FL #12- La fine di un'era: Red Dead Redemption 2 (2018)
In passato mi è capitato
di pensare che un videogioco fosse bello perché raccontava storie
come un film. Una considerazione che nella mia stupida testa doveva
fungere da complimento, in quanto utile a sottolineare la maturità
del progetto, il suo essere qualcosa di più di un passatempo, la sua
forza nel generare emozioni.
Però con il tempo mi sono reso conto che il punto non è e non deve essere quello. Un film è un film e ha un suo linguaggio per veicolare la narrazione, cosa che vale anche per i romanzi, i fumetti, eccetera.
Di conseguenza anche i videogiochi devono percorrere i loro sentieri per arrivare al cuore del pubblico, senza derivazioni di sorta.
Qualcuno ci prova, qualcuno ci riesce.
Però con il tempo mi sono reso conto che il punto non è e non deve essere quello. Un film è un film e ha un suo linguaggio per veicolare la narrazione, cosa che vale anche per i romanzi, i fumetti, eccetera.
Di conseguenza anche i videogiochi devono percorrere i loro sentieri per arrivare al cuore del pubblico, senza derivazioni di sorta.
Qualcuno ci prova, qualcuno ci riesce.
La cosa da chiarire prima
di installare Red Dead Redemption II sul dispositivo è che non ci
troviamo di fronte a un Grand Theft Auto ambientato nel far west.
Approcciarsi all'opera Rockstar con l'insolenza che in passato ci ha
fatto scorrazzare per le strade di Liberty City significherebbe
rovinarsi la parte più importante dell'esperienza.
Ce se ne accorge subito. Il vasto mondo messo insieme dagli sviluppatori è immerso nel crepuscolo di una storia che sembra raccontare la sua fase finale prima ancora di iniziare per davvero. Il ritmo degli avvenimenti è blando e per tutta la prima parte, sempre che si decida di seguire il corso principale della trama, le missioni sono semplici questioni di sopravvivenza, utili a procacciarsi il cibo, adeguare l'abbigliamento al clima e così via. Il gioco non ha nessuna fretta di proiettarci dentro sparatorie o risse. Lo farà quando saremo pronti, emotivamente coinvolti dai rapporti tra i personaggi.
Il gameplay si adatta alla struttura di una storia western raccontata alla fine dell'epoca western, che coinvolge una banda di pistoleri raminghi giunta ormai al limite della coesione, che per protagonista ha il braccio destro del capo con qualche serio problema di salute.
In sostanza, la discesa è imboccata e l'unica possibilità che abbiamo noi giocatori è quella di frenare il più possibile per limitare la portata dello schianto che ci attende laggiù in fondo.
Ce se ne accorge subito. Il vasto mondo messo insieme dagli sviluppatori è immerso nel crepuscolo di una storia che sembra raccontare la sua fase finale prima ancora di iniziare per davvero. Il ritmo degli avvenimenti è blando e per tutta la prima parte, sempre che si decida di seguire il corso principale della trama, le missioni sono semplici questioni di sopravvivenza, utili a procacciarsi il cibo, adeguare l'abbigliamento al clima e così via. Il gioco non ha nessuna fretta di proiettarci dentro sparatorie o risse. Lo farà quando saremo pronti, emotivamente coinvolti dai rapporti tra i personaggi.
Il gameplay si adatta alla struttura di una storia western raccontata alla fine dell'epoca western, che coinvolge una banda di pistoleri raminghi giunta ormai al limite della coesione, che per protagonista ha il braccio destro del capo con qualche serio problema di salute.
In sostanza, la discesa è imboccata e l'unica possibilità che abbiamo noi giocatori è quella di frenare il più possibile per limitare la portata dello schianto che ci attende laggiù in fondo.
Uno dei punti di forza del
gioco è quello di non proporre un andamento lineare dell'avventura.
Con il solito compendio di missioni secondarie e facoltative, si
riesce a costruire una ramificazione degli avvenimenti sufficiente
anche a influire sulla campagna principale. Arthur Morgan saprà
farsi riconoscere dalla gente del luogo e alcune sue opere di bene,
se portate a termine, lo aiuteranno nei momenti più difficili.
Il tutto avviene all'interno di un mondo di gioco dettagliato come pochi, dove persone e animali sono vivi e tangibili come se fossero guidati da un'intelligenza artificiale in grado di crescere con il giocatore. Ovviamente non è così per davvero, in Rockstar si sono semplicemente inventati script e routine più lunghe e complesse rispetto al passato. Ma l'illusione c'è, ed è l'unica cosa che conta per davvero.
Certo tutta questa cura e le necessità narrative forse si pagano con un livello di sfida mai troppo accentuato. Ci sono alcune missioni che tocca ripetere un paio di volte, ma in generale RDR2 non arriva mai ad essere frustrante o a richiedere chissà quali pianificazioni per essere portato avanti. Funziona, fa il suo, in qualche occasione diverte.
Il tutto avviene all'interno di un mondo di gioco dettagliato come pochi, dove persone e animali sono vivi e tangibili come se fossero guidati da un'intelligenza artificiale in grado di crescere con il giocatore. Ovviamente non è così per davvero, in Rockstar si sono semplicemente inventati script e routine più lunghe e complesse rispetto al passato. Ma l'illusione c'è, ed è l'unica cosa che conta per davvero.
Certo tutta questa cura e le necessità narrative forse si pagano con un livello di sfida mai troppo accentuato. Ci sono alcune missioni che tocca ripetere un paio di volte, ma in generale RDR2 non arriva mai ad essere frustrante o a richiedere chissà quali pianificazioni per essere portato avanti. Funziona, fa il suo, in qualche occasione diverte.
Di sicuro coinvolge. O
almeno ha le carte giuste per farlo, perché racconta una storia
matura, difficile, a volte dura. Riesce a descrivere per bene quel
periodo di fine ottocento nel quale sono arrivati i treni a
rimpicciolire il continente privandolo della sua sanguinosa anarchia.
Però ammetto che, specialmente all'inizio, ho fatto molta fatica. Gli sviluppatori si sono presi un bel rischio nello scegliere quel tipo di tono per il loro lavoro. Chi come me è costretto a ritagliarsi manciate di minuti per ogni sessione, difficilmente si attacca a un racconto che procede lento e a un'azione che non sembra mai esplodere veramente.
Queste sono cose da tenere presenti quando si decide di acquistare un'opera simile, perché a meno di andare a sfogarsi nella modalità online (ed è fattibile per una volta), le pistole resteranno nella fondina e le parole sommergeranno tutto quanto.
Però questa storia poteva vivere solo in questo modo, a dimostrazione che i grandi capolavori dell'industria possono tracciare un solco nel terreno.
Bisogna solo vedere se si è pronti per qualcosa del genere.
Però ammetto che, specialmente all'inizio, ho fatto molta fatica. Gli sviluppatori si sono presi un bel rischio nello scegliere quel tipo di tono per il loro lavoro. Chi come me è costretto a ritagliarsi manciate di minuti per ogni sessione, difficilmente si attacca a un racconto che procede lento e a un'azione che non sembra mai esplodere veramente.
Queste sono cose da tenere presenti quando si decide di acquistare un'opera simile, perché a meno di andare a sfogarsi nella modalità online (ed è fattibile per una volta), le pistole resteranno nella fondina e le parole sommergeranno tutto quanto.
Però questa storia poteva vivere solo in questo modo, a dimostrazione che i grandi capolavori dell'industria possono tracciare un solco nel terreno.
Bisogna solo vedere se si è pronti per qualcosa del genere.
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