Lo spettatore #262- Vecchi dolcetti e allettanti promesse: Bloody calendar (Le calendier, 2020)

Lo sappiamo, i film strambi a sfondo natalizio non sono una novità. Persino questo ridicolo blog propone una quasi rubrica a tema che per adesso conta solo il solito horror americano fatto con due dollari e una commedia per ragazzini francese.
Nel titolo di oggi non c'è un Babbo Bastardo che rovina le feste, quanto un oggetto indemoniato che si diverte a giocare con la realtà. Ad ogni modo rimaniamo comunque in Francia.
Eva è una tipa sfortunata che ha visto spezzarsi il suo sogno di ballerina insieme alla sua schiena e che ha un padre col cervello divorato dall'alzheimer che nemmeno la riconosce più. Chiaro che quando arrivano le feste la assalga un'ondata di tristezza devastante. Per fortuna la sua amica le ha portato un curioso calendario dell'avvento: un simpatico oggettino in legno antico che contiene dolci che stanno lì da chissà quanto tempo e che io non mangerei nemmeno sotto prescrizione medica, ma a quanto pare qui nessuno si fa le domande giuste. Del resto siamo in un horror, se non ci sono decisioni stupide la trama nemmeno parte.
Va detto che, trattandosi di un prodotto europeo, il film prova a fornire qualche spunto di riflessione. Tuttavia ciò non fa altro che incrinare un'impalcatura già di per se non solidissima.
Certo, se il complesso si muovesse con una certa logica sarebbe anche più godibile. É facile capire quale sia il superpremio finale che Eva conquisterà se accetterà di stare al gioco fino alla fine ed è interessante come questo stesso gioco sia in realtà impossibile da interrompere pena dipartita. Tuttavia a un certo momento parte una sequenza di azioni paranormali che sono difficili da buttare giù. La pellicola tende a dirigersi sempre di più verso l'astrattismo, almeno a livello di sceneggiatura, e da un certo punto in poi il capitano molla gli ormeggi e la barca viaggia via libera, forse persino alla deriva in certi frangenti.
Chiaro, la scelta finale che Eva dovrà prendere in parte giustifica questa cosa (anche se, con mossa furba, noi non sapremo mai quale è). Tuttavia la sensazione è che il film talvolta perda la traiettoria andando a infilarsi in un gorgo dal quale l'uscita è fin troppo semplicistica.
Certo, ci sarebbe poi da capire perché l'amica (ripresa qui sopra in attività ricreative) sia ancora tale per la riottosa Eva, viste le conseguenze della sua stupidità. Questo e altri momenti della vicenda fanno pensare a una sceneggiatura che in alcune fasi abbia dovuto forzare la mano per trovare una quadra, ed è un peccato perché in realtà il film fa buone cose, procede con un bel ritmo (anche se in parte sporcato dalle fasi di cui dicevo lassù) e stimola curiosità verso il dicembre di Eva.
Tuttavia, ecco, l'impressione è che con un pochina più di cura in fase di scrittura quest'opera avrebbe potuto emergere un poco oltre la categoria del classico horror natalizio che affolla le feste ogni anno.
Direi che tra vederlo e non vederlo non passa una grande differenza, ma l'oretta e mezza che chiede una possibilità la può anche meritare.
Poi fate voi. Del resto io l'ho già visto.






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