Lo spettatore #236- Talenti nascosti: Dalla parte degli angeli (The Angels' Share, 2012)

Non avevo mai visto un film di Ken Loach perché temevo di affrontare un regista che ogni suggestione pareva portare lontano dai miei gusti. Ma se non si prova non si sa. Io ho provato e adesso so che forse ne guarderò anche un altro.

Non starò a spiegare cosa mi spingesse al sospetto verso il cinema di Loach, preferisco raccontare cosa ho visto e cosa ho provato durante la visione.
Loach dirige una commedia che induce a un sorriso sghembo uscito quasi per caso e priva di guizzi estetici, basata com'è su una regia essenziale e sulla costruzione dei personaggi.
In una recente intervista (che forse ho visto in qualche TG Rai, ma ho dimenticato la fonte precisa) Loach dichiara di non essere mai andato a Hollywood per poter continuare a lavorare libero dalle castrazioni. Ecco, io invece credo che sulla collina non lo abbiano nemmeno mai cercato, perché lassù non sanno cosa farsene di uno come lui. Lavorare di sceneggiatura da quelle parti è passato di moda.
Del resto Loach è un regista politico, o almeno così viene definito dai saggi. Ciò comporta protagonisti umili, del basso proletariato, meglio se scozzesi alla Irvine Welsh, costretti a lottare contro una Glasgow decadente.
Come tutte le storie di periferia questa narra di talenti sprecati, non tanto per scarso impegno dei portatori, quanto per mancanza di opportunità. Il Robbie di Paul Btrannigan, in effetti, scopre in sé una dote che senza le giuste combinazioni non si sarebbe mai potuta rivelare.
A questo punto per un regista politico sarebbe stato facile cascare nella trappola e trasformare un racconto di strada in una favola. Per fortuna sia Loach che lo sceneggiatore Paul Laverty sono consapevoli che una vita di espedienti non si dimentica in due giorni, ma che il cambiamento è un lavoro di cesello che non sempre porta risultati.
Lo spiega bene il finale dove Robbie per ottenere la sua salvezza ricorre a una scorciatoia, perché di talenti ne ha più di uno e non tutti lo indirizzano verso l’impeccabile onestà borghese che la famiglia della sua ragazza vorrebbe da lui. Se avete già visto il film provate a immaginare le conseguenze del gesto di Robbie e i suoi amici. Non tanto nei confronti del pollo che ci ha rimesso i quattrini, perché lo scemo e il suo denaro sono destinati a separarsi abbastanza in fretta, più che altro io penso a quei poveri gestori che li hanno accolti e trattati con rispetto e rischiano di vedersi complici di una truffa della quale non hanno alcuna responsabilità.
Ma pazienza, il bello della pellicola è anche questo.
Per il resto siamo di fronte a un prodotto che sa andare via bene, grazie a una sceneggiatura che riesce a gestire anche i salti temporali senza creare confusione. A sorpresa un film che mi è piaciuto e che non fatico a consigliare.
Ciao.




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