CDC #73- La malasanità: Coma Profondo
Ma davvero è possibile
arrivare a corrompere un intero ospedale, per di più gigantesco,
senza che nessuno lo scopra? Mi piacerebbe dire di no. Che la trama
di Coma Profondo è fondata su una facile suggestione complottista e
che certe cose stanno bene giusto nei film di quasi fantascienza.
Ma poi leggo i giornali e
mi cascano le palle. Che poi lascio li perché non mi viene una gran
voglia di farmele reinstallare in ospedale.
Son battute chiaramente.
Per mia fortuna non mi sono mai trovato nella condizione di
recriminare sull'operato dei sanitari. Tuttavia la fantapolitica di
Chricton (e di Robin Cook, immagino, l'autore del romanzo) non mette
il naso troppo distante dalla realtà.
Quando il dottor Susan
Wheeler scopre delle anomalie in alcuni decessi sotto anestesia e
decide di indagare, si ritrova contro l'intero organigramma
ospedaliero. Diamine, forse persino il suo bel fidanzato identico
spiaccicato a Michael Douglas. Ma lei, indomita, va avanti e non cede
agli ammonimenti, scoperchiando un vaso dal contenuto assai
agghiacciante e finendo per rischiare di rimetterci la vita.
Perché Coma Profondo è
sostanzialmente un thriller iperteso, con la dottoressa Susan in fuga
tra i corridoi del Boston Memorial Hospital e dell'istituto Jefferson
costruiti come moderni castelli pieni di pericoli e segrete.
Le ambientazioni, infatti,
sono integrate alla trama fino a diventarne protagoniste al pari dei
personaggi. I passaggi angusti e le stanze piene di corpi appesi
restituiscono il senso di totale solitudine che la protagonista deve
affrontare mentre insegue la verità. Nessuno pare darle retta,
tranne coloro che la vogliono eliminare dal gioco per poter
continuare a sbrigare i loro affari.
La tensione è costruita
bene, grazie a una sceneggiatura che svela i propri segreti piano
piano, continuando a provocare curiosità e ansia di capire come
andrà a finire la vicenda e non dimenticandosi di costruire qualche
scenografia da ricordare.
È vero,
qualche soluzione narrativa buttata un po' li si trova. Il grande
twist finale, quello che rivela l'identità dei crudeli mandanti, un
po' forzatino lo è. Così come certe situazioni costruite ad hoc per
spingere in su ancora un pochetto la lancetta della tensione.
Ma sono
artifici tutto sommato perdonabili all'interno di una pellicola che
non vuole imporsi come la rivoluzione del genere, ma che anzi si
inserisce in un filone ben consolidato come quello dei thriller,
diciamo così, spionistici.
Il contesto è
abbastanza credibile, nonostante la presenza di alcuni elementi
fantascientifici (per l'epoca specialmente) che ne arricchiscono i
contenuti.
Avarizia e
senso del potere vengono inseriti nel racconto con gusto, senza che
la morale prevarichi la narrazione.
Più in
generale il film vive su ritmi abbastanza ben bilanciati, su un
adattamento italiano che restituisce naturalezza nelle interazioni,
soprattutto nella prima parte, e su di un comparto sonoro e visivo
adeguati.
E si, quel
biondo che compare a un certo punto sullo schermo è Ed Harris (che
poi reciterà nella serie Westworld, com'è rotondo il mondo). Lo si
riconosce perché nonostante la chioma ha addosso la stessa identica
faccia di oggi.
Mentre no,
quello li sul letto non è Sebastian Vettel. E' Tom Selleck.
Insomma, Coma
Profondo non è esattamente uno di quei film che se vi mancheranno,
porco cane sarete senza qualcosa di importante e la vostra vita sarà
meno completa.
Si propone
semplicemente come un thriller anni settanta di buon gusto. Tipo che
se la media oggi fosse questa andrei al cinema ogni settimana.
Invece danno
Dumbo.
Noi come
specie stiamo sbagliando qualcosa.
Commenti
Posta un commento