#FL 13- Hackerare il futuro: Watch Dogs: Legion (2020)

Si dice che le prime impressioni siano sempre sbagliate, eppure stavolta voglio ignorare la saggezza popolare e darvi la mia sul gioco di oggi. Lo faccio perché, come tutte le prime impressioni, anche questa ha finito col dissiparsi andando avanti nell'avventura, ma non perché la ritenga frettolosa e quindi sbagliata, quanto perché nella vita ci si adatta a tutto.
Anche all'inequivocabile fatto che Watch Dogs Legion fosse un gioco già vecchio il giorno dell'uscita.

Il nome Ubisoft a me evoca dolci ricordi, legati a una tarda infanzia passata tra i pixel del Commodore e allietata da una cassetta multigioco edita dalla casa francese che mi ha dato l'opportunità di provare il mitologico Stunt Car Racer e l'avventura grafica basata sull'Alba dei Morti Viventi (che non capivo come giocare, ma questo è un altro discorso). Perciò non riesco proprio a voler male all'editore in questione, pur se conscio delle controversie che ne hanno piagato la credibilità in questi anni. Anzi, devo dire che mi sento in qualche modo dispiaciuto nel vederlo in cattive acque. Tuttavia non sono così accecato dal sentimento da non rendermi conto che, a volte, qualcuno i problemi se li vada a cercare.
Restando allacciati solamente alla questione videoludica, è difficile non vedere come il colosso continui a proporre schemi di gioco fatti di mondi aperti, postazioni da liberare, collezionabili inutili e gameplay sempre uguali a se stessi.
Ma se l'avversione al rischio la posso capire quando si tratta di nomi pesanti come Far Cry o Assassin's Creed, Watch Dogs rappresenta la serie con la quale il pubblico ha legato meno, di conseguenza il terreno ideale per sperimentare cose nuove e svecchiare i contenuti rischiando il giusto.
Ma ovviamente non succede.
Eppure sulle prime sembrerebbe il contrario, almeno stando all'idea che sta alla base di tutto il progetto. Legion, infatti, rinuncia alla caratteristica più importante in un gioco guidato dalla trama, ovvero la figura del protagonista. Piuttosto che metterci nei panni dell'eroe, gli sviluppatori provano a farci scegliere tra un esercito di cittadini, inducendoci a creare una squadra sondando le caratteristiche di quasi tutti i passanti di Londra, alcuni dei quali saranno più utili di altri, o più o meno disponibili ad entrare nella nostra piccola corporazione. Tutti gli elementi della banda saranno poi personalizzabili per renderli unici e in qualche modo riconoscibili.
All'atto pratico, però, questa novità non funziona come dovrebbe, perché si finisce per non affezionarsi più di tanto a questi tizi, troppo anonimi e penalizzati da una serie di frasi tutte uguali, mal contestualizzate e veramente stupide. Forse se avessi scelto di giocarlo in inglese avrei ricavato un'impressione diversa dalla sceneggiatura, ma nutro qualche dubbio, anche perché l'interazione tra loro è pressoché inesistente e quando qualcuno della squadra rimane ucciso in missione, non esiste nemmeno un aspetto sentimentale della faccenda. Tutto si liquida con due battutine e si va avanti.

Se l'aspetto novità di Legion si risolve senza particolari acuti, per quanto riguarda il gameplay vero e proprio la freschezza manca quasi completamente. Messo a referto il vago divertimento nell'utilizzare droni e robot vari per superare alcune fasi del gioco, cosa che offre un senso di varietà solo apparente, il resto è una miscela di dinamiche già sperimentate altrove che poco aggiungono al complesso. Intendiamoci, ci si diverte con Watch Dogs Legion, la sua struttura permette di prenderlo a piccole dosi e alcune missioni appagano il giusto. Solo che succede attraverso dinamiche consolidate adattate a un'ambientazione futuristica riuscita, ma popolata dalla solita fauna di NPG mezzi idioti che fanno qualsiasi cosa pur di togliere al giocatore la sensazione di immersione.

Nonostante tutto ciò, Legion è un gioco che spinge per essere completato, anche se molte delle sue missioni sono ripetitive e conducono sempre negli stessi luoghi e il livello di difficoltà si abbassi drasticamente nel corso dell'avventura, complici ritrovati tecnologici via via più potenti a disposizione del giocatore non controbilanciati da una sfida sempre uguale a se stessa.
Però non rimane nel cuore, perché se certe meccaniche potevano conquistare dieci o quindici anni fa, oggi sono semplicemente l'ennesima versione della stessa canzone.
Verrebbe voglia di cambiare disco, ma temo che Ubisoft non sia il DJ adatto per questo.






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