Lo spettatore #238- L'apocalisse in una stanza: Bussano alla porta (Knock at the Cabin, 2023)
Non posso resistere al richiamo di Shy. Magari a volte non ne apprezzo i risultati, ma provo comunque rispetto per il suo lavoro e per il modo che ha di interpretare il mestiere. Poi con quel titolo che sembra uscito da un Urania degli anni settanta la chiamata a questo giro andava raccolta per forza.
Si tenderebbe a pensare
che uno come M.Night, con quel modo personale di trattare i racconti
e lo stile tutto suo, sia uno di quei registi che amano infilare il
Messaggio all'interno delle loro opere. Io non ne sono convinto, ma
capisco come la voglia di scavare tra le righe possa emergere al
termine delle visioni. Bussano Alla Porta non fa eccezione in questo
senso. Vien quasi spontaneo chiedersi cosa ci voglia dire Shyalaman
con questo prodotto. Perché esiste il sospetto che il regista ci
tocchi il gomito per suggerirci di ascoltare gli sciroccati
catastrofisti che declamano le piaghe bibliche altrimenti il Dio
capriccioso dell'antico testamento potrebbe offendersi.
Un film religioso, quindi, che sfrutta il periodo piuttosto confuso che stiamo vivendo per richiamare le grandi profezie del passato. O forse no, perché i protagonisti della pellicola sono personaggi che alle varie chiese sparse per il mondo non piacciono. Oppure si, perché nella scelta finale uno volendo potrebbe leggerci anche la denuncia a un certo modo di vivere l'amore.
Insomma un esercizio complicato che io tenderei ad evitare.
Un film religioso, quindi, che sfrutta il periodo piuttosto confuso che stiamo vivendo per richiamare le grandi profezie del passato. O forse no, perché i protagonisti della pellicola sono personaggi che alle varie chiese sparse per il mondo non piacciono. Oppure si, perché nella scelta finale uno volendo potrebbe leggerci anche la denuncia a un certo modo di vivere l'amore.
Insomma un esercizio complicato che io tenderei ad evitare.
Fermandoci a ciò che si
vede, piuttosto, si può godere della prestazione di un Dave Batista
ormai definitivamente libero dalle catene dell'ex-wrestler buono solo
per i film d'azione. L'omone qui offre una prova interessante,
aiutato da un trucco e una fotografia che lo rendono un bonaccione
inquietante, favorito dal primo contatto tra il suo personaggio e la
piccola Kristen Cui (altra sorpresa positiva dell'opera) e più
generalmente sospeso nel delicato equilibrio di un tizio che vuol
dimostrarsi affidabile e razionale, ma che non può fare a meno di
apparire minaccioso.
I suoi sodali non riescono altrettanto bene in questo esercizio, un po' per i personaggi che portano sullo schermo, un po' per alcuni eccessi nel provare a renderli credibili.
Non a caso Batista va avanti più di tutti, proprio perché aiuta Shy a gestire il suo thriller a stanza chiusa senza che mai si perda l'equilibrio.
I suoi sodali non riescono altrettanto bene in questo esercizio, un po' per i personaggi che portano sullo schermo, un po' per alcuni eccessi nel provare a renderli credibili.
Non a caso Batista va avanti più di tutti, proprio perché aiuta Shy a gestire il suo thriller a stanza chiusa senza che mai si perda l'equilibrio.
Poi sta a chi guarda poi
decidere quanto godersi questo equilibrio. Lo spettatore tipico di
M.Night, conosce benissimo l'amore del regista per gli eventi
sovrannaturali, quindi tutta l'impalcatura regge fino a un certo
punto. Batista e i suoi amichetti dello stagno sono in quattro e
portano sventura, non serve essere teologi per sapere cosa
rappresentano. Il gioco dell'orologio e della televisione è un poco
limitato, il che da uno dei grandi maestri del twist può sembrare
quasi un inciampo. Il suo essere girato in un'unica stanza o quasi,
inoltre, impedisce al film di muoversi troppo. Ci si consola con le
immagini televisive a loro volta rovinate da una CGI piuttosto
evidente e dall'insorgere di alcuni dubbi sulla compattezza della
sceneggiatura, perché quel filmato lì andato in onda così presto
suona sbagliato.
Ma Shy non è nuovo ad alcune scelte sbrigative quando si tratta di raggiungere uno scopo. Gli va dato il merito di essersi tenuto corto con il chilometraggio della pellicola, qualità che oggi viene troppo poco sfruttata dal cinema commerciale.
Ma Shy non è nuovo ad alcune scelte sbrigative quando si tratta di raggiungere uno scopo. Gli va dato il merito di essersi tenuto corto con il chilometraggio della pellicola, qualità che oggi viene troppo poco sfruttata dal cinema commerciale.
Non saprei se Bussano Alla
Porta sia un prodotto da consigliare o meno. Dalla sua ha Batista e
qualche momento in cui l'ambiguità della narrazione sembra
funzionare. Dall'altra parte però ci sono anche cose che non vanno e
la cosa peggiore è che è difficile individuare esattamente quali,
come se fosse l'insieme a scivolare.
Per ora non lo metterei nella mia top Shy. Ma non escludo di riguardarlo in futuro. Casomai ci risentiamo.
Per ora non lo metterei nella mia top Shy. Ma non escludo di riguardarlo in futuro. Casomai ci risentiamo.
Il tuo cognome è tipico del Friuli.
RispondiEliminaInfatti scrivo da lì.
Elimina