Motorsport is dangerous- capitolo3: Le procedure- Zolder 1981

Ci sono momenti in cui l'atmosfera che grava su un determinato luogo pare pregna di pessimi presagi. O magari è così che le percepiamo nei nostri ricordi, filtrati e rimescolati dallo scorrere del tempo.
Di sicuro, domenica 17 Maggio 1981 a Zolder l'aria era malsana e non a causa dei mefitici gas di scarico delle Formula 1 schierate sulla griglia di partenza.
In un ospedale a pochi chilometri del circuito si stava consumando una tragedia troppo assurda anche per uno sport pericoloso come l'automobilismo da corsa. Poi c'erano le tensioni politiche ad avvelenare un ambiente deteriorato e pronto al grande strappo.
Una brutta, brutta situazione.

Se volessimo fare i fatalisti potremmo considerare il circuito di Zolder sfortunato. Poco meno di un anno dopo gli avvenimenti trattati qui, infatti, vi troverà la morte Gilles Villeneuve, uno degli idoli dei tifosi, in un incidente talmente incredibile da sembrare irreale.
Ma se dovessimo fare la punta agli eventi del 1981, beh, forse ci accorgeremmo che la sfortuna c'entra fino a un certo punto.
Zolder, soprattutto a quei tempi, si presentava anacronistico, con una sede stradale stretta e una corsia box inadeguata alla velocità (all'epoca non limitata) dei bolidi più potenti del mondo.
Se a ciò aggiungiamo che la politica serve a niente e lo scontro di potere tra il sindacato delle squadre inglesi (FOCA) e la federazione internazionale (FISA) viveva il suo apice, abbiamo fatto filotto.
Tra iscrizioni e disiscrizioni, prequalifiche annunciate e poi cancellate, vetture presenti e poi assenti e poi di nuovo presenti, il caos venerdì mattina in pista era pressoché assoluto e siccome in Formula 1 si va forte, l'incidente se ne stava acquattato dietro l'angolo.
Fu così che un meccanico del team Osella, forse inciampato e caduto dal muretto alla corsia box, venne travolto dalla Williams di Carlos Reutmann in transito. Il ragazzo lottò in ospedale fino alla domenica, quando si spense a causa dei traumi riportati.
Questa, appunto, è la tragedia.
Jean Marie Balestre, ai tempi autoritario e controverso presidente della FISA, a vederlo in faccia sembra proprio il cattivo dei film. Fin troppo facile accusare lui e il suo polso per le decisioni forti che caratterizzarono in maniera irreparabile quel fine settimana. Ma non è così semplice. Di fatto c'entrarono tutti, a partire dai costruttori (lealisti o meno) che non volevano perdere il gettone dei diritti televisivi e forse anche parte dei piloti, già allora poco interessati a quel che succedeva fuori dalla loro bolla.
Fatto sta che le maestranze delle scuderie ne avevano abbastanza. L'incidente del venerdì aveva evidenziato un problema che ai tempi esisteva ed era sentito, seppur mai troppo considerato. Dentro quelle pit lane strette e con i garages così ravvicinati, si muoveva troppa gente. Presentarsi in una struttura come Zolder e dare il via libera a trentuno macchine di qualificarsi solo per evitare controversie legali non andava bene. Soprattutto per chi su quelle monoposto doveva lavorarci.
I meccanici delle varie squadre (assieme ad alcuni piloti, è giusto dirlo) quindi organizzarono una protesta, schierandosi sulla linea del traguardo prima della gara di domenica, costringendo gli organizzatori a rinviare il momento del via. FISA e FOCA montarono su tutte le furie, mentre i tempi dell'Eurovisione si accorciavano davanti ai loro portafogli.
Comunque tra promesse e minacce, la situazione tornò sotto controllo e i piloti che già non erano a bordo salirono in vettura.
Qui iniziò la farsa.
Se vi chiedeste perché il giro di ricognizione in Formula 1 non si svolge come in MotoGP (ma perchè dovreste?), analizzare quello che successe a Zolder quel giorno potrebbe rivelarsi illuminante.
A quei tempi, infatti, non esisteva una regola che imponesse alle monoposto di procedere in fila indiana. Ognuno scaldava le gomme come voleva e affrontava il giro alla velocità che riteneva opportuna. Tanto poi sulla griglia tutti si sarebbero posizionati sulla piazzola assegnata.
Ma quella volta non tutti salirono in vettura allo stesso momento. I piloti partirono alla spicciolata, con distacchi anche notevoli tra uno e l'altro. Piquet, ad esempio, arrivò sulla griglia in netto anticipo rispetto agli altri e per non stare fermo e cuocere tutto quanto, decise di fare un ulteriore passaggio. Reutmann, invece, si fermò subito, rimanendo in attesa per dei minuti, finendo inevitabilmente per surriscaldare la macchina. Altri si posizionarono sulla piazzola sbagliata e dovettero essere retrocessi a spinta. Altri ancora fecero spegnere il motore quando le temperature andarono alle stelle.
Di tutto questo, incredibilmente, il direttore di corsa non si rese conto e diede il via a una procedura che ormai sembrava completamente saltata.
Nel frattempo Riccardo Patrese si mise a segnalare con potenti sbracciate che la sua Arrows giaceva inerte sul selciato. Un meccanico del team, quindi, si tuffò in pista armato di motorino di avviamento e si stese dietro la vettura adoperandosi per ridarle vita. Assurdamente, intanto, i semafori divennero verdi.
Ecco, forse da qui in avanti sapete da soli come andarono le cose, perché vennero trasmesse sui teleschermi di tutto il mondo. A farvela breve Stohr, compagno di squadra del pilota padovano, non fece in tempo ad evitare la vettura ferma in mezzo alla pista, travolgendo la stessa e il meccanico disteso dietro. Guardando il filmato pare di assistere a una tragedia orrenda. In realtà, per fortuna, il meccanico se la cavò relativamente con poco, evitando così alla Formula 1 di dover giustificare un dramma dentro un altro dramma.
Eppure, sembra incredibile, una direzione corsa ormai probabilmente nel pallone non sospese la gara. Ci dovette pensare Pironì, in quel momento terzo, che passando sul rettilineo dei box e vedendo l'ambulanza e la gente indaffarata, decise di rallentare fino a fermarsi, obbligando di conseguenza i colleghi a fare altrettanto e costringendo gli organizzatori a esporre bandiera rossa.
Non sarei neppure stupito se Jean Marie Balestre o Bernie Ecclestone avessero proposto la squalifica per il francese. Ma di questa eventualità non ho trovato notizie.
Per quanto rigida e assetata di denaro, oggi la Formula 1 difficilmente si permetterebbe scene come quelle viste a Zolder. Il mondo è fortunatamente cambiato e la professionalità degli organizzatori, unita alle esigenze di un pubblico non più disposto a tollerare l'improvvisazione (con quello che costano i biglietti, tra l'altro) hanno portato la categoria ad adottare procedure inflessibili, spesso trascinandosi dietro anche il resto del mondo delle corse.
Certe regole oggi suonano assurde. Come il giro di ricognizione in fila indiana. Eppure sono figlie dell'esperienza e della necessità di evitare calamità come quelle accadute il 17 Maggio del 1981.
Parlare di risultati e prestazioni è molto meglio che discutere di tragedie evitabili. Magari qualcuno un giorno lo capirà anche fuori dal mondo delle corse. Intanto il fatto che lì dentro ci si sia arrivati è un buon segnale.




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