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Visualizzazione dei post da maggio, 2022

CDC #170- Un'eredità che non volevo: Ghostbusters: Legacy (Ghostbusters: Afterlife, 2021)

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Non è che sono nato ieri. Quando sono andato al cinema a vedere Ghostbusters: Legacy sapevo benissimo che stavo per guardare un prodotto interamente plasmato sulla nostalgia. Ci provano da decenni, dopotutto. Ma se persino il secondo film non riuscì nell'intento (e uscì pochi anni dopo il capostipite sfruttando pressoché il medesimo cast), mi chiedo quali speranze possano avere i produttori del nuovo millennio. Dico, solo pochi anni fa l'impresa di riportare al cinema il marchio si trasformò nel flop più fragoroso degli ultimi decenni. Eppure sulla collina non si rassegnano. Sfruttare idee fresche è come bestemmiare in chiesa, quindi avanti: altro giro coi Ghostbusters, ma stavolta chiamiamo anche i reduci del quartetto originale. Anzi no. Chiamiamoli tutti, crepi l'avarizia. Tanto il pirla che va in sala lo troviamo comunque. Eccolo qui, per la precisione, quel pirla. Sta anche per consumare dei tasti per parlarvene e pubblicizzare ancora di più l'iniziativa, tra l

CDC #169- Il disagio: Miami Vice (2006)

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Esiste una categoria di persone che, se possibile, detesto anche più delle altre. Sono quelli che ti guardano con espressione imperturbabile dicendo cose strane che non sai se siano seri o ti stiano prendendo in giro. Non capisco che piacere provi certa gente a spargere disagio nel prossimo. Ad ogni modo oggi parliamo di Miami Vice. In questo momento mi piacerebbe atteggiarmi a sapiente e dirvi senza remore che conosco tutto quanto c'è da sapere sulla nota serie TV cui si fa riferimento. Tuttavia mi trovo costretto ad ammettere di non aver mai visto una puntata del telefilm in questione, probabilmente a causa di una reazione avversa a quelle enormi spalline e alle giacche pastello che le avvolgevano. Due singoli concetti sono riusciti a trovare posto tra i meccanismi arrugginiti del mio cervello: l'estetica del lusso anni ottanta spinta così al limite da sembrare la parodia di se stessa e la presenza tra gli autori di Michael Mann, uno a cui la televisione moderna deve parecchi

CDC #168- Il film giusto al momento sbagliato: Contagion (2011)

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Da buon ultimo sono arrivato anche io. Nel momento più cruento della pandemia un noto canale ha pensato bene di mandare in onda Contagion, tanto per aiutare la gente a rilassarsi un po'. Quel giorno non lo vidi in TV, ma lessi gli strali che si scatenarono sui vari social network, dove tutti ammonivano su quanto fosse preveggente quel film. I poteri forti sapevano già tutto, in buona sostanza, perché nella pellicola si raccontava esattamente ciò che è accaduto al mondo in questi mesi. Diciamo che non è esattamente così. Ma vaglielo a spiegare. Vi dirò la verità: già da un po' coltivavo l'intenzione di riguardarmi Contagion, fin dai tempi di The Flu , sciagurata messa in scena coreana a tema infettivo. Lo ricordavo divertente, emozionante, stordente, opprimente e tutti gli altri aggettivi in -mente che potreste trovare impressi nella custodia del DVD. Ho ricevuto conferma che i ricordi risplendono sempre di una luce particolare, tipo quella che si vede attraverso un prisma.

CDC #167- L'ho visto e sono ancora qui: Antrum (2018)

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Immagino possa capitare a uno sceneggiatore, talvolta, l'impressione di avere per le mani una storia potente. Ma nell'oceano dell'horror esiste anche il timore che il proprio lavoro possa trasformarsi in una semplice goccia che si perde in mezzo a tante altre. Perché l'inflazione è una componente da tenere in considerazione di questi tempi. Allora, per non gettare via l'idea, occorre inventarsi qualcosa. Antrum le possibilità per funzionare le avrebbe, anche preso solamente per ciò che racconta. Un thriller psicologico che sa giocare con i concetti di realtà e immaginazione, che usa furbescamente accenni demoniaci e che sfrutta un'ottima trovata per giustificare l'evocazione. Per di più ad interpretarlo abbiamo pochi personaggi portati in scena da gente ben scelta, compreso un ragazzino che, una volta tanto, non è un irritante piagnone, ma un inquietante soggetto che riesce ad accrescere l'effetto disturbante della pellicola. Ci sono momenti un filo stra

Iuri legge per voi: Ninja (1980) di Eric Van Lustbader

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Curiosando tra gli eleganti pixel del Zinefilo ho scoperto l'esistenza di un romanzo chiamato semplicemente Ninja che, a detta del signor Z, rappresenta il nucleo originale di un particolare sottogenere capace di caratterizzare buona parte degli anni ottanta cinematografici. Spesso, va detto, impressionando su celluloide porcherie immonde da levarsi gli occhi dalla faccia. Ma, al di là della qualità dei figli di questo libro, se la figura del ninja ha avuto un così vasto impatto sulla cultura pop del periodo un motivo scatenante doveva esserci e io volevo capire. Mi aspettavo una storia in stile First Blood, con un intrigante antefatto che introducesse un libro tutta azione. Ma non devo essere stato poi così attento alle parole del Zinefilo. Perché, una volta trovatomi il testo tra le mani, ho scoperto qualcosa di totalmente diverso. L'azione c'è, ovviamente. Ma è quasi tutta concentrata in fondo e per arrivare agli schiaffi marziali con katana occorre una fase di preparaz

CDC #166- La parola giusta: Aftermath- La Vendetta (Aftermath, 2017)

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In questo periodo sono a caccia di visioni poco impegnative. Non so, qualcosa che faccia esplodere lo schermo senza menarmela con messaggi troppo profondi. Così, quando sono piombato su una piattaforma specifica e ho trovato una locandina con il bel faccione attempato di Schwartzy affiancato da un sottotitolo che ne annunciava la vendetta, mi è sembrato il caso di approfondire. Quindi ho svitato il cranio, depositato il cervello nell'ovatta vicino al bicchiere con la dentiera e mi sono piazzato davanti al televisore nell'attesa che tutti i pixel si saturassero col colore delle fiamme. Cara piattaforma (della quale ometterò il nome): credo esista in italiano una parola che descriva ciò che mi hai fatto. Anche se ora mi sfugge. Si perché Elliot Lester coltiva nessuna intenzione di appagare la sete di distruzione che alberga nel mio cuore. Certo, il suo è un lunghissimo trattato sul dolore. Ma non il dolore di una granata che dilania i nemici un po' tordi che Arnold ama fare a