CDC #108- Una guerra fatta per ridere: Tropic Thunder (2008)

 

Riponevo grosse dosi di fiducia in Tropic Thunder. Un film che ho addirittura aspettato in una versione decente prima di vedere. Durante questa lunga attesa l'ho sempre immaginato come la possibile opera omnia di Ben Stiller, regista secondo me dotato di talento inespresso e buon gusto visivo.

Qui c'era tutto per fare il colpaccio. Meta-cinema, super cast, possibilità di andare oltre le righe. Insomma, la vasca di sabbia giusta nella quale giocare, per uno che sa come divertirsi.


Il cinema è finzione e gli scrittori sono tutti dei bugiardi. Due massime abusate ma probabilmente veritiere, sulle quali Stiller costruisce la sua parodia dei film di guerra.

Ben deride Hollywood e il suo gigantismo, raccontandoci di una realtà completamente aliena, incapace di uscire da una bolla fatta di soldi, contratti bislacchi e scelte completamente folli.

Mettendo di fronte una schiera di attori e la realtà di una giungla popolata da narcotrafficanti, Stiller rafforza l'idea di persone ormai lontane dal mondo reale, preoccupate di recitare anche quando non serve, guidate da produttori megalomani che parlano di milioni di dollari come fossero quattro spiccioli e registi visionari ma completamente incapaci, disposti a seguire i falsi deliri di un sedicente scrittore ex-militare pur di sbancare i botteghini.

Non ha pietà per il suo ambiente Stiller, che evidentemente considera come un covo di adolescenti in là con gli anni alle prese con un giochino molto grande ma anche molto stupido. Affonda il businnes che ci sta dietro e le velleità artistiche di chi lo popola. Nessuno è serio qui e forse proprio per questo si ritrova capace di affrontare un'impresa insensata.


Che però Stiller tenga un piede in due scarpe lo si intuisce anche in questa occasione. Nonostante i suoi colpi bassi, l'uomo dev'essere particolarmente ben voluto sulla collina, se è vero che pure stavolta si circonda di star disposte a qualunque ruolo. Pensate allo sfigurato Tom Cruise, nei panni dell'avido produttore pronto a tutto pur di salvare la baracca, o quantomeno di guadagnarci dal crollo. Grasso, pelato, istrione, potrebbe anche ricordare qualcuno, ma non essendo del giro eviterò di fare nomi che iniziano con W.

Ma anche Downey Jr, che porta in scena il personaggio piuttosto bizzarro dell'attore ipersensibile, capace a tal punto di calarsi nella parte da farsi fare un intervento di pigmentazione pur di sembrare nero. La gara con Stiller stesso su quale sia il pianto più credibile (scena che manda al macero trilioni di dollari in esplosioni programmate) è una divertente critica all'edonismo delle prime donne, mentre i contrasti contro l'autentico nero della comitiva sbattono in faccia come, nonostante tutte le proprie vanterie, anche l'attore più talentuoso del gruppo non sappia far altro che inscenare stereotipi.

Insomma, tra prese in giro ed esplosioni degne di un film d'azione anni novanta, questa pellicola pare nata per far sbellicare dalle risate.

Solo che, almeno con me, non ci riesce.


Stiller si muove tra citazioni esplicite a Platoon e una trama che richiama i film anni ottanta con le loro missioni di recupero e tutto il corollario, ma lo fa senza la verve creativa che ha mostrato in cose tipo Zoolander. Lo schema che utilizza è prevedibile, non sorprende e pare incapace di tirare fuori battute potenti dalla sceneggiatura.

L'ovvietà delle situazioni, per carità, ci sta anche. Ma spesso sono i dialoghi stessi a sembrare fiacchi. Quasi che il regista si accontenti delle idee di base decidendo di affidarsi totalmente al suo estro visivo.

Considerando che alla fine Stiller non rinuncia al gesto d'amicizia sincera da parte del suo agente, gettando alle ortiche buona parte della sua critica su usi e costumi della collina, l'effetto dirompente di Tropic Thunder si spegne abbastanza mollemente.

Non basta una bella messa in scena e una scelta musicale semplice ma efficace per dare la spinta a una pellicola che vantava un sacco di assi ma li ha tenuti tutti nella manica.


Non so se definire Tropic Thunder una delusione, forse sarebbe esagerato. Tuttavia con tutta la cura che ci ho messo per guardarlo nel momento più adatto, il suo comportamento nei miei confornti mi è parso irrispettoso.

Mi aspettavo tanto da lui e invece mi ha dato pochino. Certo, un po' è colpa del mio caratteraccio che non mi permette di ridere quasi mai al cinema. Ma comunque un po' è colpa sua.

Non so se lo perdonerò.



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