Iuri legge per voi: Soft Apocalypse (2011) di Will McIntosh

Potrei raccontarvi mille storie sul perché io abbia deciso di acquistare questo Urania dall'edicolante di fiducia, ma la verità è che ho scelto Soft Apocalypse solo perché ha un nome quasi uguale a quello del primo videogioco che ho avuto sul Commodore. Lo so, sono un sentimentale.

Il racconto ci proietta da subito nell'America devastata dalla crisi economica, senza presentazioni o premesse. Le cose vanno male per il protagonista, un laureato che si è visto privare del futuro e che deve sfangarsela con alcuni amici dediti al nomadismo. Schifati dalle comunità, derisi e offesi dal mondo, obbligati a dribblare malattie e pestilenze i nostri eroi vivacchiano, tra i ricordi di un passato d'oro destinato a non tornare più e un futuro che non promette nulla di buono.
Argomentazioni interessanti che permettono a McIntosh di mostrarci lo spirito di adattamento dell'umanità a ogni stravolgimento che le si piazza davanti. Si tira avanti, accettando la nuova realtà e tentando di estrane il meglio. Ma più gli anni passano, più le cose peggiorano. Vivere diventa pericoloso, eppure fino all'ultimo il protagonista sembra non voler credere all'apocalisse in atto, convinto che arriveranno momenti migliori. In realtà l'anarchia procede inesorabile e l'umanità, come sempre in queste storie, retrocede a uno stato tribale dove i piccoli gruppi arraffano solo per se stessi diventando tanto più spietati tante meno sono le risorse disponibili.
Non mancano i personaggi intriganti, come Derdire, star nichilista che sembra la perfetta evoluzione delle nostre influencer, sempre più disposte a tutto pur di attirare l'attenzione. Ma anche incredibilmente onesta con se stessa quando prende una decisione colossale a un certo punto del romanzo.
Il libro parla di un'epidemia nel 2020 e di una guerra scatenata dalla Russia nel 2022. Il che non sarebbe nulla di strano, non fosse stato scritto nel 2011.
Al di la di tutto si tratta di un romanzo con un grande potenziale, che avvince piano piano. Gli va data una possibilità, soprattutto all'inizio, quando nulla sembra accadere se non le solite cose da fine del mondo. Invece sa sorprendere e gliene va dato atto.
Solo che c'è un grosso problema. Può darsi che Will McIntosh sia un pessimo scrittore, incapace di tenere insieme una frase di senso compiuto che sia una. Oppure, più probabilmente, ci trovaimo di fronte a una traduzione presa e incollata da una versione piuttosto vecchia di Google Translate.
La disposizione delle parole nelle frasi è di pura matrice anglosassone, tanto che alcuni periodi ho dovuto rileggerli più volte perché non capivo il significato di quello che c'era scritto. Per di più certi termini sono sconcertanti (mansione per dire casa) e confondono non poco.
Ora, tempo fa ho scoperto l'esistenza di una corrente che vorrebbe favorire le traduzioni letterali per rispettare la lingua originale. Una cosa per me priva di senso, perché ogni lingua ha i suoi suoni e le sue regole e l'adattamento è fondamentale per rendere omaggio ai concetti espressi dagli autori.
Non so se Urania in questo caso si sia affidata a questa idea o se abbia imbastito l'uscita in fretta e furia per qualche motivo a me ignoto. Spero solo di non trovare mai più una cosa del genere in un libro da edicola sul quale spendo dei soldi.
A tradurre col Translate son capace da solo.
Grazie.

Commenti

  1. "Ora, tempo fa ho scoperto l'esistenza di una corrente che vorrebbe favorire le traduzioni letterali per rispettare la lingua originale. Una cosa per me priva di senso, perché ogni lingua ha i suoi suoni e le sue regole e l'adattamento è fondamentale per rendere omaggio ai concetti espressi dagli autori.". Solo per questa frase mi alzo in piedi e ti appaludo all'infinito.
    Il rispetto delle lingue anzitutto.
    Parlando della storia, tenendo conto che già nel 2011 c'erano tensioni fra Russia e Ucraina (che poi ha iniziato il massacro del Donbass nel 2014, cosa su cui molti glissano perché fa comodo) non è poi tanto strano che l'autore abbia immaginato una guerra.
    Magari l'avrebbe fatto lo stesso, tanto lo sappiamo che nel mainstream americano qualciasi cosa sia russa o russofila è il male a priori.
    Ti abbraccio.

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    1. Azzeccare l'anno è stato un colpo notevole però. Grazie per la visita!

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