CDC #60- Davvero è questa la nuova paura?- It Chapter One
Ho voluto aspettare un po'
prima di affrontare la visione di questo film, All'epoca della sua
uscita ricordo che non si parlava d'altro e l'esaltazione collettiva
(abilmente costruita da WB) esercita una brutta influenza quando si
vuole affrontare un titolo con il dovuto distacco. Ancor di più per
chi, come me, è un devoto all'opera kinghiana, quindi già poco
razionale di suo.
Poi però la piena è
passata, lasciando il nulla dietro di se. Succede sempre così se ci
fate caso: scoppia un fenomeno totalizzante, tiene banco nelle
discussioni sugli stupidi social per qualche tempo e sembra essere
qualcosa di definitivo. Poi scompare e nessuno lo ricorda perché è
arrivato un nuovo fenomeno totalizzante in città.
Che tempi.
Per fortuna che ci sono i
supereroi come me, disposti a prendersi il giusto tempo per
affrontare le cose. E' di noi che dovreste parlare sui social!
Scusate mi è suonato il
timer, è l'ora della mia medicina.
Un mostro fa scomparire i
ragazzini di Derry. Un gruppo di questi, detto dei Perdenti, decide
di farsi coraggio e sconfiggerlo. Galleggiano tutti.
Inutile perdere tanto
tempo in preamboli, tanto l'avete visto tutti It, o quantomeno sapete
cos'è e di cosa parla. Il punto è se sia giustificato tutto
l'entusiasmo creatosi attorno all'opera di Muschietti.
Beh il film in se non è
male. Nonostante non duri un attimo, la trama non da mai
l'impressione di arrotolarsi su se stessa e questo è già un bel
punto a favore dell'opera. Per di più la visione è arricchita da un
comparto FX di tutto rispetto, che riesce a ricreare alcune
suggestioni care a Stephen King molto efficacemente.
Il punto è che Muschietti
tende all'esasperazione di alcuni stratagemmi che, a suon di dai,
finiscono per non funzionare più. Il regista sceglie di avvicinarsi
pericolosamente al gusto dei più giovani, sfruttando più lo
spavento che l'inquietudine, generando una serie di jump scares che
vorrebbero mantenere sempre sul chi va la, ma che inevitabilmente
finiscono per diluirsi un filino troppo.
Quando sembra che debba
succedere qualcosa, finisce che qualcosa succede sempre e ciò toglie
incertezza. Per di più l'opera passa un larga parte di se stessa a
mostrare Pennywise che terrorizza questo e quello a ripetizione,
spingendo lo spettatore (almeno me) a chiedersi quando è che si va
avanti, più che a inchiodarlo alla poltrona.
Intendiamoci, è un
approccio che può funzionare se si sceglie di puntare a un target
giovanissimo. Il gore appena accennato, il salto sulla sedia, la
distanza (anzi, spesso il conflitto) tra genitori e figli, vanno
proprio in questa direzione. Che poi è il mercato più succulento
per questo genere.
Ma It attende un capitolo
secondo dove saranno gli adulti a diventare protagonisti. Come la
mettiamo con loro?
Cosa sia It per Derry e
Derry per Stephen King lo si intuisce abbastanza anche guardando
questo Chapter One. Ma se il Re scrisse la sua storia mischiando
l'avventura dei protagonisti da adulti a quella di loro stessi da
bambini, un motivo c'era.
Si è scelto di non dare
spago a questa lettura, una decisione che può starci e che magari
verrà ribaltata nel seguito, ma che toglie una parte significativa
alla visione originale dell'opera.
Non è una questione
fondamentale, parliamoci chiaro. Ogni autore deve imprimere a una
storia la propria suggestione, altrimenti non avrebbe senso girare lo
stesso film mille volte. Però è significativo come, tra le tante
opzioni in campo, si sia scelto di rinunciare proprio a quella che
poteva garantire una certa profondità alla vicenda.
Poi, per l'amor di dio,
evitiamo confronti con il film TV del 1990, magari un pelo più
vicino al romanzo, ma poverissimo da un punto di vista estetico.
Questo nuovo It funziona centomila volte meglio ed è molto più
efficace del suo predecessore. Un budget così potente fa
inevitabilmente la differenza in queste partite, tanto più quando è
ben sfruttato come qui.
Perché, ripeto, questo It
2017 è un film che funziona. Magari non sarà il capolavoro horror
assoluto (c'è di meglio, anche di recente produzione, fidatevi), ma
fa bene il suo lavoro, sfruttando il genere in maniera basilare e
anche quella tendenza a rivalutare tutto ciò che è anni 80,
spostando l'ambientazione originale trent'anni avanti.
