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Lo spettatore #276- Una facoltà rosa shocking: La rivincità delle bionde (Legally Blonde, 2002)

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Anche io come il protagonista di un celebre romanzo di Stephen King (e della relativa riduzione cinematografica ) devo avere il mio George Stark. Solo che lui non scrive romanzi dozzinali di successo (cosa che gli lascerei fare senza intervenire) ma si diverte a inserire nella lista dei film da vedere prodotti che non degnerei di uno sguardo. Roba che mi è passata sotto gli occhi in epoche lontane e che già allora ho deciso di lasciar andare, che tanto alla fine certe commedie americane sono tutte uguali. Ma se invece avesse ragione proprio la mia Metà Oscura? Nel periodo immediatamente successivo alla sua uscita ignorai Legally Blonde, ma non perché mi fosse sfuggito, tutt’altro. Fu una scelta consapevole dettata dalla sensazione di poter cascare sopra l’ennesimo film americano a tema college, con tutte quelle puttanate sulle confraternite e le menate varie che piacciono così tanto oltre oceano,  magari pure sguaiato, con un sacco di bamboline a fare gli urletti e i campioni di fo...

Lo spettatore #275- Attento a ciò che desideri, potresti ottenerlo: Late Night With The Devil (2024)

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Si fa presto a dire che la televisione dovrebbe recuperare il suo ruolo di educatrice delle masse. Finché c’era un canale solo si poteva mandare in onda i corsi notturni della Rai in prima serata e bon, o si mangiava quella minestra o si saltava dalla finestra. Con il proliferare delle reti e la battaglia sugli indici d’ascolto, però, le cose si son fatte più ardite e per accaparrarsi gli inserzionisti ci si è dovuti inventare qualcosa. Se lo sport costa troppo, i talk show sono un format di scarso impegno economico e sicuro successo, specialmente quando vanno a rimestare nel torbido scatenando le pulsioni viscerali degli spettatori. Lo diceva Sidney Lumet già negli anni settanta. Anni settanta durante i quali è ambientato anche questo Late Night With The Devil, che sfrutta il periodo storico per avere la possibilità di recuperare una registrazione magnetica (che agevola artefatti e interferenze, strumenti classici ma importanti per i registi)  ma soprattutto si adatta bene ai temi...

Lo spettatore #274- Non si può dire gioielliere: L'orafo (2022)

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La domenica mattina è uno di quei fenomeni cosmici misteriosi che permettono a tempo e spazio di fare cose inimmaginabili. A volte scorre via placida, lasciando che le ore passino senza nemmeno farsene accorgere. Altre però è capace di costruire impressionanti accumuli di materia, talmente densi da riuscire a produrre variazioni spazio temporali e alterare la percezione. Di quei frangenti, rari ma non così tanto, ha imparato a far buon uso Jeff, che conscio di potersi inserire in un tempo che altrimenti non esisterebbe nemmeno, fa spuntare sulla sua piattaforma titoli sconosciuti, ma dalla durata perfetta per potersi esaurire prima che l'universo riprenda la sua naturale marcia verso l'entropia. In poche parole L'Orafo l'ho visto solo perché mi sono trovato con un po' di tempo a disposizione, ma non troppo. Solo che detta così rovina tutta la poesia. Dico la verità, io questo film nemmeno sapevo esistesse prima che mi venisse proposto dalla schermata principale di P...

Lo spettatore #273- Gladiatrici nell'arena: Spare Parts (2020)

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Credo di dover ringraziare il Zinefilo per questo scampolo di divertimento dalla durata di un’ora e mezza. Spare Parts è uno di quei film che fluttuano nascosti nei meandri più oscuri delle piattaforme e se non c’è un bravo esploratore a illuminarli con la sua torcia, trovarli sarebbe impossibile. Quindi occorre dare lustro al lavoro di questi incredibili scopritori, senza di loro chissà quante opere finirebbero nell’oblio. Si perché Spare Parts appartiene a quella categoria di prodotti piccoli che finiscono per essere dimenticati, roba girata con pochi spiccioli in tasca e tanta voglia di divertirsi e divertire, che non si arroga il compito di far passare il Messaggio, ma solo quello di dare allo spettatore un’oretta di evasione. La storia ci racconta di quattro ragazze componenti di una band abbastanza toste da difendersi a cazzotti dall’aggressione di un gruppo di motociclisti esagitati durante un concerto. Solo che qualcuno nota la loro grinta e decide di rapirle per sfruttarle co...

