Lo spettatore #212: Dalla prima serata di Italia 1- Cuba Libre (Judgment Night, 1993)

Chi lascia la via vecchia (e intasata) per la nuova si ritrova nella merda. Questa sembra essere la morale di Cuba Libre, un film attualmente sconosciuto ai più, ma che ai suoi tempi andava forte anche grazie alla generosa programmazione di Italia 1.


Nel tentativo di dribblare un ingorgo autostradale, quattro ragazzotti della Chicago bene, si ritrovano nel mezzo di un quartiere pericoloso e innescano una serie di eventi che li renderà protagonisti di una nottataccia di quelle che era meglio starsene a casa.
Stephen Hopkins raccontandoci questa storia ci chiede di non formalizzarci troppo sul fatto che un gruppo di teppisti organizzati difficilmente si metterebbe a provocare tutto quel baccano. Piuttosto costruisce intorno ai suoi eroi un'ambientazione decadente, una sorta di fine del mondo a due passi dal mondo. Un luogo tipico nel cinema di quegli anni, che funzionava perché estremizzava una realtà esistente.
Ma suppongo che al regista di tutto questo interessasse il giusto. Quello che contava davvero era la storia con il suo ritmo spedito, ma non forsennato.

Per portare a casa la pagnotta Hopkins si circonda di facce note, ognuna delle quali titolare di un carattere specifico e ben definito, perché troppe sfumature dentro una sceneggiatura come questa non servono.
C'è il neo padre di famiglia, che cerca una serata di libertà dai suoi doveri coniugali, c'è il fratello tutto matto tirato dentro all'ultimo, l'amico nero che fa il simpatico e l'affarista spregiudicato che pensa di cavarsela sempre raggirando il prossimo con le parole. Bene. Questi quattro rappresentanti della borghesia vengono affrontati da una banda di criminali che rivendica giustificazioni per la propria crudeltà, anche se non si arriva mai a parlare davvero dei temi sociali, utili solo a far funzionare qualche dialogo qui e là.
Piuttosto a trainare il progetto sono la fuga e il relativo inseguimento, entrambi dominati dalla bionda figura di Denis Leary, tirato a lucido per l'occasione e titolare di un ruolo da cattivo che gli permette un certo istrionionismo.
Ovvio, il legame con questo film per me nasce nell'adolescenza, quindi è possibile che la mia opinione su di esso sia macchiata dal sentimento. Però, visto nel 2023, Cuba Libre è ancora un ottimo rappresentante del cinema d'azione.
Non è esagerato come certe pellicole moderne, non è gonfio di effetti speciali, si trascina dietro il classico lieto fine con il cattivo che parla troppo e si fa fregare come un babbeo. Ma diverte, gestisce i rimi costruendo la tensione e sa anche come e quando eliminare alcuni personaggi dalla sceneggiatura.
Pur essendo scomparso dai palinsesti, ucciso assieme a tutto il cinema della sua epoca, credo che Cuba Libre possa ancora dare qualcosa agli spettatori, fosse solo per una semplice serata di intrattenimento.
Provatelo.



Commenti

  1. Siamo in due legati a questo film che merita una riscoperta, come il suo regista. Bel ritmo, bella tensione, avercene di film così e ottima analisi ;-) Cheers!

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  2. Lo proverò, visto che mi piacciono i film d'azione.
    Ieri sera ho visto un film di Steven Seagal che non conoscevo, Today you die.
    Lo conosci?
    Ti abbraccio.

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    1. Dal nome mi sa che non lo conosco nemmeno io. Ma con Seagal non ho un bel rapporto.

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