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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Lo spettatore #206- Rivolte in maschera: V for Vendetta (2005)

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La maschera di Guy Fawkes, legata al collettivo hacker Anonymous e protagonista di molte incursioni digitali, è diventata l'immagine di una certa controcultura basata sul senso di giustizia. Quello di cui si parla meno, a diciassette anni dall'uscita, è il film che l'ha resa celebre. Un'opera che per un poco ha goduto di una certa notorietà, ma che il tempo ha finito per dissipare nel marasma cinematografico degli anni zero, soffocandola sotto lavori che trattavano all'incirca le stesse tematiche, ma che sono restati più impressi nella cultura popolare. Roba tipo Matrix, tanto per capirci. Così, in un periodo di riscoperte che mi sono sorpreso a vivere, ho deciso di andare a riprendere in mano la pellicola in questione, tanto per provare a capire se esiste un motivo dietro a questa anomalia. V for Vendetta si presenta come un'opera gotica ambientata in un presente distopico nel quale gli Stati Uniti sono collassati su se stessi gettando l'occidente nel caos

Iuri legge per voi: Ninfa Dormiente (2019) di Ilaria Tuti

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E' passato un po' di tempo da quando ho letto Figlia Della Cenere, ma non ho dimenticato Teresa Battaglia e i suoi ragazzi, ne tanto meno Ilaria Tuti, la scrittrice che ha costruito il loro universo. Così, quando ho trovato sullo scaffale Ninfa Dormiente, la decisione è arrivata da sola. Il libro di oggi è il primo capitolo della saga di Teresa Battaglia, quello nel quale si svolge l'antefatto più volte citato nel seguito e che, di fatto, pone le basi per tutta la narrazione. Ilaria Tuti è abile a costruire la sua serialità, sceneggiando un giallo autoconclusivo come se fosse il caso della settimana di una serie tv, dipanando in parallelo la trama orizzontale. Quindi, anche se conoscevo già gli sviluppi che l'avventura avrebbe portato, ho potuto godermi l'indagine assaporando i piaceri di un bel noir montano di quelli che piacciono a me. Piccole comunità, antiche tradizioni e segreti sepolti sono all'origine di questo racconto, mentre le già note difficoltà dell

Lo spettatore #205- Vent'anni fa era tutto diverso, o forse no: Magnolia (2000)

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Più di vent'anni fa un giovane Iuri si sedeva in sala inconsapevole della malia che il film di oggi avrebbe esercitato su di lui. Ma per un essere umano vent'anni sono un'era geologica, durante la quale i gusti si evolvono, le sensibilità si stratificano e le qualità richieste a un prodotto possono mutare. Alla luce di tutto questo verrebbe da chiedersi perché mai, perdio, io abbia aspettato tutto questo tempo prima di prendere in mano la situazione e far fare un altro giro a un film che a quei tempi mi lasciò letteralmente stupefatto. Ecco, vent'anni fa le tre ore e zerotto minuti richiesti da P.T. non rappresentavano alcuna forma di ostacolo per quel baldanzoso giovanotto. Oggi mi terrorizzano. Eppure il fatto che a distanza di tanti lustri mi ritrovassi ancora a pensarci poteva significare soltanto che Magnolia è uno di quei film che non finiscono ai titoli di coda. Quindi ho deciso che era ora di finirla di star li a ricordare quanto fosse bello avere vent'anni

Iuri legge per voi: Il Fu Mattia Pascal (1904) di Luigi Pirandello

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A chi non è mai successo di sognare una vita nuova per fuggire da tutto, andandosene senza voltarsi, gettandosi nell'ignoto dando sfogo ai propri sogni sopiti dalla quotidianità? Ecco, Il Fu Mattia Pascal parla proprio di questo e di come, forse, lasciarsi semplicemente tutto alle spalle possa non essere la soluzione migliore. Mattia Pascal è un uomo che si è messo nei guai da solo, agendo per ripicca e dovendo subire le conseguenze di un atto avventato provocato dalla baldanzosa gioventù. Gli errori si pagano, anche e soprattutto se commessi senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Ma Pascal improvvisamente si ritrova per le mani la possibilità di scappare dalle proprie responsabilità e da una famiglia non voluta che gli rende la vita miserabile. Una consistente vincita al gioco e il ritrovamento di un cadavere che in paese tutti confondono con lui e Mattia Pascal diventa Adriano Melis, uomo senza passato che si ritrova davanti un foglio bianco sul quale scrivere la pr

Lo spettatore #204- Inquietudini profonde: La Casa Dalle Finestre Che Ridono (1976)

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Ci sono luoghi dove l'orrore vive a fianco dell'uomo. Un orrore ancestrale, radicato nella terra e da sempre compagno della superstizione che si illude di scacciarlo. Un orrore che pretende adepti, circoli chiusi dai quali nessuno può uscire e dai quali ogni straniero è bandito. Un orrore che nessuna tecnologia o illusione di modernità può dissipare. Quei luoghi si chiamano campagne. La Casa Dalle Finestre Che Ridono esce avvolto dall'ombra lunga del giallo all'italiana. Con il genere condivide una sceneggiatura volutamente imprecisa e la voglia di costruire inquietudine attraverso le atmosfere. A differenza dei blasonati colleghi, però, Avati sceglie ambientazioni meno universali. Niente grandi e anonime città e niente attori stranieri. La paura si nasconde tra i filari e lui lo sa. Casolari semi abbandonati, un paesino e una comunità ristretta sono tutto ciò che serve per mettere su schermo la sensazione di trappola che si chiude sul protagonista. Protagonista che, ov

Iuri legge per voi: 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odissey, 1968) di Arthur C. Clarke

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Ero un poco titubante, devo ammetterlo. Da un lato c'è stato il primo, difficile approccio con l'opera di Arthur Clarke , dall'altro l'esistenza di un prodotto cinematografico piuttosto importante, ma non certo famoso per la brillantezza della narrazione. Insomma, mi chiedevo se davvero volessi leggere un libro che con ogni probabilità mi avrebbe consegnato a Morfeo dopo cinque pagine. Timori infondati i miei, per fortuna. Rispetto alla variante cinematografica il 2001 di Clarke inizia con un altro brio. Se nel film il monolite è una rappresentazione metaforica dell'evoluzione (o così mi sembra di capire), nell'universo dello scrittore è un oggetto le cui finalità vengono esplicitate fin da subito. Non si va molto lontano da quel concetto dopotutto, visto che anche il monolite letterario assume il compito di far avanzare il progresso e portare l'umanità verso nuove vette. Eppure l'aspetto simbolico viene lasciato indietro per portare al lettore qualcosa