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Visualizzazione dei post da novembre, 2024

Lo spettatore #235- Favole oscure: Re-Animator (1985)

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Per capire lo spessore nascosto dentro un’opera come Re-Animator basterebbe guardare il suo finale e pensare a quanti sottintesi riesce a nascondere. Dopotutto uno può trovare all’interno di un racconto tutti i significati che vuole, anche alla luce dei suoi vissuti. In fin dei conti Stuart Gordon si limita a mettere in scena un horror molto grafico, di quelli che andavano parecchio ai suoi tempi, riempiendo lo schermo di sangue e frattaglie nella consapevolezza che i giovani degli anni ottanta quello volevano quando andavano in sala o noleggiavano una videocassetta. Dire che Re-Animator faccia paura sarebbe probabilmente una dichiarazione troppo forte. Sostenere che provochi disgusto è più vicino alla realtà, anche se il tono è così eccessivo e fuori dalle righe da diventare quasi ironico. Ammettere che inquieti è dura, ma lasciando passare un po’ di tempo e mettendolo nella giusta prospettiva qualche strascico lo lascia. Lo hanno ripetuto tutti, probabilmente anche io. Gordon è uno ...

Iuri legge per voi: Qui non può succedere (It Can't Happen Here, 1935) di Lewis Sinclair

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Di recente mi è capitato di ascoltare un monologo nel quale Ricky Gervais si lamentava della Brexit e di come questa venisse giustificata in quanto promossa da un referendum popolare. Lui dice che il voto del popolo non rende una decisione buona, anzi, invita a riflettere su come il popolo che ha votato al referendum sia lo stesso che necessita di un avviso sulle confezioni di candeggina che gli ricordi di non berla. Se vogliamo è più o meno la tesi di Lewis Sinclair, che già negli anni trenta del novecento provava a raccontare come il suffragio universale, per quanto grande conquista della civiltà occidentale, non garantisse affatto i sistemi democratici. Nemmeno negli avanzati Stati Uniti. L'idea della supremazia made in USA era radicata nei contemporanei di Sinclair forse più di quanto lo sia oggi. Nonostante gli esempi infausti che arrivavano dall'Europa e dalla Russia, gli americani si sono sempre sentiti protetti dal loro liberalismo estremo che, dicevano, avrebbe impedit...

Lo spettatore #234- Aprite le porte alle streghe: The Vvitch (2015)

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Attorno alla metà degli anni dieci dentro al mio povero cranio si formò la convinzione che The Vvitch fosse l’opera conclusiva di un trittico ideale arrivato a sancire la rinascita del genere horror al cinema, assieme a Babadook e It Follows. Ma se questi ultimi li apprezzai molto (specialmente il secondo) in sala ai tempi, con The Vvitch saltai il turno e da allora è sempre rimasto sullo sfondo. Nel frattempo il film di Robert Eggers è passato attraverso autostrade ricoperte di petali gettati dagli appassionati andati in visibilio. Ecco, tutto questo ha montato in me le aspettative e le aspettative sono peggio delle streghe.  Partiamo col dire che, dal mio punto di vista, Eggers non mette su uno di quei prodotti di genere pieni di simbolismi (come se vogliamo lo erano i due film citati qui sopra) e approcciarsi a The Vvitch con l’occhio razionale di chi cerca di tradurre ogni figura in qualcosa di altro rischia di rovinare parecchio l’esperienza. Qui le streghe sono semplicemente...

