I cimeli del cinema #5: Assassin's Creed
Ebbene si, ci sono cascato con tutte le
scarpe. Attirato dal marchio come uno mosca dallo sterco, non ho
voluto dare retta agli avvertimenti della rete e non sono riuscito a
resistere alla tentazione offertami da questo film.
Eppure è strano, visto che non sono
nemmeno mai stato un grande ammiratore dei videogiochi ai quali
questo prodotto si è ispirato. Dopo aver affrontato il primo
episodio soffrendo di una noia a tratti indescrivibile ed aver
approcciato il secondo, decisamente meglio confezionato ma troppo
lungo per non incappare nei difetti del predecessore, ho
sostanzialmente lasciato stare la saga.
Tuttavia non sono rimasto indifferente
al plot narrativo alla base dell'universo di Assain's Creed. La
miscela di moderna fantascienza e thriller storico, che funge da
scenario nell'eterna lotta tra i cavalieri templari e la setta
degli assassini, mi è sempre sembrata una spinta intrigante per
costruire una onesta storia di intrattenimento. Avvenimenti storici
realmente accaduti, sapientemente amalgamati con una manciata di
utili teorie del complotto, rappresentano un contesto solido nella
guerra per la ricerca di un manufatto di origini aliene capace di
donare il libero arbitrio a noi scimmie pensanti. Insomma, un
materiale quantomeno promettente.
Se a tutto ciò aggiungiamo un cast da
urlo, nel quale spiccano Michael Fassbender, Marillon Cotillard e
Jeremy Irons a dividersi i ruoli principali, c'è da chiedersi cosa
possa essere andato storto.
Così mi sono preso la consueta,
sonora, cantonata. Ma bando alle ciance, ecco a voi:
Normalmente la forma vorrebbe che a
questo punto io butti giù due righe riepilogative riguardanti la
prima parte del film. Ecco, non è proprio cosa.
Durante la prima mezz'ora quello che
succede in questa pellicola sfiora il limite dell'incomprensibile.
Fassbender e soci vengono sballottati qui e la nello spazio tempo in
una sequenza di avvenimenti frenetica e senza alcuna soluzione di
continuità. Ci si capisce decisamente poco e l'impressione è che
agli autori non fossero nemmeno interessati a occuparsi del problema.
Fin alle prime battute, ma anche in
seguito, la vera natura del lavoro si rivela per quella che è:
ovvero quella di un prodotto dedicato esclusivamente agli
appassionati della saga videoludica.
Se non si conoscono già le funzioni
dell'animous, o ciò che sta dietro al salto della fede, o chissà
quante altre cose che il regista da per scontate, è meglio lasciare
la speranza all'ingresso, perché qui nessuno approfondirà nulla.
Certo, non mancano i pipponi
esplicativi, drammatica conseguenza di una trama scritta davvero male
che è costretta a interrompersi per lasciare ai personaggi il tempo
di capire cosa diavolo stia succedendo in questo film. Ma
l'impressione è che alla fine facciano più male che bene allo
spettatore, già stordito da ciò che vede sullo schermo e poi finito
definitivamente con queste deviazioni antologiche inserite veramente
col buco del c... Ehm, in modo poco convincente.
Ciò che mi chiedo è perché, a questo
punto, se tutta questa operazione altro non è se non un fan service
gigantesco, si sia voluto lasciar stare completamente i riferimenti
alla trama del videogioco. Gli avvenimenti storici si svolgono più o
meno nello stesso periodo di quelli che vedono protagonista Ezio
Auditore, cozzando clamorosamente con la continuità temporale messa
su nel secondo capitolo della saga. Se l'obbiettivo degli autori
erano i giocatori, tanto valeva regalargli un episodio non giocabile
in live action.
Viceversa, creare un film per portare
fuori dalla sua regione un universo narrativo e donarlo a tutti,
doveva significare prendersi il tempo per introdurre per benino tutto
quanto. Invece niente.
Persino il Michelone pare incapace di
darsi una risposta e se non è in grado lui, figuratevi io. Comunque,
se la trama scricchiola, quantomeno il resto dovrebbe funzionare. Un
film costruito con un budget da stato africano ha almeno il dovere di
essere appagante a livello estetico no? Seeee ciao.
Gli effetti speciali in CGI sono quanto
di più brutto visto negli ultimi cinque anni. In alcune fasi si
riesce a rimpiangere il lavoro che i grafici Ubisoft hanno messo
insieme per la realizzazione del primo videogioco (2007). Città
orribili, monumenti integrati malissimo e un'aquila posticcia uscita
fresca fresca da Birdemic, sono cose talmente orrende da far venire
male agli occhi.
Tutto questo mal di dio è tenuto
insieme da una regia raccapricciante. Kurzel dirige i combattimenti
abbracciando avidamente lo stile Bay, infarcendoli di scavalcamenti
di campo, azioni incomprensibili riprese da centosette angolazioni e
botte a caso, durante le quali davvero non ci si capisce nulla. Io
odio questo modo di fare cinema.
Per di più la gestione dei ritmi è
quantomeno bizzarra. Si passa dalla frenesia di un montaggio
schizofrenico a momenti di calma piatta utilizzati dagli attori per
ritessere il filo di una vicenda ormai andata a farsi benedire.
Un macello aberrante al quale nemmeno
gli interpreti riescono a porre rimedio: a Fassbender manca solo di
fare il gesto di guardare l'orologio, Cotillard pare sotto effetto di
stupefacenti e Irons guarda tutto dall'alto aspettando che questa
porcata finisca.
Un disastro che strizza l'occhio ai
cinecomics peraltro. Il concetto dell'arrivano i nostri è un
classico del genere e qui viene implementato nell'esatto momento in
cui ce se lo aspetta. Soluzioni ricche di Deus Ex Machina portate in
scena per mancanza a di una vera costruzione e un finale che è
qualcosa di più di un omaggio al primo Spiderman di Sam Raimi (che,
tanto per essere chiari, se lo mangia a merenda), completano il
quadretto di un'opera sbagliata in tutte le sue componenti.
Ancora una volta la rete aveva ragione
e io sono sono stato sufficientemente saggio da ascoltarla. Ma sono
stato punito per questo, credetemi.
Ora vi saluto che devo gestire ancora
qualche conato. Ciao.
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