Vi racconto una storia: Anna



Eccomi qui. Con il mio panino in mano mi allontano dai colleghi e vado a sedermi sul solito muretto vicino alla strada. Un posto non troppo tranquillo, se devo dirla tutta, ma se faccio così ho dei buoni motivi.
Scarto il cibo dalla sua busta marrone e inizio ad addentarlo. Mentre assaporo il gusto del salame, già consapevole del fatto che mi farà venire un gran sete, tengo gli occhi fissi sul nastro d'asfalto che si incunea tra gli edifici.
Devo aspettare, guardo l'orologio per sicurezza, ecco, diciamo un paio di minuti. Continuo a masticare con calma, mentre pregusto il momento.
Poi, finalmente, dall'incrocio in fondo alla strada spunta lei. Arriva in bicicletta, con la sella regolata in modo da tenerle ritta la schiena e donarle un portamento elegante. Mentre si avvicina veloce vedo che è vestita con una camicetta bianca che il vento le gonfia sulla schiena. Fa molto caldo, cosa che deve averla spinta a raccogliersi i capelli in una trecca che lei lascia cascare davanti, sopra le spalle. Indossa degli occhiali da sole rotondi e forse un po' piccoli per il suo viso. Ma questa caratteristica mi piace: la fa sembrare un po' bambina, lei che bambina proprio non è. A rafforzare questa impressione un lecca lecca che lei succhia lasciandone uscire lo stecco dalla bocca.
Pedala con ritmo, facendo ondeggiare lievemente il corpo, quasi stesse ascoltando della musica. Me la vedo sfilare davanti. Non si accorge di me che, seduto sul muretto che sovrasta la strada, la osservo avidamente per conservarne il ricordo fino a domani. Qualche volta mi nota e mi sorride, o almeno io credo lo faccia. Oggi però va via dritta, forse persa nei suoi pensieri.
Pensare che la conosco, ma non ho nessuna occasione di avvicinarla. I nostri orari ci tengono distanti e i nostri lavori mi concedono solo questo lampo quotidiano. Sicuramente il momento più importante della mia giornata.
Ora è già una schiena che si allontana, tenendo il ritmo e pensando a chissà cosa. Ciao Anna, ci vediamo domani.​

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