CDC #64- Ridere con gli zombie. Questa cosa l'ho già sentita- Benvenuti A Zombieland
Anni 2000. Apocalisse
Zombie. Un nerd chiamato a salvare un gruppo di amici. Si, mi sa che
arrivato il momento di parlare di Shaun..
No dai ve l'ho fatta!
No eh? Non ci siete cascati. Del resto se nell'oggetto scrivo il
titolo del film è anche facile intuire la battuta.
Lo so, ho messo su una gag completamente inutile. Si vede che quella
del comico non è la mia strada.
Ma nemmeno quella di qualcun altro, date retta.
Un ragazzo come tanti si ritrova a girovagare per un paese pieno
zeppo di zombie. Il suo compito sarà salvare se stesso e il piccolo
gruppo di viventi che si aggregheranno a lui. Ma si ride eh. O
quantomeno ci si prova.
Davvero Fleischer le tenta tutte pur di farci sbellicare: una messa
in scena spettacolare, con lo splatter moderato e quegli slow motion
a 2 miliardi di fps, Woody Harrelson in versione pistolero del west,
due ladruncole tutto pepe e una valanga di non-morti da sterminare.
Che poi sarebbero infetti, ma queste distinzioni sono risibili in
opere come questa.
Lo scopo del regista è quello di divertirci tentando di sfruttare lo
stereotipo dello zombie lento e stupido, senza dimenticarsi delle
fisime Nerd e degli eccessi di un cacciatore apparentemente spietato.
Calpesta molto su questi temi temi Fleischer, convinto di regalare al
pubblico la commedia horror definitiva. Che però è poco horror e
per nulla divertente. Ma stai a guardare il capello.
Intanto perché gli zombie hanno un filino inflazionato gli schermi.
Voglio dire, sono praticamente ovunque. Probabilmente la stiamo già
vivendo questa benedetta apocalisse, solo che non ce ne accorgiamo
perché i non morti sono stati tutti scritturati dalla collina. Per
di più il regista nemmeno ci gioca con questi cosi. Non crea
tensione, non ammicca all'horror. Piuttosto la butta sull'azione
caricandola di sangue a zampilli. Ma splatter non vuol dire
necessariamente horror.
Certo, si potrebbe obbiettare che trattare un argomento stantio
attraverso la commedia potrebbe portare una ventata di aria fresca.
Ma, senza citare Shaun Of The Dead, diciamo che qualcuno ci aveva già
pensato.
Insomma, per riuscire nell'impresa Fleischer avrebbe dovuto spaccare
la pellicola in quattro e riempirla di trovate brillanti. Cosa che ha
tentato, non dico di no. Ma con risultati alquanto fiacchi.
Serve a poco coprire il tuo film di citazioni, far dire a Eisenberg
la battuta sulla fine di Facebook (lui che ha recitato in The Social
Network, capita?) o presentarmi il Bill Murray più stanco del
secolo. E' l'amalgama che deve funzionare.
E quello funziona poco. Perché, anche se Fleischer prova a
mascherare la cosa, c'è un solo protagonista in mezzo ai non-morti.
I suoi compagni sono dei non-vivi.
Dopo aver avuto la loro rivincita nel 1984, i Nerd si sono
impossessati del cinema a poco a poco. Il loro immaginario, le loro
fissazioni, i loro difetti, sono diventati una sorta di comfort zone
alla quale chiunque sembra volersi adeguare.
Non ho nulla contro la categoria, sia chiaro. Solo che a volte mi
piacerebbe vedere un protagonista che non sia un imbranato dal colon
irritabile. Vorrei ridere di qualcos'altro. Anzi, meglio. Vorrei
ridere.
Non che mi sia annoiato a Zombieland, tutt'altro. La pellicola è
breve, il ritmo è abbastanza tirato e l'azione spettacolare quanto
basta. Ma non c'è nulla di imperdibile.
Per di più quella dannata voce narrante serve solo a sottolineare
l'ovvio e a portarci dentro a un finale tanto scontato quanto scemo.
Maledetta collina.
Che comunque mi rendo conto di essere uno dei tre al mondo che non
hanno apprezzato questa pellicola. L'indice di gradimento reperibile
sul web suggerisce che Zombieland sia stato un successone. Tanto che
girano voci di un ipotetico seguito (anche se dopo dieci anni mi pare
un filo inutile).
Quindi potreste vedervelo lo stesso, ignorando le mie considerazioni
e dimenticandovi di me. Cosa che probabilmente avete già fatto dopo
il disastroso esordio di questo post. Ma che vi devo dire, uno ci
prova.
Vi porgo i miei omaggi e con rispetto mi accomiato.
Cordialità.
Eppure ha valutazioni altissime. Strano il mondo.
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