CDC #113- Quando il mistero inizia dal titolo: Doppia Taglia Per Minnesota Stinky (1971)

Capita, a volte, che il titolo di un film ne sveli implicitamente il contenuto. Una sorta di anticipazione di cui, specialmente nel caso che la trama preveda colpi di scena, non si sente veramente il bisogno. Una scelta assurda che rovina irrimediabilmente la visione.

Poi c'è chi, per non sbagliare, affida alla sua opera un nome completamente scelto a caso. Perché appare fin troppo chiaro che qui di cacciatori di taglie ce ne sia uno solo. Ma soprattutto non si è ben capito chi diamine sia Minnesota Stinky.



Dev'essere per questo che il film è stato in seguito rinominato più volte, anche se, se proprio volete cercarlo, lo troverete facilmente sotto la G di Giù La Testa, Hombre (vagamente derivativo).

L'aria artigianale di questo lavoro si può assaporare già dal pasticcio del titolo. Ma sarebbe ingiusto definire Minnesota Stinky come un brutto film e basta.

Chiaramente sfruttava un genere forse già nella sua parabola discendente e lo faceva cercando di fregare qua e là qualche ispirazione già abbondantemente esplorata. Tuttavia Demofilo Fidani (Miles Deem, per gli amici anglofoni) utilizza bene le sue risorse, costruendo una messa in scena decente e offrendo allo spettatore anche una certa tensione quando la sceneggiatura lo richiede.

Certo, sono momenti. Non ci troviamo di fronte a una meraviglia ingiustamente dimenticata. Ma comunque potrebbero anche bastare per farsi piacere un'opera del genere.

Tuttavia in altre cose la regia di Fidani sembra perdersi. Come in quelle infinite e ripetute scazzottate, dove nessuno para i colpi e i pugni arrivano con una lentezza esasperante. Combattimenti scialbi, con coreografie che scimmiottano quelle dei prodotti simili e replicate fino allo sfinimento, capaci di ammazzare quel poco di ritmo che Fidani imprime alla sua opera. Anche se, di sicuro, non il peggiore difetto di Minnesota Stinky, che di problemi ne ha e pure molti.

Tipo lui:

Gordon Mitchell è l'esempio perfetto di uomo sbagliato nel posto sbagliato. Al di la della faccia che è tutta un programma, l'attore si muove con la rigidità di un bambino alla recita di Natale e i vestiti che indossa gli stanno così male che si fatica a crederci. Sembra uno di quegli omini poligonali delle cinematiche realizzate per la prima Playstation. Una figura a bassa risoluzione incollata posticcia sulla pellicola.

Dev'essere per questo che Fidani gli ha affidato il personaggio più squinternato della pellicola, quello che non divide i soldi con Butch Cassidy perché sta cenando e poi si mette a capo di una banda tutta sua che sceglie di decimare a ogni colpo per tenersi il grosso del bottino. Il vero motore di una trama incomprensibile, alla quale mancano dei passaggi e che conduce i suoi personaggi a decisioni balorde e inadatte allo stato evolutivo dell'umanità.

Ad un certo punto compare persino Klaus Kinsky, nei panni di un reverendo la cui utilità tuttora mi sfugge. Un Klaus decisamente sopra le righe in un periodo in cui accettava qualsiasi tipo di gettone presenza. Ma tanto è un lampo che dura pochi minuti, perché lui, come il grosso dei personaggi di quest'opera, scompare senza dire niente.

Se al termine della visione vi sentirete disorientati, non preoccupatevi. Fidani probabilmente quello voleva. Spargere scene a caso su di una pellicola e lasciare che fosse il pubblico a metterle in ordine.


Poi fa anche esplodere tutto quando un paio di candelotti di dinamite riducono un villaggio abbandonato come la Dresda della seconda guerra mondiale. Ma son sottigliezze, come la citazione a Sheakspire o la presenza di Arbore (ma non so se quel Arbore) nel cast.

La realtà è che, per quanto le riprese di Fidani non siano malaccio, Minnesota Stinky è un prodotto che si può tranquillamente lasciare indietro, vittima di una scrittura sciagurata e dei soliti attori tuttofare del periodo.

Una delle ultime convulsioni di un genere ormai diretto verso il suo traguardo finale.

Ciao Stinky, riposa in pace. Chiunque tu sia.

Commenti