Lo spettatore #260- Un altro Babbo particolare: Un amico molto speciale (La père Noel, 2014)

Dopo Silent Night, continua la rassegna sui Babbi Bastardi nel blog, un filone abbastanza ricco da contenere dentro di se parecchie variazioni sul tema. Del resto lo conferma anche il film di oggi, pensato per un pubblico preciso.

Intanto parliamo di un uomo in rosso lontano dalla figura che dominava l'altra pellicola fin qui trattata in questa specie di rubrica, ma comunque avverso alle leggi che regolano il vivere civile. Un ladruncolo da quattro soldi, che vaga in regime di libertà vigilata con tanto di braccialetto elettronico (la cui utilità ai fini della trama è prossima allo zero), che deve recuperare un po' di oro utile a estinguere un debito con dei ceffi. Potrei anche stare qui a discutere sulla praticità di indossare un costume così scomodo per eseguire un lavoro in cui l'agilità è merce preziosissima, ma farò finta di niente, perché tutto è ambientato nella notte più magica dell'anno e c'è un bambino da far sognare.

Se siete tra quelli che considerano irritante la maggior parte dei fanciulli nei film, la comparsa di Victor Cabal sullo schermo non sarà un motivo valido a farvi cambiare idea. Il piccolo è urticante come una notte passata in un letto di filo spinato, ha un visetto fastidioso come quello di un goblin che cerca di ingannarvi e non fa altro che urlare “Papà Noel aspettami” con una vocetta che attraversa la soglia della tolleranza. Che il giovane ladro portato sulla scena da Tahar Rahim non veda l'ora di liberarsene è comprensibile a livello umano prima ancora che dal punto di vista professionale. Solo che poi il ladro si frantuma una spalla e le qualità innate del giovanissimo scalatore gli tornano utili e qui, in buona sostanza, inizia la storia.


Da questo momento parte una commedia infantile zeppa di buoni sentimenti, ma piuttosto diversa da quella che vi proporrebbe il Ratto Maledetto, tanto per fare un nome a caso.
Intanto perché il malvivente sfrutta un bambino di cinque anni per svaligiare appartamenti, che già, se vogliamo, è una scelta importante. Ma poi perché nel corso dell'avventura non mancano momenti di (relativa) violenza, con le scazzottate dei bruti ai danni del nostro papà Noel, ma soprattutto prese di coscienza sulla reale entità dei sogni di un bambino, sulle speranze vane che a volte gli mettiamo in testa e, seppur tra le righe, sulle difficoltà che possono incontrare una madre sola, uno spiantato senza un soldo e un bambino orfano di padre che i cinque anni non proteggono abbastanza dal sentimento di perdita. Tutto trattato con delicatezza sufficiente a non far sembrare questo prodotto natalizio la favola della Piccola Fiammiferaia, mantenendo invece uno spirito frizzante atto a far scappare qualche sorriso anche a chi è fuori quota.
Che non vi sfugga di dire in giro che vi ho suggerito questo film però, perché non voglio mi venga affidata questa responsabilità. A essere onesti mi ci sono annoiato, anche se dura davvero poco e in qualche frangente ho trovato simpatico il progetto. Nulla che mi spinga da sostenere che valga una visione.
È una commediola che sfrutta l'umorismo slapstick per tenere avvinghiati a sé i più giovani, ma che non saprei bene dire se può essere apprezzata dal pubblico di riferimento, visto che in alcuni momenti non lesina sfumature più scure.
Ma probabilmente son tutte fisime che derivano dai tempi moderni e dalla dittatura morale della grande D. La Perè Noel è del 2014 ed è stato girato in Francia, tempo e luogo dove forse hanno deciso che anche i bambini possono capire le cose.






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