Lo spettatore #282- Tieni giù quelle mani: Speak no evil (2024)
Lo so, sarebbe stato meglio partire dal film originale danese e vi assicuro che l'intenzione era quella, solo che poi sono stato sequestrato dal ghigno di James McAvoy ed eccomi qua a parlare della versione lustrata di una storia che di lustrini ne ha davvero pochi.
Del resto JMC nel ruolo del pazzo si trova ingabbiato fin dai tempi di Split bizzarra opera shalamaiana nella quale l'attore aveva dato prova di una certa versatilità. Qui invece indossa i panni dell'amicone che non finisce mai di toccare con quelle dannate manacce piene di dita. Un tipo irritante con una famiglia di strambi dai quali io mi sarei allontanato fin dal primo giorno della vacanza toscana, ma che per qualche motivo a me ignoto finisce per affascinare Ben Dalton (portato sullo schermo da Scoot McNairy, perché se hai un Mc, a sto punto prendine due), un tizio che in quanto a drammi famigliari non è secondo a nessuno e che sembra incerto su qualunque decisione.
Quando l'allegra famiglia governata dal nostro JMC invita quella di SMC nella tenuta di campagna, il nostro amicone finirà per rivelarsi molto sinistro. Ma secondo me che avesse le ruote fuori asse si capiva già delle ferie estive. Ecco, il mio problema con questo film nasce soprattutto da questa circostanza, che poi è la causa scatenante di tutto ciò che segue. Ora, io ammetto le mie difficoltà relazionali, la mia passione per la solitudine e la fatica tremenda nel trovare simpatico un tizio incapace di tenere quelle dannate padelle in tasca, ma se provo a gettare uno sguardo generale sull'umanità mi riesce difficile credere alla cementazione delle amicizie nate in vacanza, perché è la circostanza a favorire i rapporti, non la genuinità del sentimento. Poi, oh, ci sta tutto eh, solo che ho sentito la necessità di forzare un poco la leva da parte degli autori per fare in modo che la sceneggiatura potesse andare avanti.
Il resto della pellicola è tutta una progressione verso il lato oscuro. Sulle prime JMC e compagna sembrano semplicemente due personaggi troppo espansivi, ma poi tra scherzi crudeli e atti osceni, la loro vera natura emerge piano piano trascinando lo spettatore verso l'inevitabile finale pirotecnico fatto di sangue e torture.
Un'impostazione simile paga lo scotto a un ritmo che per buona parte non può essere troppo pimpante, dovendo descrivere la normalità di un rapporto di amicizia che sta sbocciando tra le coppie e parallelamente, svelare le reali intenzioni dei simpatici villani.
Tuttavia il lavoro di James Watkins non mi ha mai conquistato, penalizzato dalla costruzione di una situazione troppo al limite per essere definita ordinaria. Perché diciamocelo chiaro e tondo, voi andreste a casa di questi due a passare un fine settimana tra il nulla delle lande? Se rispondete si e poi vi trovano aperti come pesci sul banco non venite a lamentarvi qui però (anche perché non potreste, suppongo).
I due villani si presentano con un pargolo “disabile” che sembra andare d'accordo con la problematica figlia della coppia dei protagonisti, tuttavia resto convinto che sia una motivazione un poco debole per gettarsi in mezzo ai pazzi.
Probabilmente il trucco dovrebbe consistere presentare il dannato smanacciatore come una persona un pelo fuori dalle righe, ma tutto sommato divertente, chi lo sa. So solo che io non ci sono cascato, anche perché appena si comincia a toccare divento nervoso. Ma, ripeto, questo è un mio limite.
Non so come fosse l'originale danese, se qualcuno l'ha visto magari mi faccia sapere se ne vale la pena. Ho sentito parlare delle riflessioni sociali e psicologiche che questa storia dovrebbe spingere nello spettatore, ma a me pare ci sia poco da riflettere qui.
Quello che credo è che sia tutta una questione di sfumature, di consentire ai protagonisti di scivolare lentamente nella follia del contesto e di guidare chi guarda verso l'imprevedibilità di una situazione che sulle prime pare normalissima.
L'allegria rabbiosa e i pettorali in perenne tensione di JMC, però, levano alla vicenda questi presupposti da subito e mi hanno lasciato lì a guardare una storia disperatamente aggrappata ai dettagli in attesa dell'inevitabile epilogo.
Non so, a me non è piaciuto.





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