Lo spettatore #235- Favole oscure: Re-Animator (1985)

Per capire lo spessore nascosto dentro un’opera come Re-Animator basterebbe guardare il suo finale e pensare a quanti sottintesi riesce a nascondere. Dopotutto uno può trovare all’interno di un racconto tutti i significati che vuole, anche alla luce dei suoi vissuti. In fin dei conti Stuart Gordon si limita a mettere in scena un horror molto grafico, di quelli che andavano parecchio ai suoi tempi, riempiendo lo schermo di sangue e frattaglie nella consapevolezza che i giovani degli anni ottanta quello volevano quando andavano in sala o noleggiavano una videocassetta. Dire che Re-Animator faccia paura sarebbe probabilmente una dichiarazione troppo forte. Sostenere che provochi disgusto è più vicino alla realtà, anche se il tono è così eccessivo e fuori dalle righe da diventare quasi ironico. Ammettere che inquieti è dura, ma lasciando passare un po’ di tempo e mettendolo nella giusta prospettiva qualche strascico lo lascia. Lo hanno ripetuto tutti, probabilmente anche io. Gordon è uno ...