Lo spettatore #194- I succhia atmosfere: 30 Giorni Di Buio (30 Days of Night, 2007)

A Barrow, nell'estremo nord dell'Alaska, per un mese la luce diurna lascia spazio a una notte che pare non voler finire mai. Alcuni abitanti, poco inclini a vivere 30 giorni nel buio illuminato da lampioni e cristalli di ghiaccio, prendono la loro roba e se ne vanno. Gli altri, invece, affrontano la situazione. Anche perché starsene a letto per un mese intero con la scusa della notte dev'essere una roba fuori dal mondo.
Peccato che viviamo in una società ingiusta. Nemmeno il tempo di scaldarsi sotto le coperte che arriva una mandria di vampiri a rompere le palle. Ma dove andremo a finire, chiedo io.

30 Giorni Di Buio si vende come horror, ma in realtà è uno di quei prodotti moderni che vogliono miscelare i generi. Ne viene fuori un pastone nel quale a vincere e portarsi via tutto quanto è l'azione, autentica mangia atmosfere del cinema moderno.
David Slade anche ci prova, non dico mica di no. Soprattutto all'inizio, quando l'isolamento del villaggio gli consente di mettere in piedi le dinamiche da assedio fondamentali per un'opera del genere. C'è il buio (come forse avrete intuito) una sequenza mortale di tempeste che rende il mondo gelido e bianco e un manipolo sopravvissuti alla prima ondata costretto a barricarsi tra un posto e l'altro in attesa che albeggi. Tutto è ben apparecchiato, ma la portata principale rappresentata dalla claustrofobia non arriva mai sul tavolo.
Ovvio, io che amo gli spazi stretti perché sono un gatto faccio sempre un poca di fatica a immedesimarmi in queste situazioni. Ma stavolta non è tutta colpa mia, giuro. Secondo me c'è qualcosa che manca qui.

No, lui c'è. Ma forse il problema è proprio quello. Una scelta che personalmente ho apprezzato poco nel lavoro di Slade è stata quella di rendere subito palesi i mostri che assalgono i nostri beniamini. Al di la di una primissima parte nella quale prova a tenerli nascosti al solo scopo di farli spuntare di colpo e farci prendere uno spaghetto, il regista si porta molto vicino a loro, mostrandoceli mentre comunicano con dei versi da tazza del water vista dal lato sbagliato e facendoci capire come questi siano organizzati in una società dalle gerarchie ben definite, con regole precise e un capo carismatico di riferimento.
Vero, il regista opta per dei vampiri simili al Nosferatu di Murnau, piuttosto che sul mito romantico che ormai ha travolto la fantasia collinare. Ma è un piccolo pregio, perché muovendosi come si muove il film si spoglia di molta della tensione derivante dall'assedio e soprattutto ci chiarisce abbastanza in fretta quale sarà l'esito di tutta la pappardella: lo scontro finale tra l'eroe di Josh Harnett e il cattivo affidato a Danny Houston. Tutti gli altri saranno inevitabilmente bellezze da salvare o carne da macello, compresi gli eroi tragici che si palesano fin dal minuto cinque.
Un po' poco per un prodotto che vorrebbe dirsi dell'orrore.
Certo, se poi il film si fosse chiamato 30 Ore Di Buio sarebbe stato anche meglio, perché non bastano le sovraimpressioni a dare il senso del tempo che passa. I nostri trascorrono un mese nel paesotto infestato, ma di fatto noi dobbiamo accettare la cosa senza che ci venga trasmessa in alcun modo dagli sviluppi della trama. Non si ha mai la sensazione di un periodo così lungo, perché il ritmo del film non lo consente. Slade ha troppe cose da far scoppiare, troppi fucili da far sparare, troppo sangue da buttare sulla neve e troppe botte da far scambiare tra eroi e cattivi.
Così tutto fila via veloce e un altro bel pezzo di atmosfera viene sospinta via. Il tutto per portarci verso un finale da tragedia che stava scritto in faccia ai personaggi fin dai titoli di testa.
Così 30 Giorni Di Buio si rivela un prodotto senza particolari picchi. Non è un brutto film in senso stretto, questo è giusto dirlo. Ha dei momenti interessanti, un buon ritmo e le due orette scarse se le prende senza troppi rimpianti. Eppure a volte rischia di rendersi ridicolo, tipo con quella bambina vampira che vorrebbe essere inquietante e invece non ci riesce.
Tutto sommato però è una visione che si può anche affrontare, a patto di accontentarsi dell'action a tinte oscure. Perché se sperate in un horror claustrofobico qua cascate male, che i vampiri si son succhiati anche le atmosfere.





Commenti

  1. Io sono rimasta fregata da quel "Sam Raimi" presenta, e così mi si sono spenti i neuroni per tutta la durata del film.
    Ti abbraccio.

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    1. Ti è piaciuto? A volte fa bene anche spegnere tutto e godersi un bel fil m fracassone. Io però me lo sono goduto poco.

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