CDC #110- La difficoltà di essere ricchi: Blue Jasmine (2013)

La vita delle persone ricche può veramente diventare dura. Non scherzo. Aggrapparsi alle certezze donate dai soldi. Navigare nell'oro privandosi di ogni pensiero riguardante il sostentamento. Costruirsi un significato all'interno di una realtà che pare fatta di nebbia soffice. Son problemi.

Quando poi tutto finisce improvvisamente, magari per una di quelle ripicche messe in piedi senza ragionare, beh la situazione rischia di diventare insopportabile.

E' difficile confrontarsi con la vita reale quando non si sono sviluppati gli strumenti contro gli stronzi e le necessità della sopravvivenza. Sei stato ricco e magari pure figlio di. Chi vuoi che ti aiuti?


Una sorellastra, magari. Che ti ospita nel suo appartamento striminzito dopo che ti sei abituata a vivere in un attico chilometrico di fronte a Park Avenue. E' così che Jeanette (o Jasmine, o come diavolo si fa chiamare ora) sbarca a San Francisco e sbatte forte il grugno contro la modesta realtà della gente comune.

Un marito sucida in carcere, un figliastro che non ne vuole più sapere di lei e un vissuto che Woody Allen miscela alla trama principale, rappresentano il passato recente di una donna che ha nuotato immersa nel lusso sfrenato fino a pochi giorni prima. Una che detestava il fare popolano della sorella e che improvvisamente si trova costretta a chiedere aiuto proprio a lei, unico legame reale in un mondo fasullo.

Blue Jasmine è finito subito nella lista dei miei preferiti tra i lavori di Allen, regista che onestamente amo poco perché troppo distante dal mio animo.

Eppure qui fa il colpo grosso, riuscendo a spiegare bene l'impatto catastrofico tra due mondi ben distinti. La favolosa leggiadria dei miliardari contro il necessario pragmatismo delle persone comuni.

A guidarci una Cate Blanchett nevrotica (sempre di Allen si tratta) che perde la propria sanità mentale mentre scopre che la sua vita è una gigantesca finzione protetta da pareti imbottite di dollari.


Chiaro che la forza intrigante del racconto viene esaltata dalla presenza in scena di un'attrice speciale come Blanchett. Il suo condurre sul filo della disperazione il personaggio, senza mai farlo crollare del tutto (se non proprio nelle sequenze finali) e il suo rendere tutto sommato empatica una situazione che a pensarci a freddo vien voglia di definire odiosa, sono valori aggiunti potentissimi, persino filtrati dal doppiaggio italiano.

Un'umanità evidenziata da una scrittura che premia tutti quelli che attraversano lo schermo e che ha nell'incontro tra le due sorelle (forse destinate a insegnarsi reciprocamente qualcosa ma che si lasciano come erano al punto di partenza) il fulcro principale tra due modi di essere distanti e inconciliabili, anche sforzandosi di far funzionare la cosa.

Allen sottolinea tutto con la solita regia invisibile, che pare quasi banale, ma che riassume in pochi momenti scelti l'essenza di uno stile capace di portare a casa le emozioni volute.


  Blue Jasmine è un film che mi è piaciuto molto. Parla di argomenti raramente portati al cinema (dai, siamo seri. A chi interessa il disagio dei ricchi?) e offre una prospettiva diversa alle complicazioni della vita di chiunque. Specialmente se abituato a trovare tutto pronto e privo delle capacità di affrontarla.

Può sembrare un problema da primo mondo. Ma di persone così ce ne sono.  



Commenti