Iuri legge per voi: Nella Notte (2019) di Concita De Gregorio

La politica è una schifezza, lo sappiamo tutti. Quella che dovrebbe essere una nobile vocazione viene lerciata da tramette utili solamente a mantenere al potere individui privi di qualunque talento. Poi tutti quei rituali elefantiaci, talmente noiosi da sembrare ideati apposta per mantenere le distanze tra chi governa e la società civile.
Eppure in tanti ci siamo appassionati alle vicende di Game Of Thrones, che prima di perdersi in stagioni scritte dai ragazzi delle elementari, altro non era che un lungo trattato sulla politica ambientato in un medioevo fantastico.
Uno strano dualismo quello che ci coinvolge e che forse trova soluzione nel fatto che quelle tramette le detestiamo solamente perché vengono sviluppate sopra le nostre teste, senza che vi sia la possibilità di un coinvolgimento diretto. In realtà gli intrighi ci appassionano, così come amiamo assistere alle trovate degli strateghi che si muovono dietro al sipario del potere. E chissà? Magari proviamo pure un briciolo di empatia per quei crudeli personaggi disposti a tutto pur di salire la scala sociale. Forse perché, la butto lì, molti di noi al loro posto agirebbero allo stesso modo.
Io almeno mi sento così e non potevo farmi sfuggire un libro che sembrava parlare proprio di questo.
Sono convinto che il titolo di un'opera possa imprimere una spinta notevole alla curiosità del potenziale lettore, purché sia diretto, preciso e sappia celare il mistero come fosse una promessa. Nella Notte in questo senso è così semplice da risultare irresistibile anche per uno come me che non conosce l'opera di Concita De Gregorio, che ha visto l'autrice giusto un paio di volte alla televisione (senza apprezzarne troppo l'eloquio, per altro), ma che è abituato a pesare gli scrittori per i loro romanzi, piuttosto che quando vengono invitati nelle trasmissioni e interrogati a sproposito su qualunque argomento.
Il titolo prometteva un'indagine politica sospesa tra realtà e immaginazione con qualche incursione nel noir. Invece mi sono trovato davanti alle avventure di un personaggio perfettino e infallibile, che combatte contro l'asprezza di un mondo abile a chiudersi in se stesso e che alla fine rinuncia alla ricerca perché non ne vale la pena. Ma che ci tiene a lasciarci con un messaggio positivo da cioccolatino: mi raccomando ragazzi, la morale.
De Gregorio per accompagnarci nella storia utilizza personaggi inventati, ma si riferisce a fatti reali. Un modo di fare fiction che ci può stare, con il quale altri si sono spinti in profondità, e che offre un punto di vista intrigante su avvenimenti spesso nascosti dalla propaganda dei partiti. Ma è anche un approccio pericoloso nel momento in cui si pesta il piede sbagliato.
Immagino che chi si prende questo rischio sfrutti il romanzo per impicciarsi di affari che sarebbero nostri, ma che qualcuno prova a nascondere. Un certo tipo di letteratura fa proprio questo. Non sempre in maniera corretta, è giusto dirlo.
Qui invece niente. Quando la situazione sembrerebbe sul punto di scaldarsi, sparisce tutto. Il testo diventa la storia di una ragazza integerrima che rinuncia alle sue ricerche per fare del bene in un altro modo (non mi ricordo nemmeno quale tanto è anticlimatica la scelta), assieme alla sua amica che pare uscita da un sogno.
Un'amarezza che non vi dico. Resta in bocca un sapore insipido. Certo, non è il primo romanzo che si chiude un poco così, ma in altri casi il corpo del racconto giustificava le scelte. Qui niente.
Un libro tanto reclamizzato quanto poco coinvolgente.
Sono un poco triste.

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