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Visualizzazione dei post da dicembre, 2024

Iuri legge per voi: Oscura e celeste (2023) di Marco Malvaldi

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  Il fatto che passato del tempo dalla lettura del romanzo di oggi, io stia ancora qui a pensare allo stile scelto da Marco Malvaldi per raccontare la sua storia è significativo. L’autore utilizza un approccio diretto, quasi conviviale con il lettore, narrandogli gli avvenimenti come durante di una serata in birreria e ponendo il narratore all’interno della vicenda senza che Malvaldi gli assegni un ruolo specifico, creando uno spaesamento difficile da decifrare. Naturalmente questa scelta porta dei vantaggi, come la possibilità di sfruttare il linguaggio corrente per rendere l’atmosfera brillante e fresca, tuttavia il rischio è quello di limitare l’immersione nella storia, perché essa è sempre filtrata da qualcuno che ci tiene a far sentire la propria presenza. Bisogna capire prima di tutto se questo modo di raccontare piace, perché secondo me è l’elemento fondante di un libro che si risolve in un giallo ad ambientazione storica che mischia fatti e persone reali a una trama immagi...

Lo spettatore #238- L'apocalisse in una stanza: Bussano alla porta (Knock at the Cabin, 2023)

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Non posso resistere al richiamo di Shy. Magari a volte non ne apprezzo i risultati, ma provo comunque rispetto per il suo lavoro e per il modo che ha di interpretare il mestiere. Poi con quel titolo che sembra uscito da un Urania degli anni settanta la chiamata a questo giro andava raccolta per forza. Si tenderebbe a pensare che uno come M.Night, con quel modo personale di trattare i racconti e lo stile tutto suo, sia uno di quei registi che amano infilare il Messaggio all'interno delle loro opere. Io non ne sono convinto, ma capisco come la voglia di scavare tra le righe possa emergere al termine delle visioni. Bussano Alla Porta non fa eccezione in questo senso. Vien quasi spontaneo chiedersi cosa ci voglia dire Shyalaman con questo prodotto. Perché esiste il sospetto che il regista ci tocchi il gomito per suggerirci di ascoltare gli sciroccati catastrofisti che declamano le piaghe bibliche altrimenti il Dio capriccioso dell'antico testamento potrebbe offendersi. Un film reli...

Lo spettatore #237- New York ti morde: Stress da vampiro (Vampire's Kiss, 1989)

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Non ho mai nascosto la mia passione per il romanzo chiamato American Psycho , una delle più lucide descrizioni della follia edonistica anni ottanta. Ecco, credo che (almeno per la sua versione cinematografica) l’ispirazione possa aver trovato linfa in questo Stress Da Vampiro, film forse più famigerato che famoso a causa dell’infinità di meme partoriti dai soliti simpaticoni che vivono aggrappati alla rete. In effetti il Peter Loew interpretato da Nicholas Cage, pur non facendo parte dell’esercito degli yuppies è un ottimo proto-Bateman. Come il protagonista descritto da Bretton Ellis, infatti, l’uomo vive New York con tutte le sue opportunità e, proprio come Patrick, da essa finisce masticato (letteralmente direi) fino alla follia. Il racconto è cupo, anche più di quanto sembri. Anzi, stando alla locandina si potrebbe addirittura pensare di trovarsi di fronte a una commedia vagamente piccante. Invece la sceneggiatura di Jospeh Minion racconta l’oscura discesa nel baratro di un uomo f...

Lo spettatore #236- Talenti nascosti: La parte degli angeli (The Angels' Share, 2012)

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Non avevo mai visto un film di Ken Loach perché temevo di affrontare un regista che ogni suggestione pareva portare lontano dai miei gusti. Ma se non si prova non si sa. Io ho provato e adesso so che forse ne guarderò anche un altro. Non starò a spiegare cosa mi spingesse al sospetto verso il cinema di Loach, preferisco raccontare cosa ho visto e cosa ho provato durante la visione. Loach dirige una commedia che induce a un sorriso sghembo uscito quasi per caso e priva di guizzi estetici, basata com'è su una regia essenziale e sulla costruzione dei personaggi. In una recente intervista (che forse ho visto in qualche TG Rai, ma ho dimenticato la fonte precisa) Loach dichiara di non essere mai andato a Hollywood per poter continuare a lavorare libero dalle castrazioni. Ecco, io invece credo che sulla collina non lo abbiano nemmeno mai cercato, perché lassù non sanno cosa farsene di uno come lui. Lavorare di sceneggiatura da quelle parti è passato di moda. Del resto Loach è un regista ...