Che va bene eh. Vuoi
sfruttare il trend del momento a base di biciclette, videogiochi
vintage e tutto il corollario di elementi simbolo di quel
dannatissimo decennio. Ma almeno evita di copiare la colonna sonora
di Stranger Things, per dio.
Ma, quantomeno, siccome
Muschietti ha deciso di puntare dritto sui ragazzini, ha anche
utilizzato bene il suo target. Beverly, per esempio, nonostante la
giovane età della sua interprete, riesce a essere vista attraverso
gli occhi di un sedicenne dagli ormoni impazziti. Con quell'erotismo
dolce e sognante, cioè, tipico dell'età teen. Ma anche attraverso
la distorsione malata di un padre insano.
Poi c'è Pennywise, croce
e delizia di coloro che prima di me si sono cimentati nella visione
di It. Va detto che, al di la dell'ottima interpretazione di
Skarsgard, questo clown terrorizza solo per il fatto di esistere.
Cosa che un po' cozza con l'idea che il mostro prendesse le sembianze
del pagliaccio per essere più convincente con i bambini.
Però qui Pennywise
diventa un clown più per tradizione che per necessità. L'aspetto
più importante della sua venuta su Derry è quello delle paure. O
meglio, delle ossessioni. I batteri, il sangue del ciclo, Georgie e
la barchetta, non mi sembrano vere e proprie fonti di terrore come,
per esempio, l'immagine della signora nel quadro. Insomma ci si gioca
un po' su questa cosa, estendendo il concetto di paura in maniera
abbastanza elastica.
Fatto sta che siamo
abituati a pensare al mostro di Derry come a un pagliaccio e
Muschietti ci asseconda in questo. Funziona? Si, funziona. Ma solo
perché chi sta sotto il cerone è capace di dare a It una buona
personalità.
Insomma, It è un buon
film, discretamente divertente e piuttosto piacevole da guardare. Le
libertà prese da Muschietti in questa sua trasposizione possono far
discutere, ma servono alla trama eighties che ci vuole raccontare.
C'è l'avventura , la scoperta e anche il delicato momento del
passaggio d'età. C'è una paura un po' schematica, basta molto sullo
spavento, ma incastonata in un opera esteticamente molto bella.
Manca il confronto
indiretto tra i perdenti bambini e quelli adulti, ma per quello ci
sarà la seconda parte, vero spartiacque per capire se questo IT si
eleverà sulla massa o sarà uno dei tanti.
Intanto ci salutiamo che
qui galleggiano tutti.
Nella seconda parte si giocheranno parecchi gradi di credibilità. Con gli adulti non basteranno i salti sulla sedia. Occorrerà costruire un'atmosfera dal giusto grado di disturbo.
RispondiEliminaStaremo a vedere.
Intanto grazie per la visita!
Visto pochi giorni fa in home video. Mah, concordo con te. Premesso che , da lettrice di S.King, It è il libro che mi ha entusiasmata di meno, al netto di tutto è un film per il botteghino. Jump scares forse per giovanissimi. Pennywise c'è e lo Skarsgärd più giovane rispetta la tradizione di famiglia dando corpo al clown kinghiano in modo dignitoso.
RispondiEliminaIl livello di lettura "psicologico" con il substrato famigliare dei ragazzi è accennato ma c'è.
Il punto "pericoloso" è proprio la scelta di scindere la narrazione in due parti : ci sono solo i protagonisti da ragazzi. Nel sequel sarà arduo attirare il pubblico mainstream giovanile in sala. Vedremo.
Non è male questo It di Muschietti, tutto sommato.
Per ora se la cava senza infamia e senza lode. Ma il bello deve ancora venire.
EliminaIuri per non perdere le tue recessioni cinematografiche voglio iscrivermi al tuo Blog , come devo fare ? di computer non ne capisco un cavolo
EliminaIn alto a sinistra sulla pagina principale c'è il tastino segui. Clicca quello e il gioco è fatto.
Eliminase ti riferisce a google+ quello ce l'ho già ma io mi riferisco ad altri canali come questo
RispondiEliminaDico proprio sul blog. In alto a sinistra ci sono le immagini dei lettori fissi (sono 2, almeno per adesso). Sotto c'è il tasto segui in blu. Se sfrutti quello entri direttamente in contatto con il blog senza il filtro di G+.
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