CDC #171: Molestato dal vicinato: Nero Bifamiliare (2007)

Non avevo mai visto un film di Federico Zampaglione e, al di là degli allarmi più o meno diretti giuntimi in merito, devo dire che nutrivo una certa curiosità a proposito della sua opera.
Sono finito addosso a Nero Bifamiliare, pellicola d'esordio del nostro, convinto di trovarmi di fronte a uno di quegli horror che ne rappresentano il genere di riferimento. Invece ecco il Tiromancino (ha ha). Il buon Federico per scendere nell'agone ha scelto una commedia (degli equivoci, che ve lo dico a fare?), filone che infesta il cinema nostrano dall'epoca imperiale.
Ma chi lo sa? Magari il suo approccio innovativo potrebbe portare una ventata di freschezza
.

Anche perché l'idea di partenza e la storia che la avvolge non paiono niente male. Zampaglione va a sfruttare i tipici contrasti da vicinato per innestarci le vicende di un uomo schiacciato dalle proprie ossessioni, le quali vengono incoraggiate da strani eventi che si verificano nel suo nuovo giaciglio domestico. Vittorio è frustrato dal successo di chi gli sta attorno, convinto di coltivare un progetto in grado di farlo svoltare e incapace di godersi la vita in compagnia di Claudia Gerini all'interno di una casa che proprio brutta non è. Il suo scopo è arrivare a costruirsi una posizione e questo obbiettivo lo persegue nella convinzione di essere stato frodato dalla vita. Per riprendersi ciò che è suo Vittorio truffa la compagnia di assicurazioni di cui è dipendente e finisce dentro un vortice di oscurità che lo risucchia.
Nonostante gli angoli acuti, però, il regista riesce a farmi entrare in sintonia con questo strambo protagonista, che pare uno sconfitto vessato dalle trappole architettate dal suo molesto vicino. Perché se non riesci a startene in pace nemmeno a casa tua allora hai tutta la mia solidarietà.
Piace anche come viene descritta la follia che agguanta Vittorio. Un susseguirsi di fissazioni sempre più opprimenti che strappano il personaggio dalla realtà spingendolo a vedere nemici ovunque, anche dove non ci sono. Fino al punto di andare oltre e saltare lo steccato. Ma di questo non vi parlo, che ho già detto troppo.
Insomma, visto da un elicottero Nero Bifamiliare funziona. Ma, come sanno bene gli appassionati di discipline esoteriche, il diavolo si nasconde nei dettagli.
Zampaglione, come dicevamo, è al primo giro e come molti esordienti ci tiene a far sapere quanto il suo non sia il tentativo velleitario di un artista che prova a darsi a un'altra disciplina solo perché se lo può permettere.
Così nel computo finale finiscono omaggi un filino imbarazzanti, come quello al triello di Sergio Leone, che come scena presa da sola magari può anche funzionare ma nel complesso della pellicola c'entra proprio niente. Certo, potrebbe essere il tentativo di infilare un poco di umorismo non-sense all'interno dell'opera. Ma si tratta comunque di una tipologia di spirito che stride molto nel contesto, finendo per sembrare un'esibizione fine a se stessa.
Questo è solo un esempio. Perché di momenti fuori dalla narrazione ce ne sarebbero pure altri e so benissimo che mi avete capito. Se no guardatevi la locandina e rinfrescatevi la memoria.
Il punto è che Zampaglione sceglie di forzare parecchio la sua regia per poter infilare dentro al film alcune idee apparentemente casuali, evitando una cernita che sarebbe servita a rendere il prodotto più fruibile e, secondo me, anche più interessante.
Appunto perché l'impalcatura esisteva e sembrava solida anche senza l'aggiunta di quella scena da ricordare che Zampaglione pare disperatamente cercare.
Attenzione: da questa idea che mi sono fatto escludo il finale. Perché le scelte che l'autore ha preso per chiudere la sua pellicola le comprendo, pur non condividendole.
Capisco, ad esempio, come in un'opera prima ci si possa fidare poco delle proprie capacità narrative. Anche al punto da esplicitare un messaggio già filtrato attraverso la visione, costruendo una ridondanza inutile.
Così come posso intuire le difficoltà di un artista abituato a un certo tipo di platea nel trovarsi di fronte a una decisione morale. Possiamo anche credere che uno come Federico Zampaglione, con una carriera già ben avviata in corso, possa essere libero di fare quello che vuole con il suo lavoro. Eppure l'idea di scontentare il pubblico che quella carriera contribuisce a crearla funge da legaccio, che piaccia oppure no.
Comunque sia, il dente me lo sono levato. Da qui a dire che con lo Zampa ho chiuso però ce ne passa. Rimane sempre la voglia di guardare uno di quegli horror che tante chiacchiere hanno generato. Quindi un'altra occasione gliela concederò.
Non tanto presto. Ma capiterà.





Commenti

  1. Ciao Iuri, guarda io con gli horror ultimamente ho un sacco di problemi: trovarne uno fatto bene è una chimera. Non penso che vedrò questa pellicola.
    Ti abbraccio.

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    1. Questo non lo definirei un horror. A me pare più una commedia. Comunque non ti perdi molto lo stesso.

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