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Visualizzazione dei post da luglio, 2023

Iuri legge per voi: La Mala Erba (2022) di Antonio Manzini

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La Mala Erba è un noir. Uno di quelli che non hanno bisogno di una squallida periferia metropolitana per ambientare la loro storia. Anzi, non ha nemmeno bisogno di un delitto. Ad Antonio Manzini basta un paese di 300 anime nel quale equilibri centenari sono sul punto di spezzarsi per descrivere tutta la cupezza tipica del genere. Per narrare la sua storia Manzini utilizza uno stile asciutto, secco, che sembra provenire dall'hard boiled più sporco degli anni trenta, ma ambientato in un paese da presepe lontano anni luce dai torridi quartieri di Los Angeles. Si parte da un contesto che richiama il classico Raccolto Rosso, con il villaggio arrampicato sulle cime dominato da due poteri contrapposti. Uno, quello di Cicci Bellè, economico, dato che l'uomo possiede quasi tutte le abitazioni del luogo e tramite gli affitti può esercitare il suo volere sulla piccola popolazione. L'atro quello di Don Graziano, parroco da poco arrivato che si rifiuta di stare alle regole imposte dal p

Lo spettatore #208- Beata gioventù: Nerve (2016)

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Ah sti giovinastri sempre pronti a cavalcare l'ultima novità dell'internet solo per avere un poca di fama e qualche denaro da spendere in droche. Io alla vostra età saltavo i fossi per lungo! Nerve trova il suo apogeo negli ultimi scampoli di pellicola, quando i registi riescono a valorizzare le loro influenze culturali (omaggiando pellicole come The Warriors o il terzo Mad Max) subito dopo un montaggio alternato musicato dai Jungle che riesce a creare un poca di aspettativa per ciò che andrà in scena di li a poco. Sequenze sicuramente indovinate, forse un po' troppo addolcite da un epilogo al miele che però può anche starci visto il genere del prodotto, gli interpreti coinvolti e il focus di pubblico su cui si vuole fare presa. Un finale in crescendo che potrebbe dare valore all'intero progetto. Peccato solo che a quel punto io stessi già dormendo come un bimbo. Succede di sentirsi vecchi. Ogni giorno ci si alza dal letto con un dolore nuovo con il quale fare i conti e

Una top 5 del 2022 decisamente in ritardo.

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Non sono avvezzo alle classifiche di fine anno. Intanto perché di solito non ricordo nemmeno quali siano state le mie attività dell'ultima settimana, figurarsi di un intero giro attorno al sole. In seconda istanza, come potete facilmente capire visto il periodo nel quale state leggendo queste righe, diciamo che non sono proprio uno di quei blogger svelti, pronti a stare sempre sul pezzo con l'ultima novità. Comunque per il 2022 e i videogiochi voglio fare un'eccezione. Aspettate però: non pensiate che io l'anno scorso abbia giocato a chissà quali capolavori. E' solo che ne ho presi in mano cinque, quindi la graduatoria si compilava da sola. Ma per non perdere l'occasione di levare interesse a uno dei miei stupidi pezzi, ho scelto di mettervi giù questa lista in ordine cronologico. Nemmeno il gusto della discussione vi lascio. Anzi, voglio giocarvela sporca fino in fondo, perché il numero 5 di questa selezione già lo trattai ed è finito qui dentro solo perché ar

Lo spettatore #207- Come si racconta la violenza? Vallanzasca: Gli Angeli Del Male (2011)

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A Michele Placido deve piacere proprio un sacco raccontare i criminali. Sarà l'esperienza fatta all'epoca delle Piovra e la frustrazione di recitare dall'altra parte della staccionata che lo porta ad infatuarsi di questi soggetti così liberi dai lacciuoli della convenzione sociale? Vai a capire. Solo che, quando si affronta una argomento del genere con questo spirito, il rischio è quello di passeggiare scalzi in un prato. C'è piacevole la carezza della rugiada sulla pelle, ma non sai mai quale regalo organico ti stia aspettando. Ma fingiamo per un attimo che questa pellicola parli di un personaggio inventato e concentriamoci su di lei. Ecco, con queste premesse mi viene naturale dichiarare che Vallanzasca- Gli Angeli Del Male è un bel film. Magari Michele Placido non è un virtuoso della cinepresa, ma gestisce abilmente i tempi, dilatandoli quando vuole farci conoscere la popolazione e accelerandoli quando la situazione si fa tesa. Un ritmo sinusoidale che accompagna ben