Iuri legge per voi... L'Istituto
Se ne sentono dire di tutti i colori
riguardo la produzione di Stephen King. Un tempo girava la leggenda
che l'autore fosse dotato di ghost writer, perché i suoi ritmi non
parevano sostenibili.
Oggi siamo arrivati al più prosaico
"ha perso il tocco, ormai non produce roba buona da anni".
Potrei obbiettare che piccoli gioielli
come Duma Key o The Dome siano in realtà piuttosto recenti, ma non
servirebbe a niente. Per i detrattori il re del Brivido ha
abbandonato l'horror, quindi ha perso la freschezza che l'aveva reso
celebre.
Ora, a parte che secondo me di horror
puri King ne ha scritti pochissimi. Ma non è che si possa pretendere
freschezza da un tizio con quarant'anni di carriera alle spalle.
Anche se il dubbio che qui il caro
vecchio Re abbia infilato le mani su Strane Cose è venuto pure a me,
sarò sincero.
Le affinità tra l'istituto e
quell'instant TV classic che prende il nome di Stranger Things
difficilmente passano inosservate. Dal potere dei protagonisti, al
motivo che spinge l'Istituto a sfruttarlo senza fermarsi davanti a
nulla, fino all'idea che siano uno sceriffo e una squadra di
piccoletti a risolvere la questione, le somiglianze tra le due storie
sono molte di più rispetto alle differenze.
Ma andiamoci piano e ricordiamoci di
chi stiamo parlando. Opere come It o Stand By Me, fonte diretta di
ispirazione per racconti tipo Stranger Things, sono uscite
trentacinque anni fa. Per non parlare di Carrie e del suo sguardo di
Satana.
Il concetto è che si finisce per
rimescolare sempre lo stesso brodo e mettersi a fare la tara su chi
ha copiato da chi rischia di restare un esercizio abbastanza sterile.
Se concediamo a King la facoltà di
essere un scrittore di intrattenimento, senza perderci in analisi
fini a se stesse, salta fuori che con l'Istituto ci si diverte pure.
Di fatto le prime trecento e cinquanta
pagine letteralmente svaniscono sotto i vostri occhi. Un ritmo
impressionante che, situazione anomala, prende il via fin da subito.
King sposta la fase di stallo,
rinunciando a costruire un incedere progressivo nella trama e
tentando di fiondare il lettore subito nell'ansia dei suoi
protagonisti.
Esperimento che riesce in pieno, anche
se paga il dividendo verso la metà del tomo, quando la storia tende
un filo a incartarsi. Per sbloccarsi solo nella scoppiettante parte
finale.
Vero, forse si poteva giocare
diversamente ruolo e motivazioni dell'Istituto. Ma non è nello stile
del maestro americano lasciare troppo spazio all'interpretazione.
King in questo senso è un tizio
autoritario. La storia è sua e bisogna che il lettore finisca per
pensarla come lui. Prendere o lasciare.
Certo, L'Istituto difficilmente entrerà
tra le migliori opere di King. Ma se vi piace il suo modo di
raccontare e se non vi infastidisce una certa semplificazione dei
concetti, non vi deluderà.
Sì, non sei il solo che paragona quest'opera a Stranger Things... ma alla fine, appunto, è solo un cerchio che si chiude: King ha ispirato ST, ST ispira King... o chi per lui.
RispondiEliminaPerché per me questo cerchio sarà definitivamente chiuso quando, vedrai, annunceranno un film o una serie su L'Istituto, che penso sia proprio nato con questo scopo... :D
Moz-
Potrebbe succede in effetti. A me l'idea non scalda particolarmente però.
EliminaChissà... come genere tira...
EliminaMoz-
Il sospetto c'è. Inutile negarlo.
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