Lo spettatore #207- Come si racconta la violenza? Vallanzasca: Gli Angeli Del Male (2011)

A Michele Placido deve piacere proprio un sacco raccontare i criminali. Sarà l'esperienza fatta all'epoca delle Piovra e la frustrazione di recitare dall'altra parte della staccionata che lo porta ad infatuarsi di questi soggetti così liberi dai lacciuoli della convenzione sociale? Vai a capire.
Solo che, quando si affronta una argomento del genere con questo spirito, il rischio è quello di passeggiare scalzi in un prato. C'è piacevole la carezza della rugiada sulla pelle, ma non sai mai quale regalo organico ti stia aspettando.
Ma fingiamo per un attimo che questa pellicola parli di un personaggio inventato e concentriamoci su di lei. Ecco, con queste premesse mi viene naturale dichiarare che Vallanzasca- Gli Angeli Del Male è un bel film.
Magari Michele Placido non è un virtuoso della cinepresa, ma gestisce abilmente i tempi, dilatandoli quando vuole farci conoscere la popolazione e accelerandoli quando la situazione si fa tesa. Un ritmo sinusoidale che accompagna bene la storia dell'anti-eroe che si muove all'interno di una sceneggiatura scritta come il classico racconto gangster. Ci sono sequenze belle da vedere, altre forse fuori fuoco nel loro tentativo di ostentazione pop, ma nel complesso abbiamo per le mani un prodotto piacevole, a tratti addirittura appassionante.
In più, cosa da non sottovalutare, Placido riesce a costruire qualcosa addosso a Kim Rossi Stuart, estraendo dalla prestazione dell'attore un personaggio che rimane.  
Però questo non è un film su un malfattore generato dalla creatività degli autori, ma la storia (per quanto romanzata) di un balordo tra i più efferati di un'epoca cruenta già di suo. Onestamente non ho mai condiviso il teorema che vuole la criminalità rappresentata in un certo modo come veicolo per l'emulazione. E' cinema e chi va a vedere determinati prodotti dovrebbe aver appreso altrove l'arte della decodifica. Se questo non succede (e a volte non succede, è giusto dirlo) non è colpa degli autori, ma di un substrato che evidentemente non è capace di costruire i giusti confini o dei singoli individui che non sanno far funzionare l'organo dentro al cranio.
Tuttavia in questo caso rimanere indifferenti al tema è difficile. Renato Vallanzasca è un figlio del suo tempo e negli anni settanta ha trovato terreno fertile per le sue scorribande senza nemmeno nascondersi dietro il paravento della lotta politica. Scegliere il suo punto di vista per descrivere quel periodo vuol dire inevitabilmente lisciargli il pelo. Perché le storie si scrivono così. Occorre evitare di giudicare il protagonista in modo da offrire l'esperienza più neutrale possibile.
Il punto è che gli avversari di Vallanzasca sono tutti (o quasi) uomini senza volto. Questa rappresentazione del nemico come elemento disumano da abbattere è un modo di raccontare che conosciamo fin troppo bene. Ma così spicca solo lui, il bel Renè che esce da questo film come una sorta di mito su gambe che combatte la castrazione sociale.
Aggiungiamo che, come detto, a dargli corpo è un Kim Rossi Stuart autore di una discreta prova imitativa. Eppure la sua somiglianza è una approssimazione all'eccesso, nel senso che Kim è appena più bello dell'originale, un filo più elegante. Ma soprattutto è percepito dal pubblico come un buono. Dopotutto lui è quello del kimono d'oro, mica uno spietato assassino. Può sembrare una stupidaggine, ma secondo me conta e contribuisce non poco al risultato.
Inoltre ho avuto l'impressione che Placido si sia affidato fin troppo al racconto che Vallanzasca fa di se stesso. Una biografia indulgente, che ammette le colpe, ma quasi le deresponsabilizza, come se tutte le mattane fossero frutto di un destino sul quale non aveva nessun potere.
Detto questo a me Vallanzasca- Gli Angeli Del Male è piaciuto. Mi sono goduto una durata non proprio essenziale, ma comunque adeguata al racconto. Dal punto di vista narrativo, che per me è l'unica cosa che conta, funziona.
Poi c'è l'aspetto etico della questione. Li è la sensibilità personale a fare la differenza. Magari scrivetemi cosa ne pensate qui sotto, se vi ricordate come si fa.
Intanto ciao.




Commenti