CDC #87- Il lato creativo: La Metà Oscura

Un consiglio ricorrente elargito a chi frequenta corsi di scrittura creativa suggerisce di annotare i propri sogni così come sono. Senza filtri. Ancora caldi.
Secondo chi ne ha fatto un'abitudine, questa pratica serve per connettersi intimamente con quella parte di se stessi che invece si preferirebbe non incontrare. Un lato nascosto che può far cadere le inibizioni e spingere la creatività. Ma anche aprire portali verso abissi profondi della nostra anima.
Se lo stile è una questione di esercizio, l'arte si cela proprio in quell'angolo della nostra coscienza che potremmo chiamare Metà Oscura.


Che La Metà Oscura sia un racconto di Stephen King lo si vede lontano un chilometro. La presenza del doppio, il demone dell'alcolismo, l'ambientazione: marchi di fabbrica quasi onnipresenti nella carriera dello scrittore americano.
Romero, da buon amico quale è, sceglie di mettere in scena la vicenda rispettandone le prerogative, mantenendo per quanto possibile intatta l'atmosfera del romanzo.
Ma se il regista vuol costruire un horror con tutti crismi del genere, le intenzioni di King nei suoi libri sono spesso diverse. Contrasto che emerge lampante quando arriva il momento del soprannaturale.
King utilizza sovente nelle sue storie un'ambientazione realistica e sfrutta le centinaia di pagine dei suoi romanzi per infilarci la componente fantasy un poco alla volta, di modo che i personaggi possano farci i conti con la dovuta cautela e accettarla come parte integrante dell'esistenza.
Romero ha un'ora e mezza di tempo e tutta questa grazia non se la può permettere. Quindi l'essenza di George Stark viene imposta con una certa autorità all'interno della storia e costringe i personaggi ad accettarla senza troppi ragionamenti. Un'impostazione da B-Movie che ci sta dal punto di vista dell'azione, perché il pericolo rappresentato dal gemello diverso è tangibile e si avvicina al protagonista con una marcia ansiogena piuttosto riuscita; ma che toglie respiro all'animo horror della vicenda, abbassando ai minimi termini il senso di inquietudine rappresentato dal mistero.
Certo, il fatto che conoscessi già il romanzo su questo potrebbe avere influito, ma non credo sia tutto li.


Affidarsi a Timothy Hutton per dare vita a Thad Beaumont e George Stark, d'altro canto, è un colpo notevole. Tim cambia espressione in un istante e coinvolge nei tormenti del protagonista. Qualità che ci aiuta parecchio nel digerire alcuni passaggi di sceneggiatura un filetto forzati.
La scrittura infatti pare un po' meccanica: per esempio il personaggio dello sceriffo Pangborn, ricorrente nella letteratura kinghiana e qui interpretato da Michael Rooker, sembra presente solo perché c'è nel libro. La sua utilità alla trama è discutibile e le sue parti paiono quasi riempitive in un film che poteva vivere benissimo solo del protagonista e della sua famiglia.
Per il resto è George Romero e dal punto di vista estetico non sbaglia niente. I giochi di luce creano l'atmosfera giusta, gli effetti speciali come l'invasione dei passeri o quella scarnificazione lì funzionano a meraviglia e tutto ci restituisce le atmosfere da horror anni ottanta che abbiamo amato a quei tempi e che ritroviamo piacevolmente anche oggi.


Se ci accontentiamo di questo e di una pellicola che di horror ha solo le atmosfere, La Metà Oscura diverte. Timothy Hutton è un valore aggiunto che fa salire il livello generale di qualche punto e la noia abita molto lontano da qui.
Se però cercate l'inquietudine di un racconto basato sul doppio che confermi i vostri timori sull'opportunità di svegliare quel lato della coscienza che tanto vi terrorizza, beh, il film non scava così in profondità.
Potrei consigliarvi il romanzo di King, ma sono passati troppi anni da quando l'ho letto e non ne conservo un ricordo molto pregiato. Quindi boh.
Alla fine non vi resta che scrivere i vostri sogni quando sono ancora caldi. Se riuscirete a entrare in contatto con il vostro George Stark potreste scoprire che, dopotutto, non è così terribile.
O magari si, ma ormai sarà già troppo tardi.

Commenti

  1. Non ho mai seguito corsi di scrittura creativa, ma sono abituato ad appuntare i miei sogni e i miei incubi, dunque dovrei essere decisamente in contatto con la mia metà oscura... Mi è sempre piaciuto questo film, ma dev'essere passato almeno un decennio dall'ultima visione, urge ripasso (ce l'ho ancora registrato su vhs). Hutton è bravissimo ma lo trovo più convincente nella parte del "gemello buono" Beaumont, la storia del gemello riassorbito nel cervello ricordo che mi colpì moltissimo ma da Stark mi aspettavo molta più cattiveria, alla fine è solo un ragazzaccio. Infatti credo che la prima parte sia la migliore per atmosfere, e la comparsa del gemello non fa fare quella marcia in più sul lato horror, ma la scena finale con lo squartamento di Stark me la ricordo come un bel pezzo di splatter.

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    1. Si è vero. Hutton funziona molto di più come gemello buono, anche perché Stark è piuttosto sovraccarico. Io sarei curioso di riprendere in mano il romanzo. Da quando ho visto questo film mi è venuto come un pizzicore. Grazie della visita!

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