FL #15- Ancora tu: Rise of the Tomb Raider (2015)

Saranno passati più o meno trent’anni dal mio primo appuntamento con Lara: lei si mostrava tosta, esperta, capace di qualunque cosa grazie a un fisco statuario e a un coraggio che le ho sempre invidiato; io invece ero un ragazzino imberbe, più piccolo dei miei anni e non avevo mai visto il mondo. Eppure mi sentivo pronto per affrontare incredibili avventure assieme a lei e alle sue due imponenti caratteristiche.
Oggi l'ho incontrata di nuovo e mi sono trovato davanti una ragazza poco più anziana di quello che ero io trent’anni fa, a dimostrazione di quanto Il tempo sia stato cattivo con me, ma non con Lara a quanto pare. No, con lei proprio no.
A dire il vero il mio primo approccio con la nuova Lara è avvenuto un po’ di anni fa, ai tempi di Tomb Raider e del lancio della trilogia reboot. Un’interazione della quale ricordo pochissimo (può essere che la modella scelta per interpretare la protagonista fosse diversa da questa?) e ciò già dovrebbe far capire quanto mi ci sia appassionato.
l ricordi delle meccaniche che lo caratterizzavano sono sbocciati dentro la mia testa man mano che procedevo in questa seconda avventura, ma della storia raccontata non saprei dirvi niente. Una cosa che avverrà anche con Rise? Chi lo sa, ma del resto nemmeno i capitoli storici del marchio mi si sono impressi a vivo nel cuore, quindi vien da dire che almeno secondo me le trame non sono esattamente fulcro del progetto.
La nuova generazione di Tomb Raider è fatta di giochi molto guidati, che ripescano in maniera semplificata le dinamiche platform e gli enigmi dei loro antenati, mettendo nel contempo al centro del villaggio le sezioni di azione, con sparatorie e assalti ai nemici in aree organizzate allo scopo.
Certo, anche alla vecchia Lara capitava di esplodere qualche colpo, ma non l'avrei definita una pistolera. La nuova e aggraziata creatura partorita dagli studi di Crystal Dyinamics invece è spesso impegnata nei conflitti, elimina interi eserciti ed è sempre lì che mena le mani.
Non nego di essermi divertito nel giocare Rise, così come probabilmente non mi dispiacque il suo predecessore (se solo ricordassi…), ma non c’è nulla di rivoluzionario in questo schema e niente che possa renderlo indimenticabile.
Rise è un prodotto di pura evasione, fatto per divertire sul momento, con una grafica d’impatto e una direzione artistica di valore. Un’avventura forse un po’ troppo lunga per ciò che vuole raccontare, ma pulita, senza infamia né lode.
Se siete di quelli che cercano la sfida impossibile a tutti i costi, se amate la frustrazione che a volte (soprattutto per i limiti tecnici dell’epoca) i primi capitoli offrivano, se volete esplorare mappe infinite solo per scovare i segreti nascosti nei vari anfratti, forse questo gioco non fa per voi.
Rise offre tutte queste cose, questo è vero, ma lo fa proponendone solo un assaggio, preferendo piuttosto farvi spostare tra una portata e l’altra lavorando sulla varietà.
Non ci riesce sempre, perché è tutto facilitato da scelte di design viste altrove che evidenziano gli appigli e forniscono puntamenti automatici delle armi.
Devo dire che nonostante l'aspetto delicato e i gemiti che la fanno assomigliare a un’adolescente intrappolata in un film horror, Lara è ancora la ragazza tosta di un tempo. É caduta da ogni altezza, si è presa una valanga di legnate, ha sbattuto contro qualunque spuntone roccioso ci fosse nella mappa, ma si é sempre alzata, saltando come un gatto da un ramo all’altro, eliminando due eserciti e facendosi nuovi strani amici.
Possibile che io finisca per dimenticare tutto questo, ma se Lara mi stesse leggendo le direi di non crucciarsi troppo, tanto la prossimo sconto di Steam ci incontreremo di nuovo.
Io ne sono sicuro.





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