Lo spettatore #226- Caos totale: Crank: High Voltage (2009)

Ammetto di aver schierato Crank nel ristretto plotone dei miei desideri proibiti. Non ho idea del perché, dato che a me Statham sta abbastanza sulle scatole e le poche immagini del film che mi sono giunte agli occhi hanno gravemente infierito sulle retine. Eppure mi è sempre sembrato il prodotto ideale per quando, ormai devastato dalla stanchezza, mi fosse venuta volta di sedermi sul divano e lasciarmi coccolare da eventi imbecilli privi di qualsiasi senso logico.
Alla fine il cervello si è congedato per davvero e così è giunto il tempo di affidare allo schermo Crank, anche se, in mancanza del primo capitolo, ho dovuto ripiegare sul secondo.
Tanto mi sa che è la stessa cosa.

Nella vita vi capiterà di incontrare qualcuno capace di sostenere (restando serio) che Crank: High Voltage è un film rivoluzionario, capace di riscrivere le regole della grammatica cinematografica, vorace divoratore di ritmo, violento e scanzonato insieme o addirittura semplicemente bello. Dopotutto il mondo è un luogo molto vario, popolato da persone bizzarre che hanno il diritto di esprimere anche le più bislacche opinoni.
Per quanto mi riguarda l'unica cosa che posso affermare senza ombra di dubbio è che di Crank non ci ho capito letteralmente una mazza (e io che pensavo che solo le opere di alta valenza artistica potessero essere criptiche).

Tutto gira attorno all'alta tensione. No, non il ciclo di thriller che va in onda su non ricordo quale canale televisivo. Intendo proprio l'alta tensione, quella che passa attraverso i fili elettrici e che serve al nostro "simpatico" Statham per alimentare il nuovo cuore artificiale che qualche sgherro gli ha impiantato nel petto.
Va da sé che l'opera dei due (due!) registi (Brian Taylor e Mark Neveldine doveste decidere di inviare lettere di reclamo) punta tutto su ciò che l'alta tensione fa venire in mente. Convulsioni, potenza delle immagini, velocità. Se immaginate che ciò trasformi Crank in un cinefumetto, direi che siete quasi fuori strada. Qui ci troviamo di fronte a un cinevideogioco, che alla leggerezza dei prodotti usciti dai vari multiversi, aggiunge anche una messa in scena spezzettata nella quale ogni missione del nostro è trattata come un livello a difficoltà crescente.  
L'aspetto della pellicola è ripugnante, ma si tratta di una scelta voluta per accentuare la sensazione sporca che avvolge la messa in scena. Ovviamente la fauna che popola lo schermo è composta da personaggi ultra carichi, gente che dovrebbe uscire dalla quarta parete e incidersi nei ricordi. Non ci riescono, perché stanno in scena pochi secondi e sono il riciclo di caratteri già abbondantemente visti in passato. Le situazioni che i registi ci offrono, poi, sono semplicemente stupide, talmente fuori scala da non riuscire mai divertenti e travolte da una fretta spasmodica accoppiata a delle scelte di regia utili solo a costruire caos.



Certo, sotto certi punti di vista vorrei considerare Crank:High Voltage un film coraggioso. O quantomeno sfrontato. Un prodotto che se ne frega delle regole e prova a proporsi come rivoluzionario e visto che i produttori sono riusciti a coinvolgere un artista ritroso come Mike Patton, potrei quasi credere che la rivoluzione sia riuscita, anche se io non l'ho capita per niente.
Dopotutto ogni rivoluzione si trascina dietro una scia di sangue e disperazione che a posteriori preferiamo dimenticare perché possiamo leggere il risultato finale senza coinvolgimento diretto.
Purtroppo a volte anche il risultato sembra così dannatamente sbagliato.


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