FL #7- Quando i videogiochi non vogliono divertire- This War Of Mine

C'è una domanda che rovina i sogni delle più grandi menti di questo pianeta: possono i videogiochi essere considerati alla stregua di arti nobili come cinema e letteratura? (la parola stregua dovrebbe farvi intendere di che livello di menti stiamo parlando. Io non la userei mai, per dire).
Se dipendesse da me la risposta sarebbe affermativa, ma io gioco (anche se poco) per cui non faccio chissà quanto testo. Inoltre capisco da dove deriva la diffidenza verso questo medium.
Appartengo alla prima generazione cresciuta con i videogiochi in mano. Prima di noi nessuno muoveva pixel colorati sullo schermo e quando ricevemmo in dono i primi macchinari atti allo scopo, per i nostri genitori si trattava ne più e ne meno che di giocattoli.
Impressione che è stata sfruttata dai giganti del settore attraverso campagne di marketing necessarie a far sopravvivere l'industria ai danni di una crisi che a suo tempo pareva fatale (ora potete respirare). Ma mentre noi primi videogiocatori crescevamo, anche tutto il mondo dei balocchi digitali faceva altrettanto.
Siamo passati dai quadratini colorati che sembravano omini solo per ragazzi provvisti di una fantasia molto speciale, ai primi giocatori di calcio con le righe sulle magliette. Dalle prime storielle raccontate attraverso un muro di testo alla stupefacente rivoluzione dei poligoni. Ma ne parlavo già qui di questa cosa, non vale la pena ripetere a pappagallo.
Oggi i giochi per adulti sono una discreta fetta del mercato complessivo. Provano ad affrontare argomenti delicati, si giocano la violenza, si avvicinano al sesso. Insomma si fingono dei film.
Il risultato non è lineare. Molte volte l'impegno richiesto dal gioco è tale da far sorvolare sulle svolte della trama. Altre la voglia degli sviluppatori di raccontare una storia prevale talmente da ridurre il gameplay a puro accessorio.
Compromessi non per forza al ribasso, ma che comunque tengono in voga quella domandina lassù in alto.
Ma poi escono titoli come questo:

Quello che più mi ha colpito di This War Of Mine è l'atmosfera. Il gioco è permeato da una disperazione senza via di scampo capace di spezzare l'umore di chiunque vi si voglia approcciare.
Il gameplay ci mette alla guida di un piccolissimo numero di persone alle prese con la sopravvivenza durante una guerra misteriosa. Il nostro scopo sarà gestire e procurare risorse per arrivare se non sani almeno salvi al cessate il fuoco. Se mai dovesse giungere.
Un gioco di guerra quindi, dove però non impersonerete il muscolare soldato con il compito di sterminare tutti quanti. Ma anche uno strategico che non vi chiederà di diventare il comandante supremo che frantuma con il suo esercito le orde nemiche.
No, questa volta siete quelli che la guerra la subiscono senza avere niente a che fare con essa. Questa volta non c'è nulla di divertente.
Musiche, scelte estetiche e avvenimenti che si succederanno durante la partita abbatteranno non solo i vostri personaggi, ma anche il vostro morale.
Senza nemmeno accorgervene vi troverete immersi nelle atmosfere disperate di This War Of Mine. Decidere di continuare diventerà sempre più difficile.
Perché se nella guerra vera non c'è via d'uscita, qui quanto meno esiste il tasto ESC. Anche se vi costringerà a prendere la decisione più difficile di tutte.

Come si è capito This War Of Mine è un prodotto che lavora molto sulle sensazioni. Ma a differenza di un piccolo capolavoro come To The Moon, non si accontenta di sfruttare il meduium videoludico semplicemente come scusa per narrarci una storia.
No, qui bisogna prendere decisioni, scegliere priorità, decidere cosa costruire e quando. Addirittura, nonostante la disperazione che ammanta tutta l'opera, c'è anche una possibilità di vincere.
La forza del gioco sta tutta qui. Nella capacità di coinvolgere tantissimo a livello emotivo pur senza snaturare le prerogative del mezzo utilizzato.
Forse il trucco è non raccontare davvero nulla. This War Of Mine non ha una trama, ma semplicemente una sequenza di avvenimenti, una ricostruzione radiofonica e la necessità di sopravvivere.
E' qualcosa di diverso da un gioco che prova a diventare film. Qualcosa che forse ci indica la via giusta per utilizzare questo particolare mezzo per fare arte.
Da giocare, assolutamente.

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