CDC #104- Esplorando il tubo parte due: N.A.N.O. (2002)


Ci sono molti modi di essere cinema: da quello frivolo e facile dei blockbuster, a quello serio e austero dei film impegnati. Dal ribellismo di genere della serie B ai fallimenti disastrosi della Z. Miliardi investiti per sfondare il botteghino, oppure pochi spiccioli per trovare un posto nel cestone del supermercato. Tutti prodotti accomunati da un’unica costante: la distribuzione.
Esiste però un’altra nicchia. Dilettantesca, quasi amatoriale. Un mondo sommerso pieno zeppo di titoli destinati all’oblio. Certo, se ti va bene sei George Romero e hai girato La Notte Dei Morti Viventi. Ma in tutti gli altri casi si tratterà di lavori giovanili destinati alla smagnetizzazione dentro una VHS dimenticata in qualche sgabuzzino.
La fortuna dei nostri tempi è il web. La fortuna del web sono certi luoghi meravigliosi dove anche il materiale finito ai margini del mercato trova una sua strada. Canali come quello dei Licaoni ad esempio, che ogni tanto tirano fuori cose come questa.
Una storia che non è destinata a rivoluzionare il pensiero occidentale: un giovane aspirante regista pieno di ambizioni si lancia all’assalto della grande città nella speranza di far maturare la sua arte e la sua carriera. Si troverà tuttavia a scontrarsi con la durezza della realtà e a scoprire che per seguire i propri sogni bisogna ritrovare le proprie origini e così via.

Del resto non è nella trama che N.A.N.O. trova la sua essenza. Il film è un insieme di citazioni, ispirazioni, prove, giochi, che rendono il progetto un autentico esperimento. C’è tanta roba dentro questo lavoro. Forse pure troppa. In piena furia giovanile gli autori buttano dentro tutto ciò che passa loro per la testa, creando una miscela folle tra generi che potrebbe confondere, non fosse mediata dalla componente ironica. Si vede lo smisurato amore per la settima arte e il desiderio di far propri gli stilemi che la compongono, ma anche l’aspetto ludico che sta alla base del progetto.
Il risultato è una visone dal ritmo altalenante, capace di fiammate brucianti e momenti di raccordo un po’ faticosi, scene intriganti alternate a inquadrature di interni che ricordano le atmosfere di una famosa telenovela piemontese, interpreti piuttosto credibili e gente che è li solo per dare una mano.
Tutte cose che vanno benissimo se si pensa alla vera essenza di questo lavoro. Una visione che mi ha divertito e che in certi momenti ho sinceramente apprezzato. Un’opera che dimostra che a cercare, provando a farsi strada tra commediacce becere e drammoni sussurrati, si trova un sottobosco fatto di artisti con idee fresche e voglia di uscire dagli schemi.
Vi consiglio di farci un giro, quantomeno per regalarvi qualcosa di diverso dal solito. Vi risparmio anche la fatica della ricerca, perché lo potete trovare qui.
Ora ci salutiamo.
Ciao.

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