CDC #101- All'assalto degli insetti spaziali: Starship Troopers (1997)
Una cosa è certa: durante
il suo periodo americano Paul Verhoeven si è divertito un botto. Me
lo immagino davanti al portafoglio dei produttori eccitarsi come un
bambino sotto l'albero di Natale.
Se poi c'era l'occasione
di giocarsi la carta della satira, andando a pescare un libro
considerato apologia della violenza e di quel fascismo sommerso sotto
di essa per trasformarlo in un'opera altamente antimilitarista, il
nostro non poteva far altro che lasciarsi andare al gozzoviglio
estremo.
Anche se non mi stupirei
di sentire che all'epoca della sua uscita qualcuno sia riuscito pure
a prenderlo sul serio.
Del resto la capacità di
leggere tra le righe spesso manca a chi si approccia alle storie. Se
prendiamo lavori come Il Battaglione Perduto
e li affianchiamo a Starship Troopers possiamo notare che il
linguaggio utilizzato è molto simile, incentrato com'è
sull'esaltazione della vita militare. Tuttavia Veroheven lo alza di
tono trasformando l'epica del tipico film di guerra in una grottesca
messa in scena. Gli eroi fieri, fedeli e saturi di un'abnegazione
alla causa totale, qui diventano dei gradassi deficienti
completamente in mano a una guida sagace che sa sfruttare la loro
stupidità per alimentare un'industria bellica mai sazia.
La
guerra con i temibili insetti giganti non ha senso di esistere. Il
notiziario vagamente propagandistico che invade di proclami la
popolazione ci spiega come questi mostri alieni siano propensi a
lanciare asteroidi sul pianeta Terra. Ma vedendo quella massa informe
di carapaci vien da chiedersi come, per dio, possano essere in grado
di fare una cosa del genere.
Ma,
come ci insegna il cinema bellico finalizzato al reclutamento, non
occorre farsi domande. Bisogna combattere, financo farsi massacrare,
per un fine più alto che nessuno può effettivamente percepire.
Dacci un nemico e saremo tutti uniti per te.
Lo
dice il mitologico Michael Ironside in versione insegnante di
diritto: l'intera società è fondata sulla violenza. A premiare il
singolo è la legge del più forte. Una applicazione talmente
rigorosa che solo i militari ottengono diritto di voto e una strada
verso la carriera politica. Fantascienza esasperata? Forse, ma io in
ogni caso starei attento alle conseguenze dei provvedimenti presi per
fottere 'sto stronzo di virus. A qualcuno piaceranno sicuramente un
po' troppo.
Fatto
sta che per costruire un esercito di beoni servono gli elementi
giusti. Gente che possa rifiutare allegramente una prospettiva di
studio pur di mettere in mostra i muscoli. E anche qui Verhoeven
pesca piuttosto bene.
Le
facce che popolano i ranghi dell'esercito interstellare sono proprio
quelle che uno si aspetta. Vagamente anni cinquanta, totalmente
monoespressive, incapaci di comprensione. Non servono mica i grossi
calibri e il budget può essere risparmiato per gli effetti speciali.
Lo abbiamo già visto più volte questo stratagemma e spesso ci
abbiamo bestemmiato sopra. Eppure qui funziona benissimo.
Denise
Richards non è certo Anna Magnani, pochi dubbi su questo. Ma Paul la
usa come fosse il suo Nicholas Cage. La ragazza piazza delle facce di
gomma raramente credibili, ma perfettamente funzionali allo scopo.
Felice come una reduce da lobotomia quando scopre di essere stata
promossa, triste come una ragazzina offesa quando le macellano i
commilitoni. In mezzo nulla. Funziona proprio perché non si
intravede nessuna intelligenza uscire da quegli occhioni. Da brava
attrice abituata a mostrare le sue grazie e a farsi massacrare nei
modi più creativi, Richards fa esattamente ciò che deve: la prima
della classe totalmente alienata.
Uso
lei come esempio, perché forse è la più celebre del cast. Ma lo
stesso discorso può venire esteso a ognuno dei presenti. Escluso
Ironside, naturalmente. Lui deve fare la macchietta del personaggio
di fantascienza per contratto. Ma stando in una posizione più alta
rispetto alla carne da macello è anche l'unico a cui si riesce a
credere.
La
cosa più gustosamente assurda di tutte è che alla base del racconto
c'è una semplice storia di amore e amicizia tra liceali, di quelle
banali da film pomeridiano su Italia 1. Un concetto che spiega meglio
di qualunque altra cosa la leggerezza con la quale questi idioti si
lanciano in una guerra completamente folle.
Tutto
questo racchiuso in una cornice altamente spettacolare. Starship
Troopers, pur con i segni dell'età, è un godimento per gli occhi
ancora oggi ed è premiato da un ritmo a volte davvero esagerato.
Veroheven qui se la gode come un riccio. Da sfogo al bambino che
alberga in lui. Tutto è grande e grosso. Ci sono i soldi e lui non
vuole lasciare sul piatto nemmeno un centesimo.
Le
battaglie sono intense, il sangue scorre a fiumi, gli insetti
mutilano la marmaglia con una crudeltà efficacissima. Ogni cosa sta
al suo posto e davvero non c'è un solo attimo buttato via.
Quindi
penso che anche chi non sia riuscito a smascherare l'intento
satirico di Paul, pur se a denti stretti, guardando Starship Troopers
si sia divertito tantissimo.
Starshiop
Troopers, secondo me, è un film immortale. Una di quelle esperienze
esaltanti che meritano mille visioni, alla faccia della CGI
invecchiata male e di chi non ci è proprio arrivato.
Per
questi ultimi, magari, un suggerimento per la decrittazione del
messaggio potrebbe essere nascosto nel finale, quando al tizio di How
I Meet Your Mother in tenuta da gerarca nazista non interessa che gli
alieni vengano sconfitti, quanto che abbiano paura. Per me un colpo
di genio capace di mettere il punto esclamativo a un'opera già
ottima di suo.
Ti ringrazio per l'apprezzamento. Sono convinto che il tempo insegnerà tante cose anche a chi proprio non vuole capire.
RispondiEliminaHai detto bene: immortale. E divertente.
RispondiEliminaÈ un piccolo gioiellino, spaccone e forse slabbrato, ma volutamente.
Moz-
E' bello per quello in fondo. Esagerare e divertirsi nel farlo.
Eliminalo hai descritto come meglio non potevi fare
RispondiEliminama sappi una cosa: questo film e quelli successivi (fino al 3) li ho visti N volte.....
Si può fare di più. C'è sempre N+1
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