CDC #172: Bombaroli nella notte: Il Talento Del calabrone (2020)

Il noir è il genere di tutti i generi e se non siete d'accordo con questa affermazione sappiate che avete torto. Ad ogni modo sono contento di vedere come la nostra produzione cinematografica punti di nuovo in questa direzione, anche con opere di livello medio alto.
Certo, i risultati sono altalenanti. Ma è dagli errori che si impara.

Attenzione: non ho alcuna intenzione di schierarmi tra i detrattori della pellicola proposta da Giacomo Cimini sulla piattaforma di Jeff Bezos. O quantomeno non completamente.
Trovo alcune intenzioni accattivanti, come la voglia di mostrare la Milano notturna o l'ambizione di costruire un thriller da camera. Inoltre il film è premiato da un finale che riesce a ribaltare la prospettiva e a gettare un discreto macigno sui personaggi idealizzati dal pubblico semplicemente perché famosi. Dieci minuti che rimangono negli occhi se non proprio nel cuore, dimostrando come un senso alla base del progetto ci fosse.
Però è vero: il prodotto Amazon è anche funestato da alcuni problemi che difficilmente passano inosservati.
Ad esempio l'atmosfera da thriller salta come il tappo di una bottiglia di frizzantino tenuta in macchina a mezzogiorno, funestata com'è da dialoghi che necessitano di una ripulita. Frasi come “ti faccio saltare le cervella” abbattono la tensione, riportando alla mente gli sbirri che inseguivano le Camaro del settantatré per le strade di Frisco. Vanno bene i riferimenti, ma nemmeno gli americani parlano più così (ok lo fanno, ma ciò non li rende speciali).
Se a questo aggiungiamo una serie di azioni e reazioni che definirei eufemisticamente eccessive, è evidente come l'insieme tenda a sgonfiarsi parecchio, penalizzando un prodotto che poteva venire fuori decoroso.
Tutto ciò, probabilmente, pesa anche nella resa dei personaggi a schermo e nell'interpretazione che serve per tenerli in piedi. Lorenzo Richelmy, Anna Foglietta e talvolta pure Sergio Castellitto si trovano costretti ad andare fuori scala. Ne viene fuori una recitazione ricca di fisicità, per una storia a cui avrebbe fatto bene un po' di sottrazione.
DJ Steph investe troppe energie in pose da figo per uno che dovrebbe semplicemente farsi ascoltare alla radio, mentre al colonnello Amedei parte l'embolo con eccessiva facilità, schiacciata dalle responsabilità che il suo ruolo le impone, quasi fosse una dilettante alle prese con un caso oltre la sua portata. Sbaglierò, ma non credo che l'intento fosse quello.
Siccome il confronto tra i due dovrebbe assumere un peso importante per l'esito delle trattative, lo stridore sulla lavagna si sente. Specialmente quando si lanciano in dialoghi irreali accompagnati da espressioni facciali da film muto.  
Il Talento Del Calabrone è un'opera incompiuta più che un brutto film. Ed è un peccato perché se si fosse smussato qualche angolo oggi probabilmente parleremo di un lavoro riuscito e coinvolgente.
Lo dimostra l'idea finale, che forse non salva il prodotto, ma gli dona un senso.
Quella più la scelta di regalare a Castellitto un ruolo da cattivo decentemente motivato indicano che la strada intrapresa potrebbe essere giusta. Tarandosi un po' e lasciando agli americani il compito di fare i piedipiatti che urlano frasi spaccone e sparano prima di fare domande, secondo me ci siamo.
Certo, poteva andare meglio.
Ma anche molto peggio.


Commenti

  1. Il noir non è un genere facile, per un film o libro che viene bene, cento vengono male.
    Bisogna rassegnarsi, ahimè.
    Ti abbraccio.

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    1. Hai ragione. Serve atmosfera e non è semplice da ottenere limitandosi a sfruttare idee altrui. Però sono contento che almeno ci provino.

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