CDC #117- A ogni cosa il suo tempo: The Goonies (1985)

Preparate cuscini e ammortizzatori vari che voglio farvi una confessione che vi farà cadere dalla sedia: non ho mai visto i Goonies.

Cioè, li ho visti, se no non sarei qui a scrivere questo post. Solo che è successo di recente. Pur essendomi passato quasi tutti i classici del cinema in bicicletta, da Explorers a Daryl, da ET a Stand By Me, dai Gremlins a It, il più iconico di tutti lo Iuri bambino se l'è lasciato scappare.

Ma non fate quelle faccine corrucciate. Non pensate a me come a un tipo dall'infanzia complicata. Anzi, se devo dirla tutta, quella che per voi sembra una mancanza in realtà mi concede un privilegio forse unico nell'intero emisfero occidentale.

Guardare il film senza il filtro colorato dallo Iuri bambino. Così finalmente posso provare a capire se davvero questo Goonies merita lo scettro di re del cinema anni ottanta, oppure se il moccio al naso di qualcuno non abbia inquinato tutto quanto.



Intanto partiamo dalle intenzioni che Spielberg e Donner avevano prima di cominciare. Lo scopo qui pare evidente: costruire un Indiana Jones destinato all'utenza più giovane possibile, saccheggiandone ritmi, assurdità e persino qualche sequenza, rimodulando il tutto per parlare esclusivamente a una sola fascia d'età.

Steven Spielberg non è cascato dal pero e i successi raccolti dal suo alieno in cerca di telefono qualcosa gli hanno insegnato. Fare tredici con quel tipo di pubblico significa garantirsi una longevità infinita in home video.

La sceneggiatura di Stefano punta al bimbo, fregandosene bellamente del genitore che, poveraccio, nel 1985/6 doveva accompagnare il pargolo in sala. I caratteri dei protagonisti sono esageratissimi, i malvagi criminali della banda Fratelli sono più buffi che inquietanti, le ambientazioni e le trappole escogitate da Willy L'Orbo sono evidentemente fittizie. Il film deve dare solo un suggerimento di paura o pericolo, mantenendo concentrata la sua attenzione sul comparto avventuroso. Sopratutto non deve mai dimenticare di far ridere.


Eccolo il punto dolente. Come ormai avete imparato se mi leggete da un po', farmi ridere al cinema è impresa titanica. Ovvio che oggi io possa far fatica a farlo davanti ai Goonies.

Ma lo Iuri bambino nel 1985 forse si sarebbe lasciato trasportare. Intanto perché aveva un carattere migliore dello Iuri adulto. Ma soprattutto perché il film è un proiettile che vola a cento all'ora da una gag all'altra, quasi senza soluzione di continuità. Le scene tra Sloth e Chunk sono onestamente uno spasso. Gli aggeggi di Data che funzionano quando pare loro, il bacio dato per sbaglio o altre cinquemila scene racchiuse nell'oretta e mezza di visione sono messe li apposta. Ma ci dovete stare. Dovete avere l'età giusta. Forse dovreste persino vivere nel periodo giusto. Perché appena uscite fuori target il rischio di diventare scontrosi lo correte.


Il cinema in bicicletta contemporaneo si ispira senza troppe remore ai classici di quell'epoca li e, tra tutti, Goonies è quello che più ha offerto materiale agli autori odierni. Che a quel tempo, probabilmente, facevano parte del target di Spielberg e Donner.

Certo, nel farlo eccede, urlandoci nelle orecchie quanto sia anni ottanta quello che vediamo, riempiendo i ragazzi di cotonature bionde e caschetti Bradford e vestendo tutte le ragazze come Madonna in Cercasi Susan Disperatamente.

Tuttavia certe leggerezze non le compie nemmeno lui. Anche perché certi prodotti sono solo formalmente dedicati ai ragazzi, ma puntano a stuzzicare gente molto più adulta.

Per cui un finale con un ragazzino che impugna delle pietre colorate di provenienza sconosciuta senza che l'autorità si ponga due domande, beh, non passerebbe l'esame. Specialmente quando questi oggetti sono sufficienti per stracciare un contratto di vendita, senza che nessuno si preoccupi di verificare che non si tratti di pezzi di vetro.


So che quello che sto per dire mi alienerà la simpatia di quella dozzina di lettori che hanno la pietà di leggere le mie righe. Però non posso far finta di nulla. Per quanto i Goonies sia un film divertente, non è il capolavoro del genere bicicletta. Sono spiacente di dirvelo così.

Io lo vedo come un esponente di spicco, uscito nel periodo giusto e nell'anno giusto, quando cioè questo tipo particolare di prodotti non aveva ancora ammorbato la gioventù e ha conquistato il suo pubblico proprio per questa concomitanza di fattori. Probabilmente ben studiata da Spielberg, che il suo botteghino ha sempre saputo portarselo a casa.

Ma io preferisco i Gremlins, per esempio. O Stand By Me. O Explorers, che c'erano le navine spaziali.

Tutti questi me li godo ancora quando li vedo. Goonies no.

Ma sarà che ho avuto l'opportunità di amarli quando uscirono. Magari è il filtro colorato che mi fa parlare.

Stai a vedere che è il mio di moccio al naso che ha insozzato tutto quanto.




Commenti

  1. Post onesto e come al solito molto bello, non sei il solo però, sono in tanti a non averlo mai visto questo film, eppure penso che sia ancora un classico, forse più immediato e invecchiato un po' meglio di altri titoli dello stesso periodo per una semplice ragione, resta legato al sotto (grande) genere dei film d'avventura, con i pirati non si sbaglia quasi mai, anche se rivederlo da adulti cambia tutto, solo da grande ho capito il doppio senso (piallato dal doppiaggio) sul nome di Willy l'orbo ;-) Cheers

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    1. Vederlo adesso per la prima volta mi ha aiutato anche a prendere le distanze da tutto questo revival della bicicletta che tanto spopola di questi tempi. Per il resto ribadisco quanto detto nel post: i film per ragazzi resteranno per sempre legati ai ragazzi che li hanno visti al momento giusto. Capisco l'amore per l'opera, anche se non la considero migliore o peggiore di tante altre sue coeve.

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  2. Ma guarda, ti stupirò ma anche io preferisco molti altri ai Goonies: che restano cult proprio solo se circoscritti clamorosamente a un determinato periodo, come hai ben spiegato :)
    Però poi c'è da dire: di quel periodo circoscritto, beh, sono un simbolo... Vai a capire perché certe cose diventano così emblematiche.

    Moz-

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    1. Forse conterà anche il fattore fortuna. Esci al momento giusto, con il pubblico particolarmente ricettivo e ti fai una platea. Ma con Spielberg di mezzo credo sia più facile ipotizzare un'abile mossa commerciale.

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