CDC #112- I criminali a norma di legge: Inside Job (2010)

Credo sia la terza volta che infilo Inside Job nel mio lettore e ancora molto di ciò che racconta mi risulta oscuro come la notte perenne. Perché tanta insistenza, chiederete voi a questo punto.

Domanda lecita, se vogliamo, alla quale potrei rispondere semplicemente dicendovi che Inside Job mi piace un sacco, per il suo taglio, per la sua sfrontatezza, per la sua capacità di mettere a nudo i vizi di una certa industria mostrandoli per ciò che sono. Ma anche perché credo che capire oggi ciò che successe nel 2008 possa essere importante. Quando questo stronzo di virus si deciderà ad andarsene, infatti, ciò che ci troveremo ad affrontare sarà esattamente quella roba li. Solo moltiplicata per mille. Anzi, facciamo diecimila.


Inside Job uscì nel 2011 e fece incetta di statuine colorate. Il motivo credo sia insito più nell'argomento della sua denuncia che nell'effettiva qualità del lavoro e lo dico da amante sincero del prodotto. Rimango però convinto che sulla collina, luogo mistico dove il denaro brucia dentro i caminetti, la voglietta di ripulirsi la coscienza attraverso l'assegnazione di premi abbia ormai messo da parte quello che dovrebbe essere il giudizio di merito. Insomma, importa cosa dici, non come lo fai. A dimostrazione che di cinema lassù non ne capisce più niente nessuno.

Ma mettiamo da parte la polemica e concentriamoci sull'opera. Inside Job ci racconta attraverso alcune interviste i meccanismi della grande crisi finanziaria del 2008, tentando di erudirci sulle motivazioni che hanno portato al crack e provando a farci conoscere coloro i quali lo resero possibile.

La missione, seppur in parte, riesce. L'affresco di Wall Street che Ferguson ci piazza davanti è popolato da bambini coi capelli grigi che fanno baccano con i soldi altrui. Gente priva di qualsiasi senso di responsabilità, che ha trovato nei favori di una politica compiacente il modo di drenare denaro da ogni possibile fonte per portarlo alle proprie tasche.

Caratteri mediocri da villain di un film Marvel se qui non si stesse fotografando la realtà.


Il punto è che inevitabilmente il racconto si tuffa nel tecnico tendendo ad escludere chi di finanza ci capisce assai poco. Si tratta di un approccio che ho già riscontrato in alti prodotti simili, fiction o meno, che provano a spiegare al mondo cosa successe tra i grattacieli dodici anni fa.

Ferguson si prende la responsabilità di alzare il ditino e far parlare un Matt Damon in piena fase socialista (prima che il nuovo mood ambientale conquistasse anche lui) accusando esplicitamente il sistema. Sia chiaro, sono perfettamente d'accordo con la sua tesi e come me penso tutti quanti, tranne forse i papaveri della borsa. Tuttavia questo metodo è scorretto, perché si fonda sull'ignoranza dello spettatore medio e ricama sopra a questa la propria visione delle cose. Non è diverso dalla politica, se vogliamo. E io la politica la detesto. Anche se in questo caso non appare il simbolino elettorale, ve lo concedo.

Se da un lato il narratore colpisce duro con i tecnicismi, dall'altra Ferguson smorza attraverso una regia moderna, che sfrutta i richiami visivi all'edonismo di Wall Street (grattacieli ripresi dall'elicottero, camminate nei quartieri esclusivi, barche e aerei privati) e il ritmo ripidissimo. Con il pregio di infilare i già citati spezzoni di intervista che mettono in seria difficoltà i signori della finanza, portando alla luce una volta di più il loro carattere da adolescente alle prese con la marachella dalla quale faticano a discolparsi.

Funziona Inside Job, inutile dire di no. La prima volta che lo vedrete soprattutto, quando la manipolazione farà sentire meglio i suoi effetti. Funziona perché racconta una tragedia provocata da criminali a norma di legge, dando spago all'indignazione che ci piace provare ogni volta che salta fuori qualche scandalo.

Io, dal canto mio, posso dirvi che so già che questo non sarà l'ultimo giro che gli farò fare sul mio lettore. Perché, al di la di tutto, resta forse la spiegazione più chiara di ciò che accadde a quei tempi.

Siccome sta per succedere di nuovo, meglio arrivarci preparati.

Ciao e buona povertà a tutti!


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