Iuri legge per voi: Dannati per sempre (2021) di Nicola Calathopoulos

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  Soggetto piuttosto originale per questo romanzo di Nicola Calathopulos, nome non del tutto nuovo per chi, come me, seguiva i servizi sportivi sulle reti Mediaset a cavallo tra i millenni. Al di là della familiarità rieccheggiante, il romanzo non ha nulla a che vedere con atleti e discipline; si tratta invece di un racconto basato su di uno scrittore misterioso nascosto dietro lo pseudonimo di Ferdinad Celouis e sul critico che ha deciso di dargli la caccia per svelarne l'identità, ovvero Mauro Delgado. Detta così può sembrare una trama ricca di misteri e intrighi, ma in realtà Calathopulos non fa molto per costruire la tensione. Innanzitutto a causa di una bizzarra scelta dei personaggi, tutti uguali, con gli stessi vezzi e le medesime meccaniche comportamentali. Poi per il modo in cui struttura la vicenda, abbastanza chiara fin da subito, anche se beneficiaria di qualche depistaggio lungo la strada. Scelte particolari, che pongono il romanzo fuori dai canoni del giallo tipico ...

FL #14- Incubi e relax: Dredge (2023)

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Può un gioco essere rilassante e al contempo inquietare come un racconto di Lovecraft? Si, se curato in modo da fondere assieme le varie anime che lo contraddistinguono. Preparatevi, perché oggi andiamo pescare lasciandoci cullare dalle acque. Solo che non tutte le creature marine hanno intenzioni pacifiche, questo è meglio saperlo. Dredge è un gioco piccolo, che come tutte le produzioni lontane dalle A e dai grossi budget, sfrutta la creatività per sopperire alle carenze. La grafica che le nostre schede dovranno elaborare è infatti semplice, leggera, ma molto caratteristica, simile per certi versi a una scenografia teatrale. Niente modelli ultradefiniti e personaggi più veri della realtà, solo semplici effetti e statiche finestre di dialogo. Scelte indovinate per ciò che deve raccontare il gioco, ovvero la storia di un uomo che finisce a Minolla Maggiore al quale viene assegnata una barca e il ruolo di pescatore del villaggio, con un debito da ripagare e il compito di portare il pesce...

Lo spettatore #233- Un uomo piuttosto alto: I bambini di Cold Rock (The Tall Man, 2012)

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I Bambini Di Cold Rock vanta una fama poco lusinghiera, forse perché si vende come un horror e non lo è, o almeno non fino in fondo e chi approccia un prodotto sicuro di ciò che si troverà davanti non ama le sorprese. Vero, in effetti la prima parte del film è effettivamente costruita come un horror, zeppa com'è di cliché del genere, con ambientazioni boschive e strutture fatiscenti piene di rumori industriali infilate quasi a forza dentro la sceneggiatura. Nella prima mezz'ora siamo accompagnati dall'eterea Jessica Biel attraverso la desolazione di un paesino rurale, schiacciato come tanti dalla crisi economica che l'ha svuotato e impoverito, mentre la follia omicida sembra aver pervaso i cittadini, fin quasi a far sospettare l'esistenza di sette sataniche e ammennicoli vari. Ma è proprio in questo momento che Pascal Laugier decide di far cascare il colpo di scena che ribalta tutto il discorso per la prima volta. Non posso svelare troppo, altrimenti vi mangiate tut...

Lo spettatore #232- Un tipo non troppo bello: La Bambola Assassina (Child'sPlay, 1988)

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Alzi la mano chi, negli anni trascorsi dalla sua uscita in sala, non ha mai visto La bambola Assassina. Fatemi vedere: siete piuttosto pochi, si direbbe. Ma anche se voi non potete saperlo, tra le mani alzate c’è pure la mia. Mi sono sempre tenuto a distanza da Child’s Play, forse perché, sotto sotto, ho sempre temuto fosse una puttanata e con lo scorrere del tempo anche quelle hanno finito con lo stancarmi. Poi però il caro Jeff ha scelto di piazzarmelo nella videata dei consigli e, complice la perfetta durata per un incastro temporale, ho deciso che si, gli avrei dato un’opportunità Sono finito fuori tempo massimo? Probabilmente si e posso confermare che il prodotto di Tom Holland è effettivamente una scemata. Ma sa divertire e questo è un pregio innegabile. Immagino i produttori di fine anni ottanta intenti ad arrovellarsi su quale potesse essere la nuova creatura assassina da inserire in uno slasher movie. Del resto tutto il panorama mostruoso o quasi era già stato sfruttato, eppu...