Lo spettatore #272- Sempre le stesse facce in giro: Men (2022)

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L’idea di far interpretare tutti i personaggi maschili del paesello allo stesso attore è effettivamente intrigante, perché produce mistero e inquietudine in grosse quantità. Certo, poi per sfruttare uno spunto del genere occorrerebbe un altrettanto valido progetto di sviluppo, ma non è che nella vita si può avere tutto. A dire il vero per buona parte del suo incedere il film funziona piuttosto bene costringendo lo spettatore a farsi le domande giuste, tipo: perché la protagonista non si accorge dell’anomalia? Forse lei non vede quello che vediamo noi? Cosa rappresentano i personaggi messi in scena da Rory Kinnear? Tutti quesiti che trascinano dentro alla vicenda contribuendo a una forma di attaccamento che ha dei toni morbosi, perché nel villaggetto inglese dove si svolgono i fatti tutto è strano e questo indipendentemente dagli uomini  C’è qualcosa nelle scelte artistiche di Garland che fa pensare a un ambiente malsano, sbagliato, pur se all’apparenza ideale e attraente. Alcune se...

Lo spettatore #271- Quello che deve fare il simpatico per forza: Deadtime stories (1986)

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Eccoli i favolosi e celebrati anni ottanta in tutto il loro splendore, passati attraverso il filtro del film horror antologico dalla qualità televisiva e zeppi di quell'umorismo macabro che spesso risulta molto più imbarazzante che divertente. Prima che Jeff decidesse di schiaffarmelo in prima pagina io di Deadtime Stories non sospettavo nemmeno l’esistenza. Quanto bene stavo nella mia ignoranza, cribbio. Va detto che c'è stata un’epoca nella quale anche produrre robaccia per cassetta voleva dire fare cinema. Se guardassimo Deadtime Stories prestando attenzione alla perizia tecnica, in particolar modo ammirando i gustosi effetti speciali, potremmo quasi cedere all’illusione di star osservando un autentico film. Ma questo avverrebbe solo perché la cura per la qualità non esiste più in praticamente nessun campo, se si esclude l’artigianato del lusso (e nemmeno sempre). La verità è che l’antologia di Jeffrey Delman esaurisce le proprie meraviglie piuttosto in fretta, giusto il tem...

Lo spettatore #270- Lunedì mattina: Un giorno di ordinaria follia (Falling Down, 1993)

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Con ordinario folle ritardo sono riuscito ad agguantare un film che mi sfuggiva da decenni, un’opera definita dai più come la descrizione del crollo di un uomo medio schiacciato dalla vita quotidiana al punto di esplodere e mettere al suo posto una società alienante che pretende dalle persone solo lavoro e apatia. Ecco, mi hanno sempre mentito. Certo l’idea di dare sfogo a tutte le frustrazioni a cui veniamo sottoposti è stuzzicante e di conseguenza funziona da ottimo volano per gli incassi, tuttavia la premessa che nessuno fa quando parla di questo film è che William Foster detto D-Fense di ordinario non ha proprio niente, tranne forse l’abbigliamento e gli occhiali da impiegato. L’uomo è un tizio piuttosto aggressivo, con un ordine restrittivo sulla schiena e un passato recente piuttosto inquietante. Diciamo che la via del giustiziere per lui si è aperta ben prima degli avvenimenti narrati qui, che rappresentano solamente l’apice della sua deriva. Che poi, a ben pensarci, un altro er...