Lo spettatore #240- Una maledetta moto parlante: I predatori dell'anno Omega (1984)

Ai tempi bizzarri nei quali ci è dato frequentare questo pianeta capita di trovare in giro per la rete degli autentici fans del prodotto di cui trattiamo oggi, e non parlo di strani elementi che amano torturarsi nella vana speranza di una risata in mezzo a tanto dolore.
Ora, io capisco che i gusti sono questioni personali insindacabili e che bisogna imparare a estrarre il bello dagli angoli più oscuri. A me però pare che in certi casi si voglia fare gli alternativi per forza.
I Predatori Dell’Anno Omega non è un film sciatto. David Worth ci mette una certa cura nel girare e anche se è vero che quando azzecca una ripresa tende a ripeterla infinite volte svuotando il guizzo tecnico della sua unicità, va detto che il problema qui non è dietro la macchina.
Piuttosto tutto ciò che di buono può creare l’abilità del regista viene devastato da un montaggio che non sembra avere il senso del tempo.
Si parte con una pazza corsa a bordo di una fastidiosa moto parlante da parte dell’eroe della vicenda (un Robert Ginty non proprio in parte) che prova a replicare gli inseguimenti del primo Mad Max. Non una botta di fantasia, ma dopotutto siamo nel pieno dell’epoca exploitation e la cosa importante è che assolva al suo scopo Solo che non lo fa.
Uno molto più bravo di me sostiene che i primi cinque minuti stabiliscono l’andamento di un film. Ecco, tra un muro di testo che sta sullo schermo per una vita, una motocicletta che dice cose senza senso con una voce irritante come il peperoncino negli occhi, tagli di montaggio che spostano il centro degli avvenimenti in modo che non si capisca nulla e una lentezza intollerabile, i cinque minuti hanno già detto tutto. Il resto è pellicola sprecata.
È importante non farsi ingannare dalla presenza di Donald Pleasence, attore che all’epoca accettava anche le recite dell’asilo pur di portare a casa un ingaggio. A popolare lo spettacolo troviamo piuttosto un mucchio di facce note del mondo B-Movie di casa nostra e una sequela di comparse che si ripetono continuamente, non necessariamente indossando costumi diversi. Ma non è che uno si aspetti una recitazione degna del Re Lear.
Così come è abbastanza ovvio che la sceneggiatura vada a pescare dai titoli pesanti. Si susseguono suggestioni dei due Mad Max, di The Warriors, di generiche distopie tecnologiche in stanze sterili, persino momenti fantasy con animali pericolosi infilati a pene.
Sarebbero scelte divertenti, non fosse così tutto moscio e lento, così tutto perduto nella lunghezza di scene che fanno venire voglia di urlare basta allo schermo, così tutto fiaccato da dialoghi privi di senso.
Poi c’è quel finale che vorrebbe forse suggerirci qualcosa, oppure, più semplicemente, preparare il terreno a un eventuale seguito che prego qualsiasi divinità affinché non sia mai diventato realtà. C’è la ridicola storia d’amore, naturalmente introdotta malissimo, con una protagonista femminile che fa la dura tra ragni e serpenti poi urla come una scolaretta appena vede dei tizi vestiti di stracci, c’è gente che cambia umore ogni secondo e altra che sembra determinante e invece scompare praticamente subito.
Tutto quello che può essere sbagliato in un film d’azione fantastica qui c’è, escluse le riprese di Worth, che forse funzionano bene solo per contrasto. Se volete potete dare la responsabilità al budget o alla prestazione degli attori non proprio convincente, ma sarebbero scuse che non reggono.
I Predatori Dell’Anno Omega è un film scritto male, che cerca di sfruttare le mode del momento ma non sa cosa vuole raccontare, né tantomeno come farlo.
Ammetto che l’ho visto perché contavo di sorridere della sua ingenuità e che sotto sotto speravo di incontrare un prodotto dignitoso come questo. Invece l’unica emozione che ho ottenuto è stata la noia per uno dei film più brutti che abbia mai visto.
Ma soprattutto il dispiacere per un’occasione mancata in un momento storico che permetteva certi esperimenti e per una produzione che aveva mezzi tecnici sufficienti per portare a casa un buon risultato.
Ma magari sono io che non ho lo spirito giusto. Ci starebbe. Provateci voi se volete, potreste finire per ingrossare la schiera degli appassionati. Io vi ho avvisati.






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