vale?
Dipende, ma pende verso
il si. Perché passare la prova di Roma e dell'accento romano nel 2023
non è cosa da poco. Se poi partiamo dal fatto che non si capiscono i
dialoghi ma i personaggi sono così credibili che ci si tuffa nella
storia immediatamente, beh, rischierei anche una medaglia al valore. Si,
il terzo atto è goffo e pure dubbio ma ciò non rovina completamente
l'esperienza. Il recitato è validissimo, la sinergia tra le parti è davvero notevole e credo rara a questo punto. Merita un premio? L'opera è sicuramente valida ma non priva di errori e benché sia cosciente che
non è la perfezione che viene premiata, non posso non pensare a una
delle tante domande che il film Whiplash pone: come possiamo
raggiungere la perfezione (oppure intraprendere un cosciente e continuo
viaggio di costante miglioramento di noi stessi) se non c'è uno stimolo
costante e viene spesso accettata la mediocrità come valido sostituto?
Parroni sembra avere già le conoscenze giuste nell'ambiente del cinema,
però forse un premio è necessario per assicurare futuro e fondi
europei. E allora ben venga. Meglio un film come questo che un film col
titolo di una canzone italiana del passato, cristo!
Prima di chiudere mi è venuta in mente una cosa. E se questo film mi
fosse piaciuto appunto perché non ho capito i dialoghi? Cioè, se fossi
stato ad un primo appuntamento con una ragazza dalla bellezza rara ed
interessante ma che non si capisce una parola di quello che dice, direi
comunque che sono stato bene e che la serata è andata alla grande, no?
Non so, è che ultimamente il 90% del cinema italiano mi procura nausea...
RispondiEliminaTi abbraccio.
Ti comprendo alla perfezione.
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