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Visualizzazione dei post da maggio, 2024

Lo spettatore #224- L'inferno della musica: Whiplash (2014)

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Gli americani sono capaci di trasformare qualsiasi cosa in una competizione. Se vinci forse verrai ricordato, se perdi il tuo destino sarà quello di rimuginare in eterno sul tuo fallimento. Pazienza se questo atteggiamento porta ai suicidi o alle stragi nelle scuole. Sono piccoli eventi collaterali in una nazione che continua a dire a sé stessa di essere la migliore in assoluto. Pensate a questo ragazzetto che ama suonare la batteria. Da un certo punto della sua vita in poi si convince di dover diventare il migliore. Per noi romantici ignoranti la musica dovrebbe rappresentare un piacere, un divertimento da esercitare quando si vuole far sparire le brutture intorno, tuttalpiù una modalità di espressione artistica a disposizione di chi è in possesso di qualche dono speciale. Ma eccellere richiede una notevole dose di sacrificio, forse persino di dolore. Farlo all’interno di un conservatorio dominato da uno che il piacere della musica lo ha perso da tempo, è anche peggio. Whiplash è un f...

Lo spettatore #223- Dove c'è Nick c'è caos: Prisoners Of The Ghostland (2021)

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Fatico a resistere quando vedo il faccione di Nic stampato su una locandina. Se poi il film in questione promette di essere una cosa fuori di testa , completamente sbullonata e ricca di stranezze, facile immaginare come la sua presenza possa rivelarsi un valore aggiunto di notevole entità. Peccato che strano non voglia dire bello. O almeno non sempre. Difficile descrivere cosa sia Prisoners Of The Ghostland. Sicuramente la pellicola narra una storia senza tempo e senza spazio, dal gusto astratto e dalla messa in scena importante. Un prodotto che va ad omaggiare il post apocalittico anni ottanta, se vogliamo, ma che lo arricchisce con qualcosa di giapponese e con un'estetica western, tanto per mischiare per bene tutte le sue influenze. Un lavoro del genere, va da sé, è il terreno ideale per una storia di avventura. Un racconto tipico dentro un universo atipico, che poi è la solita solfa del prigioniero che va a guadagnarsi la salvezza recuperando la figlia/amante/moglie o, come in q...

Lo spettatore #222- Buon Natale a tutti!: Silent Night (2012)

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Non c'è niente di meglio che passare la notte della viglia assieme a un bel film a tema, con Babbo Natale tutto preso a riportare le persone dentro al solco della moralità grazie alla distribuzione di doni e malefici pezzi di carbone. Poi che per raggiungere l'obbiettivo lui scelga di sterminare i cittadini non può che aggiungere pepe alla vicenda. Occhio a non pensare male, però. Mi rendo conto che per come ve l'ho messa giù io siate portati a credere che il soggetto alla base di Silent Night possa produrre risultati divertenti, ma sareste in errore. Non solo perché di Babbi Natale con le scatole di traverso è pieno il cinema di genere, o perché il titolo dell'opera non sembra proprio l'esito di raffinate ricerche. Quanto perché Steven C. Miller e i suoi ragazzi non sono stati capaci di tirare su nulla di decente da esso. Ora, la prima cosa che mi ha fatto cadere le braccia sono stati i dialoghi inutili che ammorbano la fase iniziale della visione, quando la cinepr...

Lo spettatore #221- Profondità siberiane: Superdeep (2020)

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Si dice che a Hollywood sia stato smarrito il cinema da medio budget. C’è chi attribuisce la responsabilità di questo alle piattaforme, chi al pubblico. Io non sono del mestiere, quindi evito di entrare nell’argomento e registro solamente una certa nostalgia per quei film che riempivano i palinsesti televisivi senza per forza coltivare ambizioni di eternità. Roba che divertiva e che per un’ora e mezza mi consentiva di evadere dai crucci quotidiani. A quanto pare però se sulla collina hanno smesso di produrre certe cose, nel resto del mondo ci tengono ancora. So che il titolo di questo film farebbe pensare a un disco funky anni settanta, ma bisogna aver pazienza, perché certe trovate piacciono. Andiamo con ordine piuttosto e diciamo chiaramente che non serve aspettare di vedere come è vestita la protagonista nel finale per capire quali siano i riferimenti cinematografici di Arseny Syuhin. Ambientazione e attacco rimandano subito la mente alla Cosa, mentre gli spazi angusti e il senso i...