Lo spettatore #190: Le luci e i colori: Flash Gordon (1980)

Il mondo del cinema è costellato di capolavori. Pochi, facili da reperire, pressoché imperdibili. Ma cosa mi dite di quei film che ti sconsigliano ogni volta che saltano fuori in un discorso? Perle così immonde che si fatica a credere esistano per davvero. Lasciarseli scappare è possibile, anzi, quasi doveroso. Però poi il tarlo ti rimane, perché magari non sono così male come ti è stato detto. Forse, chi lo sa, dentro ci si può trovare qualcosa di buono, Di bello addirittura.
Allora mandi a stendere tutti i buoni consigli di chi ti vuole bene e ti lanci nell'impresa di recupero. Se poi Prime Video ti dà una mano, tanto meglio.
Sul finire degli anni settanta l'opera di George Lucas sdoganò nei cinema di serie A il concetto di fantasy ad ambientazione cosmica. Poco dopo comparve sulla scena il Superman di Richard Donner ridando anche a quegli strani tizi volanti col costumino una dignità fin lì calpestata.
Molti produttori annusarono l'affare, sognando botteghini traboccanti di denaro e quintali di pupazzetti su licenza a ingrossare portafogli. Tra questi Dino De Laurentis che chiamò il regista Mike Hodges per mettere su pellicola la nuova idea geniale. Fondere in un unico prodotto il cappa e spada delle space opera e l'avventura dei supereroi. Occorreva solo il personaggio giusto.
Il quale naturalmente (se no non starei scrivendo questa cosa) fu individuato in Flash Gordon, antico fumetto pubblicato negli (o dagli) anni 30.
Il risultato di tutte queste suggestioni è un film di poco meno di due ore (che comunque paiono durare il doppio) caratterizzato da un soggetto assurdo secondo il quale un giocatore di rugby (ma credo in origine fosse Football Americano) si trova del tutto casualmente a fermare le mire espansionistiche dell'imperatore interstellare Ming.
Chiaramente prendersi troppo sul serio con una trama come questa è fuori discussione. Hodges vira decisamente sulla commedia, anche piuttosto fisica, pur di portare a casa un prodotto con un minimo di senso. La scelta è vincente e funzionerebbe pure bene, non fosse accompagnata da altre che invece giocano contro la riuscita del progetto.
Certo, gli effetti speciali sono dozzinali, direte voi e Dino De Laurentis non voleva spenderci troppi dollari sopra. Ma comunque va detto che gli standard imposti dalle Guerre Stellari di Lucas non erano ancora a disposizione di tutti gli artisti.
Qui se ne accorgono e non provano (o almeno non sempre) la strada dell'imitazione. Piuttosto adattano il contesto al valore della produzione, ovviando alle mancanze con un uso spasmodico di colori sfavillanti, costumi sgargianti e attimi di pura psichedelia visiva. L'aspetto generale è profondamente kitsch, ma comunque dà vita a un corpo organico bilanciato. Quasi un universo credibile.
Anche perché sotto suonano i Queen del periodo disco music, ottimi per raggiungere quel tocco glam che si intona alla perfezione.
Solo che l'anarchia non si ferma solo all'aspetto visivo del prodotto, ma coinvolge anche la narrazione.
Pur raccontando una storia semplice, l'intreccio a tratti è folle. I personaggi vengono gettati nella mischia senza alcuna presentazione, non creano empatia col pubblico e si muovono per lo schermo spinti da evidenti esigenze di sceneggiatura piuttosto che da una motivazione, per quanto labile.
Succedono cose a delle persone. Flash potrebbe restarci secco almeno 4 volte, ma anche se la sua situazione non ha vie di uscita, compare sempre qualche trabiccolo a trarlo di impaccio. Direi che l'intero racconto si basa sui rischi che affliggono il nostro rugbista biondo, ma siccome è il protagonista, nulla di ciò che lo riguarda mette davvero in apprensione. Tanto lui è Flash Gordon e, almeno da titolo, alla fine ci arriva.
Una scrittura sciagurata che coinvolge ogni aspetto di questa vicenda, messa insieme probabilmente in fretta, tanto per tirare fuori qualcosa che potesse adattarsi alle mode del momento.
Certo, la parte finale riesce ad essere pimpante e questo consente allo spettatore di lasciarsi alle spalle buone sensazioni in merito all'opera in questione.
Ma Flash Gordon resta un pasticcio difficilmente godibile, invecchiato male e pure difficilmente collocabile come pubblico di riferimento, vista la sua indole da avventura per ragazzi punteggiata da elementi di erotismo spinto non troppo nascosto.
Lui però se ne frega e resta là, incastonato nella storia e verrà ricordato per sempre. Chiamalo scemo.








Commenti

  1. Gran omaggio, non tutti i grandi film devono essere classicamente belli, a qualcuno basta diventare mitico in maniera diversa, tipo così ;-) Cheers

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    1. Uno specchio del suo tempo. Approssimativo, ma comunque pieno di carattere.

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  2. L'avevo recuperato per curiosità ai tempi di Ted ed ero rimasta scissa tra l'orripilato e l'esaltato. E' sicuramente uno di quei film Scult che non rifaranno mai più, ma ha i suoi pregi e un' "innocente" freschezza in virtù della quale è impossibile da odiare.

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    1. E' vero. Ha tutti i difetti del mondo, ma comunque lascia dietro di se buoni sentimenti.

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